Dai miti greci alla satira moderna: perché l’epica non è sempre seriosa

Immagini tratte dal video “La BATRACOMIOMACHIA – La Battaglia tra le Rane e i Topi (Omero❓) edito da “Pasticciotti”

BATRACOMIOMACHIA: QUANDO RANE E TOPI COMBATTONO

COME EROI EPICI

Il poema burlesco dell’antichità che prende in giro l’epica greca e ci insegna a ridere delle nostre battaglie

La guerra tra rane e topi: una parodia epica che, con ironia tagliente, smonta i miti dell’eroismo classico, rivelando le assurdità della guerra e i difetti umani che si nascondono dietro le grandi battaglie.


Batracomiomachia: quando l’epica incontra il grottesco

La parola Batracomiomachia è un piccolo capolavoro linguistico che anticipa il tono ironico e parodistico dell’opera stessa. Di origine greca, si compone di Βάτραχος (bátrachos), “rana”, Μῦς (mŷs), “topo”, e Μάχη (máchē), “battaglia”. Letteralmente significa “la battaglia tra rane e topi”, un titolo che, pur suonando epico, tradisce fin da subito la sua vena comica.

Il poema utilizza il linguaggio e le strutture dei grandi poemi epici greci, come l’Iliade, ma anziché eroi valorosi e dèi vendicativi, i protagonisti sono piccoli animali. Il sublime si mescola al grottesco, e l’epica si trasforma in burla.

Dietro questa apparente leggerezza si cela un’ironia tagliente: il contrasto tra la grandiosità dello stile e la banalità dei protagonisti mette in luce l’assurdità della guerra, esaltando i capricci e le debolezze che spesso la scatenano. Come suggerisce il titolo, non importa quanto epico possa sembrare uno scontro: la sua ragione può essere altrettanto insignificante quanto la rivalità tra una rana e un topo.

Batracomiomachia: quando la guerra si fa grottesca

Il titolo Batracomiomachia ha un fascino tutto suo: da una parte è un termine ironico e ricercato, perfetto per definire l’assurdità di certe dispute, dall’altra è il nome di un divertente poemetto eroicomico. In esso si racconta la surreale guerra tra rane e topi, un’opera che gioca con il linguaggio e i temi epici per creare una parodia irresistibile.

Immaginate una scena familiare: siete nel bel mezzo di una discussione apparentemente infinita. Magari i vostri fratelli stanno litigando per accaparrarsi l’ultima polpetta al sugo nella pentola, oppure i vostri coinquilini si scambiano accuse su chi debba lavare i piatti che si accumulano in cucina come una torre di Babele. In situazioni simili, avete due opzioni: potete approfittarne con la legge del “tra i due litiganti, il terzo gode”, oppure, con compostezza teatrale, potete calare un colpo di scena esclamando: “Basta con questa batracomiomachia!”

Se scegliete la seconda strada, preparatevi a vedere facce perplesse e sopracciglia alzate, seguite dalla fatidica domanda: “Ma che vuol dire ‘batracomiomachia’?” Ecco allora la spiegazione, con tanto di curiosità che vi darà un’aria da intellettuali (e non guasta mai): la Batracomiomachia è il titolo di un’opera attribuita a Omero, anche se gli studiosi moderni preferiscono parlare di un autore successivo. In questo poemetto, si narra della guerra tra rane e topi, una storia che unisce ironia e stile epico.

Immagini tratte dal video “La BATRACOMIOMACHIA – La Battaglia tra le Rane e i Topi (Omero❓) edito da “Pasticciotti”

 

La trama della Batracomiomachia: una guerra (quasi) epica

Tutto comincia sulle rive di uno stagno, dove Gonfiagote, re delle rane, incontra Rubamolliche, principe dei topi, che si è appena salvato da un agguato felino. Gonfiagote propone di portare Rubamolliche sul dorso per mostrargli il lago, garantendo la massima sicurezza. Ma quando una biscia attacca, Gonfiagote si immerge d’istinto, abbandonando il povero Rubamolliche, che muore annegato.

