Agli occhi di noi europei appaiono pressoché incomprensibili la prevalenza e la diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti d’America

ARMI DA FUOCO NEGLI STATI UNITI


Agli occhi di noi europei appaiono pressoché incomprensibili la prevalenza e la diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti d’America, nonché assurda la scelta di garantirne la proprietà privata quale diritto costituzionale. Nel migliore di casi, ci pare un residuo passatista dell’epoca della frontiera; nel peggiore lo riteniamo il segno di un comportamento tanto infantile quanto pericoloso, e l’ingiustificabile causa di tanta violenza. Tuttavia, questa incomprensibilità da parte nostra trova la sua origine in una serie di equivoci dei quali non siamo sempre a conoscenza. Questo fenomeno – che pure resta anacronistico e pericoloso – ha infatti per fondamenta profonde ragioni storiche e culturali, senza conoscere le quali non sarebbe possibile arrivare a comprendere il tenace radicamento delle armi da fuoco nello spirito americano.

Il primo equivoco trova la propria origine nella rappresentazione mediatica: l’immagine degli Stati Uniti che ci viene veicolata dal cinema e dalla televisione è infatti alquanto parziale e lacunosa, e questo ci fornisce una prospettiva distorta della cosiddetta America profonda. Per la maggior parte, la cultura pop sceglie come ambientazioni d’elezione le due coste e le grandi città, e gli stessi americani chiamano la vasta fascia continentale con il nome di fly over country, il “paese che si sorvola”, quello che non ospita nulla di rilevante ed è solo un intervallo geografico tra le aree nodali del New England e della California.

Invece, questa parte costituisce non solo la maggioranza del territorio degli Stati Uniti, ma esprime una cultura affatto differente da quella delle coste, al punto che molti studiosi arrivano a parlare di due Americhe contrapposte tra di loro e rilevano come la progressiva radicalizzazione politica degli ultimi anni, che proprio sul tema della regolamentazione delle armi ha trovato uno dei punti più dibattuti, abbia allargato ulteriormente questo divario.

Il secondo equivoco sorge sempre nell’ambito mediatico, ma è di segno inverso rispetto al precedente. La divisione del mondo in blocchi a seguito della Guerra Fredda ha portato a identificare sempre più la cultura occidentale in un blocco monolitico progressivamente uniformato al modello americano, complice l’egemonia culturale esercitata da prodotti di massa quali il cinema e i fumetti. Nonostante origini culturali comuni e una somiglianza derivante dalla vicinanza, non si deve dimenticare come nei tre secoli precedenti la cultura del mondo occidentale si era rappresentata ed autodefinita accogliendo questa divisione al proprio interno ed abbracciandola come descrizione: “Vecchio Mondo” e “Nuovo Mondo” non erano soltanto etichette vuote riferite alla successione dell’arrivo degli europei, ma simboleggiavano direttamente due modi divergenti e contrapposti di intendere il rapporto con la Storia, laddove l’Europa rivendicava la continuità con la propria tradizione ed il passato e l’America si presentava invece come orientata all’innovazione ed al futuro. Cultura americana e cultura europea erano quindi dissimili, e portate a costruire esiti alquanto divergenti dalle premesse a loro comuni nel nome di un diverso atteggiamento e di una diversa situazione sociale

Charles Marion Russell, Lewis e Clark sul fiume Columbia, circa 1905, acquerello su carta, Amon Carter Museum of American Arts, Fort Worth, Texas. Meriwether Lewis e William Clark furono incaricati dal presidente Jefferson di esplorare e mappare la regione continentale degli Stati Uniti, appena acquistata dalla Francia. Con l’aiuto delle loro guide native, Lewis e Clark furono i primi statunitensi a raggiungere la costa pacifica via terra, addentrandosi in un territorio pressoché inesplorato dagli europei.

Tenendo a mente le questioni qui presentate, possiamo dunque tentare di scrutare l’approccio americano alle armi da fuoco con una prospettiva più chiara e obiettiva, arrivando forse a ricostruire quali fattori ne abbiano consolidato la preponderanza e ne garantiscono ancora la diffusione. Procederemo così a ritroso nel mostrare le contingenze storiche in cui le armi da fuoco hanno trovato un terreno tanto prospero, e le idee che ne garantiscono sostentamento e permanenza anche col mutare di quelle contingenze.

I primi dati che richiedono il nostro esame provengono dalla geografia, e descrivono una condizione tuttora operante. Gli Stati Uniti sono il quarto paese al mondo per estensione, con 9.850.476 km² di superficie, e il terzo per popolazione, con circa 330 milioni di abitanti. Questi dati, all’apparenza armonici, non tengono conto di una distribuzione alquanto ineguale e asimmetrica: il solo stato del Texas, il secondo più grande dell’unione, potrebbe infatti ospitare comodamente al proprio interno tutti gli 8 miliardi di abitanti della popolazione mondiale, se solo la sua densità abitativa fosse pari a quella di New York City. La maggior parte degli Stati Uniti, sia in generale sia al proprio interno, si ritrova divisa in vaste zone rurali scarsamente popolate, al cui interno spiccano grandi città che concentrano la schiacciante maggioranza della popolazione.

