”Talvolta ho l’impressione che siamo restati indietro
BALLI SOLITARI
Talvolta ho l’impressione che siamo restati indietro. Con il tempo. Fermi alla fine degli anni ’80. Capaci di ragionare soltanto attraverso schemi vecchi. Peggio ancora, frusti ed ormai totalmente inutili.
Continuiamo, a diversi livelli, a guardare al mondo con gli occhi della Guerra Fredda. E questo ci impedisce di comprendere la realtà attuale. Anzi, anche solo di vederla. Per quello che è.
È una forma di malattia. Di ritardo mentale. Che affligge tanto il cittadino comune – o per lo meno quei pochi che ancora si interessano di cose che vadano al di là de “L’isola dei famosi” e altro ciarpame mediatico – quanto i, cosiddetti, esperti. Gli addetti ai lavori, politici, politologi, economisti, geopolitici…veri o presunti (più spesso presunti e presuntuosi) che siano.
Così continuiamo a ragionare come se il mondo fosse diviso in due blocchi. Noi e loro. Per i fanatici – che sono molti, e di diverse provenienze ideologiche – i Buoni e i Cattivi. Come sulla lavagna delle maestre di un tempo.
Ma anche coloro che si piccano di essere realisti, continuano a ragionare con categorie che altro non sono, ormai, che carabattole per robivecchi. Con una divisione in blocchi. Compatti e definiti. Mentre la realtà è diversa. Molto diversa. E basterebbe applicare allo studio della politica internazionale, e della geopolitica, il principio goethiano di un’osservazione scevra di pregiudizi. Di un’osservazione… spassionata. Per rendersene conto.
Certo, i blocchi ci sono. Perché l’utopia di un mondo unito sotto un solo comando – allucinazione o meglio incubo da vecchia serie di fantascienza – si è dimostrata da tempo falsa e fallimentare. E le alleanze sono inevitabili. Ma, ed è questo il nocciolo, non sono matrimoni monogamici. Né, tantomeno, indissolubili.
Volendo ricorrere alla metafora del ballo, vi sono molti che, pur dicendo partecipare a balli di gruppo, si lasciano andare, frequentemente, a performance individuali.
Insomma, ballano da soli.
La mente corre, inevitabilmente, alla Turchia. Che fa parte della NATO, e, quindi, è stretta alleata di Washington. Ma questo non impedisce ad Erdogan di intrecciare legami con la Russia di Putin. Ovvero con quello che, per la NATO, è in questo momento il Nemico.
Oppure viene da pensare all’India di Modi. L’antica politica di non allineamento, ha, con il governo di Modi, assunto tonalità diverse.
L’India è un paese cardine dei BRICS. Intrattiene importanti relazioni diplomatiche e commerciali con Mosca. Non partecipando all’embargo voluto da Washington. Anzi, traendone enormi vantaggi.
Al contempo, però, sfrutta la rivalità tra Stati Uniti e Cina per costruire un proprio corridoio commerciale, alternativo alla Via della Seta.
E che dire di Sauditi, Emirati Arabi, Quatar? Tutti, formalmente, alleati di Washington. E, al contempo, che flirtano con Mosca e Pechino. Gli Emirati che cooperano commercialmente con Nuova Delhi. I Sauditi che giocano una, rischiosa partita, riavvicinandosi a Teheran – “Stato Canaglia” per eccellenza secondo gli States – e, al contempo, favorendo precise frange del fondamentalismo sunnita.
In concorrenza con il Qatar, che è la base operativa dei Fratelli Musulmani. E, contemporaneamente, con sempre più stretti rapporti con Ankara.
Ma è nel cuore stesso dell’Europa, e della NATO, che si vedono sempre più danze solitarie.
La Polonia è, in apparenza, la punta di diamante dell’offensiva statunitense contro la Russia. E in difesa dell’Ucraina.
Tuttavia, la sua strategia politica è ben più complessa. E meno limpida.
Perché l’obiettivo finale di Varsavia è quello di costruire la Grande Polonia. Inglobando le province occidentali intorno a Leopoli, che oggi sono sotto il governo di Kiev.
Questo porterebbe necessariamente ad una spartizione dell’Ucraina con Mosca.
E, nonostante la proclamata russofobia, è questa un’idea che diventa, di giorno in giorno, più radicata a Varsavia.
E la Francia? La crisi del suo impero africano comincia a rivelare dei risvolti, quanto meno, interessanti. Il recente golpe in Gabon, che ha scalzato la dinastia Bongo, da sempre subalterna a Parigi, sembra non dispiacere (mero eufemismo) a Washington. Dove alberga l’ideuzza di sostituirsi agli amici francesi nel controllo delle risorse africane. Oltre ad una certa volontà di dare una lezione a Macron per la sua ambiguità nei confronti di Mosca.
E potrei continuare. Ma quello che conta è notare, pur con brevi cenni, che sono in molti, sulla scena internazionale, che oggi… ballano da soli. Perseguendo i propri, particolari, interessi nazionali.
E, forse, a Roma, qualcuno a Palazzo Chigi dovrebbe cominciare a prendere… lezioni di ballo.