Alle volte davvero mi vergogno di far parte di questa parte di mondo…

AUTO E ALLUVIONI DI SCIOCCHEZZE


Alle volte davvero mi vergogno di far parte di questa parte di mondo che ha perso ogni ambizione universalistica per concedersi scandalosamente a un abborracciato globalismo di tipo feudale. Mi dico, ma non può essere che si arrivi a mentire sempre e comunque e soprattutto in una maniera così prevedibile, così infantile, se non fosse che queste sono le favole che l’Occidente dice a se stesso prima di calarsi nella notte della sua storia. Per esempio, la Commissione europea – che mi costa scrivere con la maiuscola iniziale perché è formata da un pugno di corrotti, incapaci e teleguidati – ha confermato lo stop alla vendita delle auto con motori termici a partire dal 2035. Questo nonostante le suppliche delle aziende automobilistiche che sono entrate in crisi irreversibile.

Forse qualche commissario ha compreso che per giustificare un simile atto non sarebbe stata sufficiente la cazzata della CO2(1) (non vedo altro termine per definire questo culto, visto che la volgarità di pensiero merita quella delle parole) e allora qualcuno di questi infaticabili imbecilli ha giocato un’altra carta dicendo una cavolata ancora più grande e cioè che l’auto elettrica serve a non farci mangiare dalla Cina. Ma è esattamente il contrario: mentre batterie, tecnologie elettroniche, motori elettrici o nel migliore dei casi materiali rari vengono dalla Cina, è proprio sui propulsori termici che l’industria europea ha ancora qualcosa da dire. Tanto è vero che la stessa Commissione ha messo dazi pesantissimi sulle auto elettriche(2) cinesi.

Siamo nel mondo del così è se vi pare e soprattutto se pare agli speculatori che stanno raccontando la favola della CO2 per operare un gigantesco trasferimento di denaro dalle tasche dei cittadini reprobi che colpevolmente producono anidride carbonica e metano anche di notte, alle loro. In questi giorni in cui l’Italia subisce piogge intense, comunque abbastanza normali nel primo autunno, bisogna ricordare che meno di un mese prima dell’alluvione in Romagna del 2023 fu licenziato dal governo il decreto siccità il cui scopo era quello di mettere una pezza alle scarse precipitazioni. Cito testualmente dal Ministero dell’ambiente: “La siccità è uno dei principali effetti correlati al sempre più evidente fenomeno dei cambiamenti climatici”. Adesso però ci fanno sapere che le piogge intense sono dovute al cambiamento climatico. I quali ovviamente servono a spiegare tutto e il contrario di tutto e soprattutto a fornire un alibi alla carenza assoluta di tutela ambientale a cominciare dal governo centrale per finire agli enti locali, il che provoca disastri anche di fronte a eventi tutt’altro che eccezionali. Tanto che nessuno ha citato dati pluviometrici “eccezionali”: si tratta solo di autunno o di primavera nel caso del 2023. Del resto sono cose risapute: è ben noto che la tremenda alluvione del Polesine del 1951 che provocò 100 morti e quasi 200 mila senza tetto si verificò a seguito di piogge non particolarmente forti anche se insistenti su tutto il bacino imbrifero del Po che causò la contemporanea immissione di acqua sia dai fiumi alpini che da quelli appenninici, evento abbastanza insolito, ma nel contesto di un fiume che in novembre ha la sua portata massima, seconda, in questa stagione, solo a quella del Reno e del Danubio.

Mi scuso per questa meticolosità forse eccessiva, ma ormai i termini vaghi, ambigui o menzogneri con cui vengono affrontati i problemi, mi causano un intollerabile fastidio. Ed è in quest’acqua limacciosa che navigano i falsi profeti di ogni genere.

Redazione

 

 

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