La crisi della storica acciaieria tedesca e le sue implicazioni economiche e geopolitiche.
AFFONDA UN MITO TEDESCO: THYSSENKRUPP IN DISSOLUZIONE
Il Simplicissimus
Dalla fine della Seconda guerra mondiale al declino industriale della Germania contemporanea: il destino della ThyssenKrupp, gigante simbolo della potenza manifatturiera tedesca, appare oggi segnato. In un contesto segnato da scelte politiche discutibili e da un crescente disallineamento tra finanza e produzione, l’azienda si avvia verso una trasformazione in holding, preludio a un possibile smantellamento del suo ruolo industriale. Un processo che ricorda da vicino quello che ha condotto alla fine dell’automotive italiano. Sullo sfondo, il paradosso di un Paese che, dopo aver costruito la propria forza sull’export e le materie prime russe, si ritrova ora a minare le fondamenta della propria economia. Nota Redazionale
Alla fine della Seconda guerra mondiale, c’era un delirante piano americano, chiamato Morgenthau,(1) dal nome del Segretario al Tesoro Usa che lo aveva concepito, che prevedeva di deindustrializzare la Germania e renderla un Paese agricolo. Il timore era sempre quello di un qualche avvicinamento con la Russia che avrebbe costituito un bel problema per il potere anglosassone. Il primo atto di questa trasformazione avrebbe dovuto essere l’eliminazione delle industrie nella Ruhr e nella Saar. Alla fine, non se ne fece nulla, forse pensando che questo avrebbe avuto un effetto nefasto sul dominio Usa in Europa. Ma dove non sono arrivati gli americani ci hanno pensato gli stessi tedeschi che dopo aver costruito un’economia orientata all’esportazione, possibile grazie alle materie prime della Russia, si sono messi a imporle sanzioni e a farle la guerra.
Il risultato è che uno dei miti più rappresentativi dell’industria tedesca, la ThyssenKrupp sta affrontando una fase di frazionamento che di fatto la trasformerà in una holding, vale a dire in una società finanziaria che non si occupa più direttamente della produzione, il che normalmente uccide un‘industria. Per quanto ci riguarda possiamo pensare alla Fiat Group creata nel 2011 che di fatto è stato l’atto di morte dell’industria automobilistica italiana. Ad ogni modo l’amministratore delegato Miguel Lopez, ennesimo esperto di cose finanziarie e quindi lontano dal mondo della produzione reale, ha già annunciato come antipasto di questa trasformazione, la decimazione della sede centrale dell’azienda che passerà da 500 a 100 dipendenti, mentre sono stati già previsti altri e si appresta ad altri tagli draconiani nel settore amministrativo.
Con questo si può facilmente presagire la fine un gruppo industriale legato alla storia della Germania più di qualunque altro. O meglio di due gruppi la Krupp e la Thyssen che si sono fusi alla fine del secolo scorso, ma che insieme hanno reso possibile l’ascesa industriale del Paese nel XIX secolo. E anche l’ascesa della sua potenza militare, perché furono i cannoni Krupp ad essere decisivi nella vittoria tedesca sulla Francia nel 1870, poi furono la spina dorsale del riarmo nell’epoca guglielmina e infime accompagnarono la crescita del Terzo Reich. Alla Krupp si deve anche lo sviluppo del motore Diesel e successivamente quella di tutta l’industria automobilistica. A Fritz Alfred Krupp, tanto per metterci una nota più leggera, si può anche attribuire la creazione del mito di Capri, dove visse una parte significativa della sua vita (aveva la passione della biologia marina oltre che dei giovanissimi efebi locali)) e dove costruì, oltre a un parco, la famosa via che porta il suo nome e formata da tornanti incredibili.
Davvero strano che si frazioni l’industria che ha costruito le armi della Germania (compresi gli U-Boot) dal 1870, proprio mentre nel Paese si ritorna a parlare di guerra. Ma forse è il contrappasso per la pazzia di questi anni.

Nota Redazionale
La visione del piano Morgenthau sembra tornare a galla, non più per mano straniera, ma come effetto collaterale delle scelte strategiche tedesche degli ultimi anni.
👉 Per capire come questa idea di “deindustrializzazione della Germania” fosse già presente nel dopoguerra e come abbia contribuito indirettamente alla costruzione del Muro di Berlino, leggi anche:
“Perché il Muro di Berlino” oltre la propaganda, un’analisi degli interessi occidentali”
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