Ma in che mondo viviamo?

La strega Ursula e il carbone Zelensky

A OVEST DI PAPERINO


Ma in che mondo viviamo? E soprattutto in che mondo vivono coloro che dovrebbero informarci o che ci governano? La sorpresa che ha suscitato la visita di Putin nella Corea del Nord (oltre alla vendita di armi avanzate al Vietnam) è simile alla scoperta dell’acqua calda: la Russia ha tutto l’interesse a sviluppare rapporti con Paesi che sono il contraltare della Nato del Pacifico, ovvero Giappone, Corea del Sud e in parte le Filippine. Sì, è vero che ormai il rapporto con la Cina si è fatto molto stretto e organico, grazie all’azione scellerata di Biden e di un’amministrazione formata da straordinari imbecilli, ma la Russia ha tutto l’interesse a rendere forti le potenze minori che circondano l’ex celeste impero per avere comunque una posta da spendere con Pechino. È l’abc della geopolitica e tuttavia è come se questo avesse colto di sorpresa l’Occidente, nonostante il fatto che con la Corea del Nord ci fossero già contratti per l’importazione di proiettili di artiglieria e droni.

Anche questo denuncia il fatto che il potere occidentale naviga a vista e che concepisce il mondo solo attraverso concetti elementari come vittoria e sconfitta, laddove quest’ultima non è nemmeno presa in considerazione con il rischio di una guerra nucleare. In effetti tutta la politica americana ha perso qualsiasi complessità e qualsiasi orpello, consiste ormai di ricatti su più livelli che vanno da quello economico a quello militare non escludendo quello personale che nasce dalle operazioni bagnate della Cia o dalla pressione di un terrorismo che essa ingaggia sotto le sigle più diverse. Non c’è più alcuna visione come dimostra l’altalenante posizione sulla Palestina che comunque comporta la massiccia fornitura di armi a Israele. E come ha dimostrato il ridicolo vertice in Svizzera sull’Ucraina che è riuscito a fare una cosa: ad evidenziare la diversa posizione dei Brics che hanno rifiutato di presenziare e di firmare la vacua dichiarazione finale.

Adesso che la Corea del Nord sarà aiutata a produrre armi più sofisticate e in grado di costituire una serissima minaccia nell’area del Pacifico centro settentrionale, potremo osservare quale sarà la reazione di Tokyo e di Seul, vere e proprie colonie americane che fino ad ora non avevano altro orizzonte che partecipare come servitù al banchetto monopolistico dell’occidente. Credo e spero che questi due Paesi di grande tradizione, ma purtroppo trascinati in una deriva culturale ambigua e volgarmente imitativa, sapranno staccarsi dal calco che è stato loro imposto. Almeno loro: per l’Europa è già chiaro che non c’è alcuna speranza, non prima comunque di essere passata per vari gironi dell’inferno economico – sociale. La soluzione è già stata trovata ed è stata mirabilmente espressa anche in un articolo di Limes, pubblicazione perniciosa ancorché patinata: alla crisi epocale del potere americano non si risponde aprendosi a un mondo culturalmente, economicamente e socialmente più vasto, ma aggregandosi ancora di più agli Usa in declino. Certo Limes è il prodotto del globalismo di Washington di cui il suo editore fa pienamente parte, ma insomma, credo che farsi sorprendere a fumare oppio a stelle strisce non sia un bello spettacolo. Forse ci si farebbe miglior figura affidando la direzione della rivista all’ Usaid: sempre meglio l’originale che una faticosa imitazione.

Ma che speranza c’è se il 16 giugno in una cena informale si è deciso di riproporre la truffatrice dei vaccini e guerrafondaia von der Leyen a capo della Commissione europea e si è consigliato alla Bce di aumentare a più non posso lo spread francese in vista delle prossime elezioni politiche? Davvero vogliono ammannirci la stessa merda di sempre con i metodi di sempre? Evidentemente pensano che l’opposizione palese al loro disegno possa essere stroncata semplicemente dimostrando che non serve a nulla. Un nuovo mondo si va costruendo, ma vogliamo rimanere nella caverna con il ciclope accecato e impazzito: saltiamo di rabbia perché Putin va in Corea, perché noi non andiamo da nessuna parte. O meglio solo a sud di nessun nord e a ovest di Paperino

Redazione

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«RITROVARSI DOPO VENT’ANNI: IL DIALOGO TRA PENELOPE E ODISSEO»

Una storia di ricongiungimento, ma anche un inno all’amore eterno …