Quando la notizia raggiunge Rodipagnotta, re dei topi e padre di Rubamolliche, la vendetta è inevitabile. Rodipagnotta raduna il suo esercito di topi e dichiara guerra alle rane. I due eserciti si affrontano in uno scontro che riecheggia i grandi duelli omerici: le minuziose descrizioni dei guerrieri, le armi improvvisate e le gesta di eroi come Scavizzolabriciole, il più coraggioso dei topi, ricordano gli scontri epici dell’Iliade, ma con un tono decisamente parodistico.

Gli dèi dell’Olimpo osservano lo scontro dall’alto, restando perlopiù neutrali. Solo Zeus interviene quando vede che le rane, ormai decimate, stanno per soccombere. In un perfetto deus ex machina, Zeus invia un esercito di granchi che sterminano i topi e ribaltano le sorti della battaglia. Così, le rane trionfano e la guerra si conclude.

Una parodia della poesia epica

La Batracomiomachia non si limita a giocare con i toni dell’epica: ne smaschera le esagerazioni e i cliché. La guerra tra rane e topi, durata appena un giorno, fa il verso ai dieci anni di guerra tra Achei e Troiani nell’Iliade. Gli eroi animali hanno nomi buffi come Gonfiagote e Rodipagnotta, e le loro gesta sono descritte con il tono solenne riservato a personaggi come Achille ed Ettore.

L’autore utilizza con maestria gli elementi tipici della poesia epica, come il catalogo degli eroi, dove si elencano i guerrieri di ciascun esercito, o le descrizioni dettagliate dei duelli, che, dato il contesto animalesco, diventano irresistibilmente comici. Gli dèi, solitamente impegnati a influenzare le sorti degli uomini, si trovano spettatori di una contesa futile, una guerra che accende i riflettori sul ridicolo insito nei conflitti, rendendo il poema non solo un’opera di intrattenimento, ma anche una riflessione sulla stupidità della guerra.

Ed è proprio da qui che nasce il significato moderno della parola “batracomiomachia”: un termine raro, quasi prezioso, per descrivere una contesa futile o priva di senso.

Dalla Batracomiomachia omerica a Leopardi

La Batracomiomachia godette di una certa fama già nell’antichità, ispirando molti autori a cimentarsi con il genere eroicomico. Nell’età moderna, questa tradizione viene ripresa da autori come Lope de la Vega, con la sua Gattomachia, un poema eroicomico che narra la battaglia tra gatti innamorati, una parodia divertente della poesia epica e Alessandro Tassoni, autore del capolavoro eroicomico italiano La secchia rapita. Il poeta trae ispirazione da un fatto realmente accaduto nel 1325, quando i Bolognesi, fatta irruzione nel territorio di Modena, furono respinti ed inseguiti fino alla loro città dai Modenesi, che, fermatisi presso un pozzo per dissetarsi, portarono via come trofeo di guerra una secchia di legno.

Immagini tratte dal video “La BATRACOMIOMACHIA – La Battaglia tra le Rane e i Topi (Omero❓) edito da “Pasticciotti”

Nell’Ottocento, Giacomo Leopardi si interessò profondamente alla Batracomiomachia. Non solo ne tradusse il testo greco in ben tre versioni diverse, ma compose anche un seguito personale: i Paralipomeni della Batracomiomachia. Quest’opera, scritta in ottave, è una favola allegorica che usa la lente della satira per criticare il fallimento dei moti rivoluzionari del 1820-21 e, più in generale, l’assolutismo borbonico. Attraverso le rane e i topi, Leopardi racconta la sua disillusione verso la politica del tempo, in un’operazione che unisce l’umorismo alla profondità della riflessione.

Con questo mix di ironia, riflessione e abilità narrativa, la Batracomiomachia rimane un’opera senza tempo: una piccola perla della letteratura che ci invita a prendere con leggerezza le nostre “battaglie” quotidiane, ricordandoci che persino le guerre più feroci possono rivelarsi assurde come uno scontro tra rane e topi.

Riccardo Alberto Quattrini

 

 

 

 

(*) Immagini tratte dal video di Youtube “La BATRACOMIOMACHIA – La Battaglia tra le Rane e i Topi (Omero❓) edito da “Pasticciotti”

 

 

 

 

 

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