Conoscere la storia aiuta, e molto, a comprendere il presente

ATLANTISTI E NAZISTI, UNA STORIA

PASSATA E PRESENTE


Conoscere la storia aiuta, e molto, a comprendere il presente. Non dovrebbe sorprendere affatto l’operazione delle strutture mediatiche, al soldo delle elites liberiste, di dipingere le fazioni armate neonaziste in Ucraina come dei combattenti per la libertà, degli eroici e romantici cavalieri con la passione per la letteratura e forse di qualche nobile arte.

Hitler fu davvero nominato per il premio Nobel per la pace?

Nel secolo scorso, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, potenze capitaliste come Gran Bretagna e Francia non disdegnavano affatto il Terzo Reich, anzi, vedevano in Adolf Hitler un possibile alleato in funzione antisovietica. Forse pochi ricordano che perfino il deputato socialdemocratico svedese, Erik Brandt, propose il Führer come candidato al premio Nobel per la pace. Quelle stesse potenze non esitarono ad “allearsi” con la stessa URSS che avversavano quando capirono che la funzione politica del nazifascismo era giunta al termine.

Le elites dominanti di oggi sono le stesse di ieri, confluite in quel contenitore finanziario-usuraio che è l’Unione Europea che, seppur oggi (e non solo oggi) manifesta dei sintomi di insofferenza relativamente all’alleanza economica con Washington, rimane comunque alle sue dirette dipendenze militari. La Russia odierna ha inevitabilmente gettato della sabbia negli ingranaggi dei macchinari occidentali, ha marcato la linea del Piave da non oltrepassare. Non deve meravigliare, pertanto, che l’Occidente usi una forza politica e militare per procura e che la presenti ai suoi popoli di riferimento come un movimento rivoluzionario portatore di libertà e di presunti valori di patriottismo, quest’ultimo oltretutto pressoché sconosciuto alla società liquida apolide contemporanea.

Le formazioni terroristiche di matrice cosiddetta “islamica” in Siria e in Libia, per destabilizzare governi scomodi alle politiche imperialiste, non sono state forse pubblicizzate e vendute ai popoli occidentali come eroici rivoluzionari che combattevano contro famigerati “dittatori”? Alti rappresentanti dell’UE hanno stretto mani insanguinate a telecamere spiegate e giornalisti embedded hanno agevolato microfoni a tagliagole e stupratori, presentati come difensori di diritti umani.

Per rimanere in casa europea, il Kosovo è un altro fulgido esempio di come Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia non esitarono ad utilizzare un’organizzazione terroristica come l’UCK albanese per spaccare la Serbia e spianare la strada alla NATO, che fece del Kosovo un suo protettorato militare. È bene ricordare come nel 1998, in vista degli accordi di Rambouillet, quegli stessi paesi tolsero l’UCK dalle rispettive liste delle organizzazioni terroristiche e vi stipularono una vera e propria alleanza. Chissà che non fossero anche loro dei lettori di Kant o sapessero Bella Ciao a memoria.

Nel 1999, terminata la guerra, l’UÇK fu ufficialmente dissolto ma i suoi membri, nonostante gli accordi internazionali prevedessero il suo completo disarmo, andarono a costituire un nuovo gruppo armato smilitarizzato, denominato in inglese Kosovo Protection Corps (KPC).
Nel 2014 è stata annunciata l’acquisizione di prove largamente sufficienti a perseguire i vertici dell’organizzazione per gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

Quando l’operazione militare speciale russa terminerà e i crimini del Battaglione Azov, di Pravy Sektor e altri gruppi mercenari, che stiamo inondando di denaro e armi, e che dal 2014 commettono crimini e massacri contro le popolazioni del Donbass, verranno messi sul tavolo, politici e giornalisti non tarderanno a smarcarsi dalle posizioni attuali e ridirezioneranno l’opinione pubblica con condanne di facciata per continuare ad occupare i loro scranni e i loro posti di potere. Sarà un gioco di equilibrismo che ha funzionato ieri e probabilmente funzionerà domani, del resto decenni di manipolazione mediatica e di mistificazione della realtà dovranno pur dare i propri frutti.

Verrebbe quasi di ascoltare le fonti dirette, ovvero quei miliziani neonazisti in Ucraina che non hanno mai fatto mistero dei loro riferimenti politici e non hanno vergogna a sfoggiare svastiche ed effigi di Stepan Bandera, senz’altro più sinceri di un telegiornale o di uno scribacchino del Corriere della Sera.

Chi è Stepan Bandera, l’eroe criminale che divide l’Ucraina
Renato Russo

 

 

 

 

Illustrazione di copertina: Edel Rodriguez

 

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