Dalla gaffe al podio, il paradosso Baerbock

BAERBOCK, PERSEVERARE È DIABOLICO

Il Simplicissimus

L’elezione di Annalena Baerbock alla presidenza dell’Assemblea generale dell’ONU – seppur carica meramente simbolica – offre un’immagine nitida e inquietante dello stato attuale della leadership occidentale. In questo editoriale, si riflette sulla parabola politica dell’ex ministra degli Esteri tedesca, passata alla storia per scivoloni linguistici, dichiarazioni imbarazzanti e una linea diplomatica aggressiva quanto vacua. Ma il punto non è solo lei: Baerbock diventa il riflesso grottesco di un sistema che premia più la fedeltà al consenso atlantico che la competenza. Perseverare nell’affidare ruoli di rappresentanza a figure tanto inadeguate non è più solo un errore: è un sintomo profondo di decadenza, culturale prima ancora che politica. (Nota Redazionale)


La notizia è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi come direbbe Dante: Annalena Baerbock è stata eletta presidente dell’Assemblea generale dell’Onu. Si tratta per fortuna di una carica a rotazione priva di alcun potere reale, ma il fatto che i Paesi occidentali o meglio del Washington consensus, cui toccava in questa tornata, eleggere un proprio rappresentante, abbiano scelto per tale carica una bugiarda, confusionaria, incompetente, è davvero inquietante. Però è anche lo specchio ottuso in cui si rimirano gli orrori occidentali, perché la Baerbock. ex ministra degli esteri tedesca, è stata anche quella che ha avuto la linea guerrafondaia più dura con la Russia e quella più morbida con Israele, sebbene facendo discorsi vuoti e pieni di ridicoli errori, come quello, per esempio, che un cambiamento totale sia a 360 gradi. Potrebbe sembrare futile, ma quando si dimostra di n]on essere a proprio agio con concetti elementari, difficilmente ci si potrà aspettare che si possano affrontare questioni complesse. E infatti la Baerbock è diventata quasi il simbolo dell’incompetenza diplomatica dell’Occidente tanti sono stati i passi falsi, gli spropositi, i lapsus e le balordaggini di cui si è resa protagonista,

In realtà la sua formidabile carriera di persona inadeguata a tutto, è cominciata ancor prima della sua ascesa a ministro nel governo Scholz: non si sa come i Verdi l’avevano scelta come loro candidata al cancellierato, dal momento che questi pseudo ambientalisti, finanziati dai soliti noti e gonfiati come mongolfiere dall’aria fritta delle campagne di Greta Thunberg,(1) erano dati come possibili vincitori delle elezioni tedesche del 2021, con alcuni sondaggi che li davano addirittura come primo partito davanti alla Cdu. Ma ci pensò Annalena a perdere voti a man bassa: prima posizionandosi su posizioni estreme che le alienarono l’elettorato più moderato, poi inanellando una incredibile serie di dilettantismi, sciatterie, vanità cui si sono aggiunti vari elementi di scandalo, come la dichiarazione in ritardo dei “contributi” che le passava il partito o la scoperta di aver mentito su titoli di studio e sulla presunta appartenenza ad organizzazioni internazionali. E infine con la scoperta che un suo libercolo – “Adesso: come rinnoveremo il nostro Paese” – straordinario capolavoro di insipienza, era pieno zeppo di plagi. Del resto, la Baerbock non era nemmeno riuscita a laurearsi in economia e ostentava al suo posto l’ennesimo “masterino” preso a Londra, il premiato diplomificio firmato Rothschild, dove simili titoli sono più inflazionati della birra e costituiscono solo un certificato di fedeltà al neoliberismo e al globalismo.

Il resto è noto, soprattutto il colpo che ha dato all’industria tedesca, la continua veemenza contro la Russia, la sua posizione contro la Cina e ultimo ma non ultimo, la sua accanita campagna per Israele e il suo buon diritto ad attaccare i civili per autodifesa, affermando: “Ho chiarito alle Nazioni Unite che i luoghi civili possono perdere il loro status di protezione perché i terroristi lo sfruttano”. Ciò è contrario ovviamente al diritto internazionale, ma questo Annalena non lo sa e in ogni caso se ne frega. Di fatto la sua più brillante operazione diplomatica sono stati i suoi viaggi a fondo sessuale in Africa, che sarebbero fattacci suoi se non fosse che li ha fatti con i soldi pubblici prendendo aerei di stato e alloggiando a spese dell’erario. Di certo si può sbagliare nel giudicare qualcuno, si possono prendere fischi per fiaschi, ma quando si persevera nel pompare un personaggio inconsistente, ormai privo di qualsiasi credibilità, significa che l’Occidente sceglie sempre la propria cattiva coscienza e che i fedeli del culto globalista non vengono mai abbandonati: il sistema ha bisogno di menti deboli e di elementi ricattabili per fare da interfaccia. Ma vuole anche dire che le Nazioni Unite rischiano di diventare una discarica di casi umani e di faccendieri senza vergogna di sé.

Redazione

 

 

 

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