”Una via senza uscita
APORIE
Aporia. Ovvero un problema le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza da una contraddizione. Deriva dal verbo greco “aporèo”, che significa essere incerto. E il sostantivo che ne deriva va ad indicare una strada chiusa. Una via senza uscita. La si ritrova già in Anassagora, poi in Democrito. Ma è con Socrate, nella narrazione di Platone, che diventa strumento propedeutico, ed essenziale, della maièutica. Perché serve a sgombrare il percorso della conoscenza dal falso sapere. Ad escludere le vie senza uscita…
Bene, ho fatto abbastanza il maestrino. Ora veniamo al dunque. Vedete, io non ho la convinzione dell’esistenza di una realtà assoluta, tantomeno di una, unica e sola, verità indiscutibile. Schopenhauer, in questo, ha avuto effetti devastanti sulla mia formazione giovanile. E, forse ancor di più, Pirandello.
Tuttavia, la realtà, vera o presunta, ha una sua, necessaria, logica. E se ci si muove all’interno, dentro questa, pur dubitando della sua consistenza, a questa logica bisogna dare seguito.
Altrimenti si è… illogici. Che equivale a dire malati di mente. Perché l’illogico è, di fatto, un narcisista intellettuale. Uno che pretende che i suoi desideri, i suoi interessi debbano essere condivisi universalmente. E che rifiuta la…realtà. Con conseguenze disastrose. Per se stessi, che sarebbe poi il minimo. Ma anche, e soprattutto, per gli altri. Che di tale follia pagano sempre il prezzo.
Dunque, prendiamo Zelensky. Quello strano comico di quart’ordine divenuto, inopinatamente, protagonista della scena internazionale… E qui qualcuno potrebbe dire che anche noi italiani di comici al potere ne sappiamo qualcosa… Solo che Grillo, almeno fino a che il comico ha fatto, era bravo. Mentre il Presidente ucraino era un vero cane…
Comunque, il nostro ha dichiarato che, siccome Mariupol è caduta, non vi è più la possibilità della pace con la Russia. Ora, Mosca aveva più volte offerto di trattare proprio sulla smilitarizzazione dell’area di Mariupol. Che era una base militare importante. Con, a quanto sembra, insediamenti sotterranei di laboratori per la guerra batteriologica, e installazioni NATO, con la presenza di militari americani ed europei. Anche italiani a quanto sembra. Per i russi era un obiettivo primario. Per certi versi il principale obiettivo della loro offensiva. Ed erano stati chiari. O trattate o prendiamo la città. Logica spietata, ma logica. Zelensky ha rifiutato e, anzi, alzato il livello della sfida. E i russi hanno preso Mariupol. Facendo, ovviamente, un macello. E nonostante la resistenza dei miliziani (per lo più mercenari) della Azov. Che l’hanno difesa. E che, per inciso, sono ora furenti con Zelensky, che aveva fatto loro troppe promesse non mantenute. Se fossi al suo posto non dormirei troppo tranquillo…
Comunque Zelensky ha perso, nonostante i media occidentali cerchino di mascherare la cosa con racconti strappalacrime e altre amenità. A questo punto, dovrebbe trattare, visto soprattutto che il vincitore, Putin, glielo propone. È la logica della guerra. Che von Clausewitz definisce come lo strumento necessario della politica, quando gli altri, in particolare la diplomazia, risultano insufficienti per risolvere una crisi. Ma una volta ottenuto un risultato militare, alla diplomazia si deve, necessariamente, tornare.
Ma Zelensky no. Lui afferma che proprio perché ha perso, la guerra deve continuare. Per l’interesse della nazione e del popolo ucraino. Al quale, però, nessuno chiede come la pensi. Soprattutto non lo fa Zelensky, che, in nome del bene dell’Ucraina, sta condannandola ad un conflitto sempre più duro. Perché è evidente che i Russi, in assenza di una trattativa, non potranno che andare avanti. E prendere Kiev che, sino ad ora, hanno volutamente risparmiato. E se questo dovesse accadere… l’immaginazione vacilla.
Dunque, dando per buono (ma non per certo) che Zelensky voglia fare l’interesse del suo paese, la sua presa di posizione è una, grave, aporia. Si sta mettendo in un vicolo senza uscita. E andando incontro alla rovina totale.
Altro esempio… curioso. Leggo su TgCom che la NATO avrebbe mandato al Cremlino una strana ingiunzione. Che suona più o meno così: se volete la pace, non dovete impedirci di rifornire di armi gli ucraini.
Avete letto bene? In sostanza la NATO, quindi anche noi stiamo dicendo a Putin che se non vuole la guerra deve permetterci di armare quelli che combattono contro i suoi soldati. Di fornire le armi con cui verranno ammazzati i militari russi. Vi sembra una richiesta normale?
A me pare un esempio eclatante di narcisismo politico. Lo stesso narcisismo che ha spinto Biden – e sulla sua scia anche altri, tra cui quel genio strategico di Di Maio – a dire, e ripetere che la pace sarà possibile solo se verrà eliminato Putin. Cosa che, naturalmente, predispone l’animo dello Zar alle trattative.
Aporie. Ovvero vie senza uscita. In cui stiamo venendo infilati sempre più da politici inetti. E incapaci di un minimo di logica e di realismo.
Naturalmente, poi, vi sono coloro che sanno benissimo ciò che stanno facendo. Ma questi, ufficialmente, non compaiono. Non rilasciano dichiarazioni. E, per loro, le strade senza uscita sono lastricate d’oro…
[btn btnlink=”https://electomagazine.it/aporie/” btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Fonte: ElectoMagazine del 17 aprile 2020[/btn]