Questo descrive sia l’unione nel suo complesso, ed è l’origine dell’espressione fly over country per distinguere le coste dall’entroterra, sia all’interno dei singoli stati, dove la maggior parte della popolazione si concentra nelle contee cittadine anche negli stati tradizionalmente rurali e spopolati dell’entroterra. Per contro, l’Unione Europea misura 4.423.147 km²di superficie ma ospita 447 milioni di abitanti, distribuiti con una densità ben maggiore. Risulta difficile a noi europei, specialmente a chi è nato e vissuto in città, cogliere appieno quanto la maggior parte degli Stati Uniti sia effettivamente vasta e vuota, di quanto siano grandi le distanze al loro interno e di come chi vive nei territori rurali si trovi effettivamente isolato dal mondo anche ai tempi delle comunicazioni di massa. (1) Un vecchio modo di dire molto diffuso nel mondo anglosassone chiosa perfettamente questa differenza di vedute. “Per un britannico, cento miglia sono una lunga distanza. Per un americano, cent’anni sono un lungo periodo”.

Benché l’isolamento sia ancora garantito dalle condizioni fisiche, bisogna riconoscere come il motore a scoppio prima, la telefonia, in particolar mobile, dopo ed infine Internet abbiano semplificato in maniera considerevole la possibilità di comunicare, spostarsi e mantenersi in collegamento anche nelle aree più periferiche. Questo però ci deve far riflettere su quanto di converso queste attività fossero difficili anche solo un secolo fa, per non parlare dell’epoca in cui quei territori furono esplorati e colonizzati dagli europei. Quando la fattoria dei tuoi vicini si trovava a qualche miglio di distanza, e la presenza più prossima dello Stato era un forte dell’esercito a tre giornate di cavallo, ogni pericolo ed ogni difficoltà doveva essere affrontata contando solamente sulle proprie forze, perché non c’era letteralmente nessuno che potesse venire in soccorso. Che si trattasse di animali feroci, banditi o indiani ostili(2) l’unica garanzia di poter sopravvivere nella frontiera era essere in grado di potersi difendere, e questo richiedeva l’utilizzo delle armi.

(2) La storia dei nativi americani è troppo vasta e delicata per essere affrontata riduttivamente qui. Il nobile intento di ricostruire in maniera obiettiva e veritiera le condizioni dei Nativi, superando la maschera dei selvaggi sanguinari ad essi ingiustamente attribuita, non deve però far dimenticare che, per numerosi motivi, i nativi americani facevano razzie, assalti e attacchi ai coloni, e che quindi, dal punto di vista di questi, rappresentavano un pericolo reale e tangibile.

Un retaggio anacronistico e irriformabile

Il possesso delle armi da fuoco è diventato uno dei fattori più critici e divisivi del dibattito politico americano. Tra i paesi del primo mondo gli Stati Uniti sopravanzano di gran lunga gli altri sia per numero di armi possedute privatamente che per numero di morti violente causate dalle armi da fuoco; gli ultimi decenni sono stati testimoni con frequenza sempre maggiore di sanguinosi massacri in ambienti che si presupporrebbero sicuri, come scuole e chiese, grazie alla facile reperibilità di armi d’assalto. La condizione di diritto costituzionalmente garantito rende pressoché impossibile intervenire con strumenti legislativi, come ribadito da plurime sentenze recenti della Corte Suprema. Del pari, gli Stati Uniti stanno vivendo una profondissima crisi interna: in un dibattito sempre più aspro e polarizzato le parti politiche hanno rinunciato al compromesso e radicalizzato i propri programmi.

La permanenza e l’ampiezza del Secondo Emendamento sono divenuti uno dei principali fattori di questa divisione ed indisponibilità alla riconciliazione; il diritto alle armi è diventato per gli uni una parte imprescindibile e sacrosanta dell’identità americana, da difendere a tutti i costi, per gli altri un ostacolo che impedisce di realizzare i diritti alla base di quella medesima identità, la cui rimozione è necessaria per assicurare una società pacifica e sicura.

La diffusione generalizzata delle armi da fuoco era una necessità logistica in uno Stato in costruzione e dotato di pochi strumenti di controllo in una regione ancora non antropizzata e messa in sicurezza. Al giorno d’oggi, tutti i compiti che richiedevano la presenza di cittadini armati sono svolti in maniera assai più sicura e funzionale da organizzazioni specializzate e professionali: la tutela dell’ordine pubblico è affidata alla polizia, la difesa da un esercito di mestiere.

Nulla di tutto questo esisteva né all’epoca della guerra d’indipendenza né nel remoto passato altomedievale: nessun governo aveva la capacità logistica, politica ed economica per impiegare corpi stabili al proprio servizio, ed era costretto a demandare alcuni compiti ai privati cittadini. Tutto questo è stato ampiamente superato dall’evoluzione del diritto e dell’amministrazione degli Stati moderni. Purtroppo, poco possono ragionevolezza e contingenza contro il fascino di un mito fondativo: l’America è stata fondata e si riconosce anche nel moschetto e nella Colt, e dunque il diritto di portare armi ben difficilmente sarà limitato.

Alessandro Sergio Martino Gentile

 

 

 

 

Alessandro Sergio Martino Gentile Quando ero bambino, chiedevo che mi raccontassero delle storie. Mi affascinavano tutte, dai miti greci ai racconti dei cavalieri, dalle fiabe alle avventure di pirati. L’esito inevitabile era finire a studiare la Storia, con la s maiuscola, per tentare di capire da dove veniamo. Nel frattempo sono stato maestro di scuola e volontario del servizio civile, e collaboro dentro e fuori il palco del teatro con Associazione Studio Novecento. Amo il silenzio e la musica classica, la lettura e le camminate, la buona cucina di mano mia o altrui.

 

 

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