Essere mediocre oggi significa essere impeccabile nel seguire le regole prescritte

Illustrazione di Carlo Giambarresi

AUREA MEDIOCRITAS: DA VIRTÙ A SIMBOLO DI DECADENZA

La necessità di essere differenti nell’era della mediocrazia


È singolare come a volte certe parole possano nel tempo cambiare completamente significato fino addirittura a conseguire un’accezione opposta rispetto all’originale.

Quinto Orazio Flacco

È il caso del termine latino mediocritas, la cui valenza positiva – e non dispregiativa come siamo abituati a pensare – venne sottolineata dal poeta latino Orazio con la definizione di “aurea” per indicare la migliore condizione esistenziale dell’uomo, il più alto principio morale, il fine ideale da raggiungere per apprezzare la vita e goderne dei piaceri senza abusarne, trovando la misura in tutte le cose senza mai trascendere negli eccessi.

   «“Il segreto per vivere in maniera appagante è la moderazione, l’equilibrio in ogni atteggiamento, unica via per evitare gli sconvolgimenti dell’animo”.

Così, ciò che originariamente era sinonimo di saggezza, integrità morale e umiltà – alcune tra le più rare e nobili virtù – ha assunto invece nel tempo un significato ben diverso: la mediocrità che conosciamo oggi e che vediamo quotidianamente, ovunque sotto i nostri occhi, indica al contrario povertà di spirito e di mente, assenza di valori e di senso critico, è la standardizzazione universale che, nel riuscito tentativo di allineare gli spiriti che svettano, nel rigetto retorico delle differenze, confonde consapevolmente l’eccedere con l’eccellere.

Dalla politica alla religione, dallo spettacolo all’arte, dalla vita sociale all’educazione, dalla letteratura al giornalismo, siamo in una lampante fase di decadenza in cui i mediocri hanno preso il potere, la media è diventata la norma, la mediocrità è stata eletta a modello e ha iniziato a regnare sovrana. Una presa di potere epocale che non ha risparmiato alcun ambito.

Essere mediocre oggi significa essere impeccabile nel seguire le regole prescritte, nel restare all’interno di canoni cristallizzati, dentro un’area di confort fatta di schemi prestabiliti che tanto proteggono quanto a lungo andare distruggono; un desolante processo di degrado sul piano antropologico, sociale e culturale di cui siamo tutti spettatori o protagonisti.

Con una pressione sociale che incoraggia ad essere sempre allineati al prossimo, che dipinge il senso di appiattimento generale come uguaglianza politicamente corretta, e in un periodo storico in cui ciò che è rimasto della democrazia è ormai ridotto a mangime per le frustrazioni e i desideri superficiali del popolo, ecco che la mediocrità viene coltivata, esaltata, sa addirittura mascherarsi astutamente da successo, un ideale da conseguire, un’ideologia da sposare. È conformismo alla moda, è massificazione “trendy”.

Ma – come spiega il filosofo Alain Deneault – essere mediocri non vuol dire essere incompetenti. Al contrario, il sistema incoraggia l’ascesa di individui mediamente competenti che non ne mettano in discussione i fondamenti ideologici e le convenzioni. Lo spirito critico deve essere limitato e ristretto all’interno di specifici confini perché se così non fosse potrebbe rappresentare un pericolo. Il mediocre, insomma, spiega il filosofo canadese, deve «giocare il gioco», cioè sottomettersi a regole sottaciute, spesso chiudendo gli occhi, piegarsi in maniera ossequiosa a delle regole stabilite al solo fine di un posizionamento sullo scacchiere sociale.

Tommy Ingberg

Ne consegue che eccellere diventa rischioso per il mantenimento del proprio status sociale, oltre a rappresentare a tutti gli effetti una minaccia per il potere dominante in quanto l’eccellenza vera e autentica non può essere, per sua natura, conforme o allineata al pensiero unico. Pertanto, dietro la patina lucente del progresso e con una tecnologia sempre più invasiva che alimenta in noi l’illusione che nulla ci sia precluso, ciò che si genera è un innalzamento del livello più basso, un inaridimento della fantasia e della creatività non indotte, un impoverimento di talenti che opprime le qualità espressive e la singolarità, a favore di un’effimera dimensione estetica che si consuma all’interno di un meccanismo omologante fatto di sovrabbondanza e rapidità di ricezione.

Per Deneault siamo entrati nell’era della mediocrazia e, a patto di voler fermare questo declino, in futuro sarà necessario molto coraggio e un grande atteggiamento critico.

Il docente canadese si spinge oltre parlando del rischio concreto che La mediocrazia possa essere anticamera di dittature edulcorate, in quanto tende a dissolvere l’autorità nelle persone «facendo in modo che la interiorizzino e si comportino come fosse una volontà loro». Un meccanismo perverso che le rende completamente e inconsapevolmente manipolabili.

Ecco perché, anche a livello politico, siamo sempre più scivolati verso un sistema di governance che continuiamo a confondere con la democrazia e in cui siamo ridotti a semplici osservatori obbedienti, incatenati ad una identica visione del mondo. E, come diceva Charles Evans Hughes, quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi.

   «“Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci.

Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante d’istruirsi, l’imbecille dal giudicarsi, il bambino di essere uomo ed il delinquente di correggersi.

Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento.

L’adorazione delle apparenze si paga.” (“Frammenti di diario minimo” Henri-Frédéric Amiel, 12 giugno 1871)

 

Mario Percudani

 

Illustrazione di Carlo Giambarresi

Fonti:

 

 

Maggio 21, 2021

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