… ora si preferisce fare affari con i mercanti di armi
ALLE ARMI! ALLE ARMI! E ALLORA
ARRUOLIAMO POLITICI E GIORNALISTI
“Invece di inviare armi, potremmo costituire un battaglione con tutti i politici che vogliono la guerra. Potremmo inviare questo battaglione a Gaza ed in Ucraina. In più potremmo invitare tutti i “giornalisti con l’elmetto” ad arruolarsi. Forse cambierebbero idea sulla guerra. Forse…”. Già, forse… Ha ragione Marco Rizzo. Ma sicuramente si illude sulla capacità di politici e giornalisti di comprendere la provocazione.
Perché nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia contro Austria e Germania, coloro che si erano battuti dalla parte degli interventisti non si tirarono indietro. Andarono al fronte i futuristi, andò al fronte Mussolini, andò in guerra d’Annunzio, andò in guerra Balbo.
Ora si preferisce fare affari con i mercanti di armi. Ora si preferisce andare a narrare la guerra stando al riparo. Tanto, per raccontarla comme il faut, bastano le veline di Tel Aviv e Kiev. E le veline sono ordini per spingere l’Europa verso la catastrofe finale. Il pagliaccio statunitense finge di rivolgere qualche modesta critica al macellaio israeliano mentre continua a mandargli armi per lo sterminio definitivo dei palestinesi.
E l’aspirante Napoleone in sedicesimo vuole la guerra nucleare per far dimenticare i suoi fallimenti in Africa e per non essere ricordato solo come il toy boy della sua insegnante delle superiori.
Ma, in fondo, sono persino preferibili RimbanBiden ed il Napotopo dell’Eliseo rispetto ai politici e giornalisti italiani che spingono per il massacro totale. Sino all’ultimo palestinese a Gaza ed in Cisgiordania. Sino all’ultimo ucraino in Donbass, ma facendo crepare anche un po’ di militari italiani. Sicuramente arriverà anche qualche scemo più scemo a proporre di reintrodurre la leva obbligatoria per mandare a morire anche ragazzi e ragazze senza un briciolo di preparazione. D’altronde in perfetta sintonia con i sostenitori della guerra nucleare, privi di ogni briciolo di intelligenza.
E allora mandiamoli, questi militari italiani. Guidati, sul campo e non nelle retrovie, da Crosetto, Donzelli, da Cruciani e Parenzo, dai giornalisti degli esteri di Stampa e Messaggero. Quelli che hanno scelto di essere megafoni di Zelensky. Quelli che assicuravano che la controffensiva ucraina stava avendo successo, che Putin stava per essere sconfitto. Magari in compagnia di Andrea Romano che, sulle reti Mediaset, assicura che i filo putiniani italiani sono pagati dai russi. Lui che tutto sa, saprebbe sicuramente vincere la guerra che vuole scatenare.