”Dunque… mi trovo fuori città. Ed ho bisogno di una medicina.
BAGATELLE & ROVINE
Dunque… mi trovo fuori città. Ed ho bisogno di una medicina. Una pomata antibiotica, per una escoriazione che mi sembra si stia infettando. Niente di ché. Una sciocchezza. O, se volete, una bagatella.
Comunque cerco una farmacia. Vado al banco e chiedo il prodotto. Ma il farmacista, debitamente mascherato nonostante si sia soli in negozio, scuote il capo.
“Mi dispiace. Ma senza ricetta del medico non posso. È un farmaco antibiotico…”
Lo guardo. Perplesso.
“Scusi, ma è solo una pomata…”
“Eh, ma è un farmaco che può avere controindicazioni. Ci vuole il parere del medico. Io non mi posso assumere la responsabilità…”
“Scusi… È sabato ed è agosto. Non sono nella mia città. Dove lo trovo un medico che mi faccia la ricetta?”
“Beh, può andare al Pronto Soccorso…”
E mi viene in mente M., vecchio amico. Chirurgo. Da poco in pensione. Per anni l’ho sentito maledire medici di base e farmacisti.
Ci mandano una folla di malati immaginari e gente che ha bisogno di una crema per un eritema, diceva. E così noi dobbiamo perdere tempo. E magari ci arriva un infartato grave, e tardiamo ad accorgercene. Così ci resta secco. E poi la colpa è nostra…
Guardo di nuovo il Farmacista Mascherato.
“Io non ho il tempo di passare una giornata al Pronto Soccorso. In codice bianco. E poi…volevo chiederle una cosa…”
“Prego…”
“Lei non vive in Italia, vero?”
Mi fissa stranito.
“Come?”
“Sì… immagino che viva in Turkmenistan o nel Gabon, o dove preferisce…ma in Italia sicuramente no.”
Ora mi guarda preoccupato.
“Si sente bene?” mi chiede. E leggo nei suoi occhi che sta pensando di chiedere un TSO. Urgente.
Gli sorrido per tranquillizzarlo. Cosa inutile, perché anch’io sono stato obbligato a mettere la mascherina.
“No, glielo chiedo per cercare di capire. Vede negli ultimi anni i medici di base sono, semplicemente, svaniti. Con meritorie eccezioni, certo. Ma per lo più… Certificati online. Visite? Mai visti. Nel periodo del Covid erano, al massimo, disponibili al telefono. E ripetevano come pappagalli: tachipirina e vigile attesa. Roba che neppure un laureato ad Addis Abeba. Roba da Pierino medico della Saub, con Alvaro Vitali. E lei mi dice che per usare una pomata antibiotica dovrei chiedere il parere di tali luminari? Piuttosto vado dalla zingara. O da uno stregone bantu. Se lo trovo…”
Mi fissa in silenzio. Prende la pomata dal cassetto.
“Cinque euro”
Pago ed esco.
Il problema, però, è più vasto. Riguarda, certo, i medici, ma non solo loro. In questi anni è crollata ogni fiducia in tutte quelle istituzioni sociali, in quei corpi intermedi dello Stato – per rubare un’espressione a Luigi Sturzo – su cui si fonda uno Stato che sia comunità di uomini, di storie, di culture. E non solo una sorta di Moloch che tutto divora, che impone leggi ad arbitrio. Che domina solo con la paura e l’oppressione.
Rendendosi, per pavidità e/o interesse, complice della narrazione ufficiale sul Covid, di una tirannia folle e insensata, la classe medica ha fatto strame del giuramento di Ippocrate. E della sua, lunga e onorata, storia. Ha perso la fiducia della maggioranza dei pazienti. Si è rivelata come un mero istituto burocratico, asservito al potere.
Ma lo stesso si può dire per gli insegnanti. La categoria cui appartengo. Mascherine, DAD, assenza di rapporti umani con gli allievi. Totale disinteresse per la cultura e la formazione. Burocrati. Solo burocrati, per di più preoccupati solo per la propria preziosa salute. E diciamolo francamente…in molti casi, purtroppo, ben contenti di tirare lo stipendio standosene a casa. Beatamente in ciabatte. E fingendo che fare scuola sia parlare davanti ad un video.
Nella mia decisione di lasciare l’insegnamento, dettata da molte ragioni, questa ha avuto, comunque, una sua parte. E così per molti altri. Gli ultimi giapponesi della scuola Italiana.
E le forze dell’ordine? Carabinieri, polizia… godevano per tradizione, della fiducia degli italiani. Ma sono stati impiegati per opprimere i pericolosissimi no vax, per inseguire con l’elicottero un signore di mezza età che correva sulla spiaggia, per impedire a tre ragazzi di giocare al parco… Mentre il Governo apriva le carceri, e liberava capi della Camorra. Antica tradizione. Accordarsi con le mafie per contenere le rivolte popolari. E, in quei giorni, Napoli era una polveriera.
Ma sono stati costretti. Dovevano obbedire agli ordini, si dirà. Certo, e so che molti ne hanno sofferto. Ma vi sono stati anche troppi eccessi di zelo… E poi…. obbedivamo agli ordini… Non vi ricorda qualcosa?
E vogliamo parlare della magistratura? Del suo assordante silenzio? Della Corte Costituzionale? E lasciamo perdere i giornalisti. Che vengono, spesso, definiti giullari di corte. Ma è ingiusto. Tra un frizzo e un lazzo, il vecchio giullare aveva il coraggio di dire qualche mezza verità. I giornalisti di oggi… meglio lasciare perdere.
E gli artisti? Gli intellettuali? Gli uomini di scienza?
Allineati e coperti. Con mascherina e annessi e connessi.
Poche eccezioni. Tarro, Cacciari, Freccero… Montesano… Ruggeri… Subito isolati. Zittiti. Tacciati di essere vecchi rincoglioniti. E questo nella migliore delle ipotesi…
E il clero? Preti con la mascherina. Nessuna assistenza a malati e morenti. Amuchina al posto dell’acqua santa. Battesimo con la pistola a spruzzo. Il Papa in ginocchio di fronte al Salvifico Vaccino. E poi dovremmo ascoltarvi mentre parlate di vita eterna e della resurrezione? Ma mi faccia il piacere! Direbbe Totò.
Per altro anche massoni ed altri, che pretendono di essere depositari di antichi segreti spirituali, non si sono comportati meglio…
E allora cosa resta della nostra società? Cosa resta dell’Italia?
Anzi… È ancora possibile parlare di Italia?
Ah già… Restano i grandi interessi finanziari. I politici collusi con Big Pharma, con la speculazione sul mercato delle armi, con le speculazioni sul prezzo del gas, del grano.
E resta un volgo disperso che nome non ha. Per dirla col don Lisander.
Al quale il 25 settembre verrà, generosamente, concesso di votare…
E qui Totò non basta. Ci vorrebbe Eduardo. La, famosa, scena del pernacchio.