”Alexander Yakovlev è un fotografo russo con base a Mosca che cattura e immortala, con la sua macchina fotografica, la magia intangibile del movimento
Alexander Yakovlev è un fotografo russo con base a Mosca che cattura e immortala, con la sua macchina fotografica, la magia intangibile del movimento. Calibrando tecnica ed esperienza egli rappresenta il dinamismo e il fascino del corpo umano con estrema precisione.
Alexander riesce ad contemporaneamente ad esprimere l’energia del movimento e a fissare l’istante di un gesto, ma non è solo questo. Abbiamo avuto la possibilità di parlare un po’ con lui di fotografia, arte e vita e abbiamo scoperto i suoi progetti futuri.
Ecco qui l’intervista, buona lettura.
Ciao Alexander, raccontaci qualcosa di te. Come hai scoperto la fotografia?
Mi è sempre piaciuto molto disegnare e ad essere onesti non ho mai pensato di diventare un fotografo un giorno. Ho studiato per un po’ di tempo belle arti, ma non sono riuscito ad entrare in Accademia, il che probabilmente è stato un bene. All’Università ho scelto di studiare legge e per fare soldi extra ho lavorato in un negozio di forniture fotografiche – è così che ho comprato la mia prima macchina fotografica. Ovviamente poi mi sono anche laureato in legge.
Come probabilmente saprete, negli anni 2000 non c’erano gli esperti del settore di oggi, capaci di insegnare le basi della conoscenza tecnica fotografica – per non parlare del livello dei corsi di fotografia. L’unico modo per imparare, e forse il modo giusto, era ottenere una posizione di assistente per un fotografo attivo nel campo da un bel po’. Io sono stato molto fortunato perché ho lavorato a fianco di un uomo che a quell’epoca era il migliore in Russia. Sono stato il suo assistente alla fotografia per cinque anni e ho acquisito un’esperienza e una conoscenza inestimabile su ci ora faccio affidamento.
Cos’è per te una buona fotografia?
Una “buona fotografia” è una definizione molto ambigua. Per la maggior parte delle persone una “buona foto” non è che un’opinione. Io credo che uno scatto buono debba mostrare un’emozione sincera, l’essenza dell’immagine di una persona – così come il messaggio dell’artista.
Il balletto appare molto spesso nelle tue fotografie. Cosa c’è di così speciale in esso da attrarti così tanto?
Quando ho iniziato a fotografare il balletto pensavo che fosse la strada più semplice. Voglio dire, il balletto e la fotografia sono muti e forti allo stesso tempo e ogni ballerino ha un linguaggio del corpo unico, così ho pensato: “Non c’è niente di più facile di questo!”
Invece si è rivelato più complicato. Bisogna, infatti, conoscere questo linguaggio per poterlo esprimere attraverso la fotografia. C’è molto su cui concentrarsi: senso della postura, direzione del movimento, posizioni di danza ecc. Nonostante tutte le sfide, mi sono reso conto che fotografare il balletto ed esprimere la sua natura è una cosa davvero unica da fare. E sì, ora so cosa significano termini come battements tendus. (letteralmente significa “movimento teso“. n.d.b.)
Descrivi la tua estetica in tre parole.
Unity hasn’t shape.
Quali artisti e fotografi hanno influenzato la tua ricerca artistica?
Ce ne sono molti, probabilmente nominerò i classici con cui ho iniziato. Tra gli artisti ammiro Jan van Eyck, Jan Vermeer e Archip Ivanovič Kuindži, tra i fotografi amo il lavoro di Paolo Roversi, Peter Lindbergh, Tim Walker, Albert Watson, Herb Ritts e Nick Knight.
Come nascono i tuoi quadri fotografici? Cosa ti ispira?
Non mi piacciono le definizioni “ispirazione” e “lavoro creativo” perché penso che non siano affidabili. Amo le persone e le storie reali. Il mio compito è tradurre la conoscenza e le emozioni che ricevo nella vita reale nel linguaggio dell’estetica e della fotografia.
Trovi che oggi la fotografia sia una moda?
La fotografia è arte, non moda. Proprio come ogni altra forma d’arte, la “fotografia d’oggi” deve svilupparsi e stare al passo con i tempi, quindi ogni tanto cambia e va in declino. Questo declino poi aiuta spesso a implementare idee nuove.
Di cosa ha bisogno un aspirante fotografo per fare successo?
Non mi permetto di dare consigli ai principianti, ma secondo me qualsiasi lavoro richiede coraggio.
Continua la frase: per me la fotografia è…
Ricerca. Per essere precisi, è innanzitutto ricerca di sé stessi.
A cosa stai lavorato ultimamente?
In questo momento sto lavorando a un nuovo progetto molto atipico per me, perché non ha alcuna relazione con il balletto o l’industria della danza – i settori in cui sono solitamente associato. Questo progetto riguarda le paure delle donne e il modo in cui la società le percepisce e le manifesta. Ora vi mostrerò (qui sotto) un lavoro che ne fa parte e così capirete subito la mia idea.
Credo che la ragione per cui mi dedico alle donne è che ho sempre pensato che in qualche modo siano “diverse” e sono sempre stato desideroso di svelare, di rivelare questa differenza e di scoprire cose che non ho – e forse non avrò mai – dentro di me.
Credo che sia giusto avere paura di qualcosa. Le paure non devono essere percepite come fragilità o debolezze, perché si può fare sempre un passo in avanti. È solo che spesso le persone o fanno questo passo e superano le paure, o non lo fanno.

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