Probabilmente non saranno Erdogan e Netanyahu a scontrarsi

ANKARA E TEL AVIV SI SPARTISCONO LA SIRIA MA

PREPARANO LA GUERRA

di Augusto Grandi


Probabilmente non saranno Erdogan e Netanyahu a scontrarsi. Anzi, i due continueranno a fare affari insieme. Sopra e sotto il banco, come è avvenuto nell’ultimo anno: da Ankara Erdogan tuonava contro il macellaio di Tel Aviv, giurava che avrebbe interrotto ogni rapporto commerciale con i criminali israeliani. E poi continuava a vendere tutto ciò che a Netanyahu serviva per proseguire il massacro a Gaza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E lo stesso facevano i Paesi arabi, e pure l’Iran: gli affari sono affari e sono più importanti di migliaia di bambini palestinesi assassinati.

Ora Turchia e Israele si spartiranno anche la Siria. Tel Aviv per prevenzione e sicurezza nei confronti di Hezbollah o dei jihadisti che hanno occupato Damasco. Ankara per prevenzione e sicurezza nei confronti dei Curdi. Insomma, non lo fanno per mire coloniali, ma solo per autodifesa. Ci credono, o fingono di crederci, solo i politici italiani. Minus quam..

Però Turchia e Israele hanno obiettivi, quelli veri, che porteranno i due Paesi ad un conflitto definitivo. Netanyahu non aveva ancora finito di festeggiare l’eliminazione di Assad che già iniziava a sostenere la necessità di aiutare i curdi a crearsi uno stato indipendente in Siria. Fatto apposta per minacciare Ankara e per favorire la costituzione del Grande Israele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul fronte opposto non è certo una novità che Erdogan sogni la ricostituzione dell’Impero Ottomano. Inglobando la Siria ma estendendo il suo controllo sulla Libia e conquistando un ruolo di primo piano anche in Asia centrale. Dove già esercita la propria influenza sull’Azerbaijan.

Dunque i rispettivi obiettivi andranno a collidere. Con conseguenze difficilmente prevedibili. Perché Israele, sostenuto militarmente da Washington, non fa parte della NATO. Ma la Turchia sì. Di conseguenza, al primo missile sparato da Tel Aviv, o al primo strike come i filoisraeliani del Tg5 definiscono i bombardamenti contro i palestinesi, l’intero fronte Nato dovrebbe intervenire contro Israele.

Fa ridere solo a pensarlo. E lo sa benissimo anche Erdogan che, anche per questo, cerca di conservare buoni rapporti con Mosca. E se i russi conservano le basi in Siria, alla Turchia può far comodo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente questa minaccia di guerra nel Mediterraneo lascia del tutto indifferente la politica italiana. Non sono più i tempi di Craxi e del ruolo dell’Italia come pacificatrice del Mediterraneo.

Redazione Electo
Augusto Grandi

 

 

 

 

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