La Grecia ha una carenza di manodopera e un problema di bassi salari
BASTA SABATO FASCISTA! IL SABATO SI LAVORA E NON SI RECUPERA!
Graecia capta ferum victōrem cepit. («La Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore» f.d.b.). In attesa che il ministro delle cerimonie partenopee spieghi che la frase si riferisce alla Germania o alla Groenlandia, un segnale che arriva da Atene dovrebbe iniziare a preoccupare i sudditi del “selvaggio vincitore”. Perché l’introduzione, anzi la reintroduzione, del sabato lavorativo crea un precedente che i buoni padroni italiani potrebbero voler seguire.
La Grecia è alle prese sia con una carenza di manodopera in alcuni settori sia con un problema di bassi salari. E i due aspetti sono strettamente legati poiché le retribuzioni inadeguate hanno spinto molti giovani ad abbandonare il Paese. Ed ora Atene favorisce l’arrivo di lavoratori senza diritti dall’Egitto e dall’India.
Ma non sono sufficienti. Ed allora è arrivata la reintroduzione del sabato lavorativo, per un totale di 48 ore alla settimana. In cambio di un aumento dello stipendio sino al 40%. E se si lavora in un giorno festivo, la paga cresce ulteriormente.
D’altronde, come in Italia, il lavoro povero rende impossibile approfittare delle comodità offerte dal Paese alle fasce più ricche. Ristoranti e vacanze riservati agli altospendenti, vini e cibi di qualità irraggiungibili per chi ha lavori e salari medi. E allora, se non puoi permetterti un cinema o un concerto, un fine settimana al mare o un breve viaggio in una località di cultura, a cosa ti servono due giorni di riposo alla settimana? Per stare in casa buttato su un divano a guardare la TV litigando con il coniuge e con i figli? Meglio andare a lavorare, per incassare pochi euro in più che serviranno ai figli per ubriacarsi con un pessimo superalcolico.
In Grecia, certo. Ma l’esperimento potrebbe essere contagioso. D’altronde bisogna far dimenticare le iniziative ludiche del sabato fascista.