“21 settembre 1868 Parma. Il torrente inonda tutti.”

Guido Carmignani alluvione di Parma. 1868

ALLUVIONE IN ROMAGNA E L’OSCENA SCUSA DEL CLIMA


Mi sarei davvero meravigliato se mediocri amministratori tutti volti a far soldi dal sistema economico sopravvissuto attorno al Pd, non avessero invocato il cambiamento climatico per giustificare le alluvioni dovute soprattutto all’incuria territoriale e ambientale. Sono ormai vent’anni che accade, che si dà la colpa dell’inazione o della cattiva amministrazione a eventi meteo definiti eccezionali e imprevedibili, quando invece prendendo come riferimento non la media annuale, ma quella di un periodo più lungo, diciamo 25 anni, sono invece altamente prevedibili se non assolutamente certi. Questo non accade solo da noi, ma in tutto il modo dovunque amministratori e corporation avidi costruiscono dove non dovrebbero e accusano il clima o il presunto e inesistente aumento del livello marino per (domani spero di poter illustrare la truffa in merito a questi dati) del quasi immancabile disastro.(1)

UNA PANORAMICA DELLE ALLUVIONI IN ITALIA: CENNI STORICI

La cosa è ancora più grave nel caso dell’Emilia Romagna perché è di gran lunga la regione d’Italia dove le alluvioni sono più frequenti: non passa anno che in una delle 9 provincie un fiume non esondi e migliaia di ettari vadano sott’acquea, magari nello stesso punto di due anni o dieci o venti anni prima. Si può dire che l’unità d’Italia sia stata segnata dalla prima terribile prova di disastri con lì alluvione di Parma, avvenuta nel settembre del 1868 che costò decine di vittime e che un pittore parmigiano, Guido Carmignani, descrisse con il dipinto in apertura. Io stesso tra i primi ricordi ho quello inquietante della parola Polesine dove avvenne una delle più memorabili alluvioni con lo straripamento del Po e che coinvolse un territorio che Ferrara arrivò fin quasi a Venezia. Sarebbe abbastanza noioso fare l’elenco di tutte le alluvioni avvenute in questa regione, ma qui sotto inserisco una tabella che descrive il rischio delle alluvioni in Italia (e che la dice lunga sulla consistenza politica e sulla competenza di amministratori locali e regionali.

Alluvione del Polesine del novembre 1951.

Ad ogni buon conto l’Emilia Romagna è la prima regione, seguita dal Veneto, per la percentuale di territorio a rischio inondazione. Ferrara, seguita da Rovigo è la prima provincia italiana per quota di terreno esposto a rischio alluvioni con il 99, 9 per cento. Ci sono in Italia altre 5 provincie in cui il cui il rischio di inondazione riguarda oltre il 50 per cento del territorio e sono: Ravenna, Venezia, Mantova, Reggio Emilia e Bologna. Si tratta di dati che riassumono complessivamente un secolo di storia. E del resto la stesa Ispra  nel suo report 2021 sul dissesto idrogeologico rileva come l’Emilia Romagna sia la regione con la quota più elevata del proprio territorio esposta al rischio alluvione e questo per la presenza di una complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura”.

Quindi sì, non c’era alcun bisogno del presunto cambiamento climatico per prevedere che si potesse verificare un’alluvione, sia di tutta l’area romagnola, sia di ognuno dei territori attraversati dai fiumi esondati. Ed è anche abbastanza evidente che la causa è la manutenzione di manufatti che evidentemente non c’è stata. Si sarebbe dovuto intervenire per tempo, come si faceva quando il Pci governava la sua “vetrina”, ma come non si è più fatto con le varie scialuppe di salvataggio politico che si sono succedute nel tempo mentre il territorio diventava più fragile. Accontentarsi della scusa climatica è proprio da fessi. Ed è ancor meno credibile Legambiente che fa finta di attaccare amministrazioni con cui è stata ed è pappa e ciccia perché la politica non si è “adattata al cambiamenti climatico”. Certo non si può evadere nemmeno un momento dalla vacua e fasulla ‘ideologia ufficiale” del riscaldamento catastrofico, ma nemmeno dalla mancanza di visione di queste “leghe” alle quali non è ancora ben chiaro che proprio tali assurde teorie, ennesime chiacchiere dell’untore, ma prive di qualsivoglia serio fondamento scientifico, rende del tutto superflua qualunque opera ambientale poiché tutto deve andare alla riduzione della Co2.  Quindi niente soldi dallo stato e dalle altre articolazioni del medesimo per le opere necessarie a governate il territorio così che più si crede nell’ideologia resettaria della catastrofe, meno si cura l’ambiente e meno si ha bisogno di giustificare questa “dimenticanza”.  Ma diciamo qui siamo nel paradiso degli imbecilli, degli ignoranti e dei servi ad ogni costo che è appunto quello della politica, dei media e delle loro vittime.

Redazione

 

 

 

 

Approfondimenti del Blog

UNA PANORAMICA DELLE ALLUVIONI IN ITALIA: CENNI STORICI

 

 

 

 

 

 

 

 

Stefano Bonaccini in bici prima dell’alluvione- cosa rivela questa foto. 

 

Che belle le piste ciclabili, finché non crollano alla prima piena. Come è successo ai primi di maggio dopo la prima ondata di maltempo a Castel Bolognese. Il 22 aprile era stato inaugurato il percorso cicloturistico dal governatore dell’Emilia Romagna Pd Bonaccini che, per l’occasione, si era cimentato in un vero e proprio sprint con la Giunta al seguito. Due settimane dopo lo stesso argine è franato sotto la spinta del fiume Senio.
Quella inaugurata sugli argini del Senio era un’opera da 620mila euro, dieci chilometri di pista realizzati proprio all’apice dell’argine del fiume e perla quale sono stati sradicati centinaia di alberi. Per realizzare la ciclovia, che si trova vicino alla casa dell’ex ministro del Lavoro Giuliano Poletti, la Regione ha stanziato un contributo di 380mila euro, mentre il Comune di Castel Bolognese ne ha investito 240mila (il 38%). […] Continua a leggere

 

 

 

Elly Schlein e Bonaccini? Il caso dei 55 milioni anti-alluvione restituiti

 

[…] Come quando tra il 2021 e il 2022, con Stefano Bonaccini presidente dell’Emilia-Romagna e lei vice, la Regione ha dovuto restituire al ministero delle Infrastrutture 55,2 milioni di euro su 71,9 complessivi per l’incapacità di spenderli nei tempi previsti. Già così viene un po’ da ridere, considerate le continue accuse al governo sui ritardi nella messa a terra del Pnrr. Ma il bello è che quei soldi avrebbero potuto contribuire a contenere il disastro che si è scatenato sul territorio con le alluvioni di qualche giorno fa. Stando a quanto scritto dal direttore di Open, Franco Bechis, che si è andato a spulciare i rapporti della Corte dei Conti, nell’elenco degli interventi previsti in quei finanziamenti perduti c’erano pure «la manutenzione ordinaria per la sistemazione della rete idrografica del bacino Lamone», «i lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana tratti saltuari nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Idice e del torrente Sillaro», «gli interventi urgenti d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Idice», quelli «d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Sillaro», nonché i «Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari dei torrenti […] Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«LA MORTE DI DIO NELL’ARTE: LA PITTURA METAFISICA DI DE CHIRICO»

La pittura metafisica di De Chirico tra mistero e trascendenza. …