25 anni ci hanno portato a questo punto verso l’inferno della guerra globale
Questa è la proposta di “decolonizzazione” adottata dalla Cia in vista del crollo della Federazione Russa. Questa disgregazione veniva bizzarramente e insensatamente definita decolonizzazione, un termine destinato a edulcorare il progetto imperialista americano
25 ANNI DI GUERRA
Se quello che stiamo vivendo in queste settimane e mesi sembra la strada lastricata verso l’inferno della guerra globale in realtà le logiche che ci hanno portato a questo punto risalgono almeno a 25 anni fa, a quel marzo del 1999 in cui la Nato guidata dagli Stati Uniti lanciò una campagna di bombardamenti di 10 settimane sulla Serbia al culmine di un’opera di balcanizzazione e divisione etnica della Jugoslavia che fu un capolavoro di cinismo e di ipocrisia di cui si hanno pochi esempi della storia. L’ obiettivo inconfessato, ma chiarissimo di Washington era un decisivo balzo in avanti verso l’accerchiamento della Russia e la sua dissoluzione in diversi potentati facilmente controllabili di cui l’immagine in apertura del post presenta l’ultima versione. L’Europa che si vantava di aver eliminato le guerre e in vista di questo cominciava a chiedere sacrifici sociali come antipasto di un vasto piano di disuguaglianza programmata, lo permise e anzi si allineò di buon grado a quel balzo verso est voluto da Washington, decretando la sua stessa fine come soggetto geopolitico autonomo, buttando alle ortiche una ancora esistente tradizione di progressismo sociale e vivendo fin da allora di infantili ideuzze di importazione, nelle quali ancora si dibatte ignara del ridicolo che possono suscitare.
Capisco che possa sembrare strano far risalire la guerra così lontano nel tempo e che possa produrre lo stesso stupore che da bambini poteva suscitare la lunghezza delle guerre puniche o quella dei Cent’anni o anche dei Trenta visto che a quell’età sembravano durate incommensurabili. Ma non c’è dubbio che l’assalto armato alla Russia sia cominciato in quel marzo 1999 con una serie di azioni e guerre successive, praticamente tutte in violazione del diritto internazionale. La campagna Nato di bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile della Serbia – solo otto anni dopo la fine della Guerra Fredda – invocava un pretesto umanitario ma non aveva un mandato legale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Era illegale e non a caso trovava l’entusiastica approvazione di Joe Biden, allora senatore.
Alex Krainer, autore di Grand Deception, il Grande Inganno, uscito nel 2018 e naturalmente mai tradotto in italiano visto che presenta una completa documentazione delle mosse dei servizi occidentali, sia nella vicenda Serba che in quella Ucraina in preparazione, dimostra che l’aggressione militare della Nato in Jugoslavia fu una mossa strategica delle potenze occidentali guidate dagli Stati Uniti per perseguire ambizioni egemoniche di dominio sulla Russia e su qualsiasi altro rivale geopolitico. L’aggressione di 25 anni fa minò fatalmente il diritto internazionale e costituì un precedente per le infinite guerre degli Stati Uniti e dei loro serventi europei in tutto il mondo, incluso Afghanistan, Iraq, Libia e Siria.(1) E questo ovviamente giustifica l’enorme colpo subito dall’ego occidentale che improvvisamente si trova di fronte a una sconfitta dopo un quarto di secolo di avvicinamento verso l’obiettivo che pareva ormai a portata di mano, debole, facilmente conquistabile e alla consapevolezza di non poter più dettare legge al pianeta. Un colpo che per l’Europa è ancora più grave perché ha venduto la propria anima a questo progetto che oltretutto si è rivelato una trappola per la propria economia e per la propria cultura.
È davvero un continente in cerca di epitaffio.
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(1)