Roy : Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.
Dal film: “Blade Runner”
Il confine tra realtà e finzione non è mai stato così labile. Eppure Lulu Hashimoto è reale, anche se l’identità della donna che la anima è un mistero. Lulu si muove leggera, come una farfalla, tra le strade di Tokyo è la bambola vivente più famosa. Le donne piccole, col visino dolce da bambolina, piacciono molto. Danno un senso di tenerezza e ispirano dolcezza e innocenza. Ma ci sono persone ossessionate, da volere avere un’immagine di sé così “infantile”. Ne conosciamo già abbastanza, di persone che hanno fatto di tutto per trasformasi in bambole di plastica, il più famoso Rodrigo Alves, il Ken Umano. Lulu ha tratti delicati, viso di porcellana, ciglia lunghe, occhi tristi, capelli neri e vestiti curati. Giunture di una bambola sul corpo di donna.
Dalla matita della sua creatrice, fan delle bambole, Lulu, è il personaggio ideato dal designer di moda 23enne Hitomi Komaki.
Come Prius, la “replicante” di Blade Runner e Ava, la bellissima donna robotica di Ex Machina, Lulu Hashimoto incarna un certo ideale irresistibile di bellezza elettronica. E fa galoppare la fantasia. “Molte persone definiscono il mio progetto malato, ma per me è solo moda. È come indossare abiti particolari o mettere le ciglia finte”, dice Hitomi. Lulu indossa sempre, maschera, parrucca, calze modellate e ha delle giunture simili alle bambole. Le calze che indossa, portano la firma del progettista Koh Ueno. Sono state aerografate in modo da mettere in risalto i segni delle articolazioni. Il 29enne, ha raccontato: “Voglio vedere le donne indossare queste calze. Voglio che sperimentino, che si trasformino in bambole artificiali”.
Del resto le donne robot sono il primo pensiero che possiamo fare quando pensiamo a una bambola umanoide perché Lulu, a prima vista, può sembrare irreale, astratta.
Ma Lulu non è un robot: è una persona completamente ricoperta dalle fattezze di una bambola. Lulu Hashimoto, che sembra una bambola e che si muove come un essere umano, ha già migliaia di fan su Facebook, Instagram e Twitter, sicuramente molti di più di quelli della sua creatrice. Tantissime persone camminano per le strade nella speranza di intravederla. Erika Kato, 24 anni, che ha incontrato Lulu a un evento, dice «trovo miracoloso che le bambole e gli esserci umani, due cose che esistono in differenti piani, stiano nello stesso spazio».
Ci sono anche persone che vorrebbero diventare Lulu per un giorno, come la 22enne Miu Shimioda: «Vorrei essere una bella ragazza come Lulu almeno una volta nella mia vita». Se una bambola come Lulu crea volontà di identificazione, significa che il progetto di Hitomi è riuscito. Come un Geppetto in gonnella, Hitomi, ha creato il suo moderno «Pinocchio». L’identità dei progettisti è sconosciuta, così come quella delle persone che la abitano e la animano. Sarebbero ballerine e modelle. Ma la loro identità resta un segreto. Anche se diverse persone vestono gli abiti di Lulu e lei cambia lunghezza degli arti o del tronco, l’identità vera resta nel suo viso.
Le calze aerografate sono già vendute negli shop online giapponesi a 79 dollari. Le feste a cui presenzia Lulu segnano il tutto esaurito: le persone vogliono vedere il loro idolo muoversi. Lulu è già famosa tra i fan della cultura giapponese e parteciperà, tra i 133 finalisti, al concorso Miss iD. Il concorso include tra i partecipanti personaggi non umani, generati da intelligenza artificiale e grafica tridimensionale e annuncerà il vincitore a novembre. Hitomi Komaki spera di collaborare con marchi di moda, di commercializzare prodotti legati alla figura della sua Lulu e di fare recitare la sua bambola in video musicali.
Lulu è un’incarnazione, è la perfezione, è la bellezza sognata. Lulu non parla, resta zitta, ha diversi look e si muove leggera, come una giovane Geisha, tra le strade di Tokyo.