Tu chiamala, se vuoi, ossessione

Il gruppo musicale Compagnia dell’Anello

 

BERIZZI, L’OSSESSIONE MESCOLATA ALL’IGNORANZA PROVOCA DANNI


Tu chiamala, se vuoi, ossessione. Dopo quella degli scrittori di gialli e di noir – obbligati ad inserire sempre una vittima o un’eroina ebrea anche nelle storie ambientate nell’Ottocento, un mariuolo reazionario, un assassino razzista – non si può non ricordare l’ossessione dei giornalisti. Con in testa il prode Berizzi. Che è libero, ovviamente, di essere terrorizzato all’idea di una lady Piscina che marcia in fez e camicia nera (forse un camicione); che può spaventarsi se vede qualcuno salutare da lontano con la mano aperta; che può indignarsi di fronte ad un grembiule nero; che può confondere i fasci siciliani di fine Ottocento con quelli del 23 marzo del 1919.

Però anche Berizzi dovrebbe conservare un briciolo di senso del ridicolo. Invece no. Adesso ha preso di mira la frase “anche se tutti, noi no”. Che dà il titolo ad uno dei brani più noti della Compagnia dell’Anello, gruppo musicale che Berizzi ha in passato definito neonazista e che ora considera legato ai gruppi neofascisti degli Anni 70. I gruppi neofascisti non ci sono più, la Compagnia dell’Anello esiste ancora. Chissà a cosa sarà vicina, adesso.

Ma l’ossessione del giornalista di Repubblica è rivolta soprattutto alla frase, “slogan ricorrente della propaganda del regime di Mussolini e della Rsi”. Per carità, non si pretende certo che Berizzi abbia studiato, tantomeno il latino. Né che sia un credente. Però lo “slogan”, come lo definisce lui, è tratto dal Vangelo. Di Matteo, se mai volesse controllare (ma quando mai…).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Va beh, roba lontana. Però l’ha ripreso, lo slogan, anche Victor Hugo? Troppo lontano anche lui e troppo francese? E allora arriviamo alla Seconda guerra mondiale, ricordata proprio da Berizzi. E chi la utilizza? La Rosa Bianca, gruppo tedesco anti nazista. E poi uno degli ufficiali che tentarono di assassinare Hitler. D’accordo, Berizzi non è un latinista, non è un credente, non è un appassionato di letteratura francese, non conosce la storia contemporanea che cita a sproposito. E che sarà mai? Capita! Lui fa carriera in altro modo. [Tale frase era scritta anche sul frontone della casa di Philipp von Boeselager, ufficiale tedesco coinvolto nel fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, tra i pochi che riuscirono a scampare alla repressione. f.d.b.]

Però anche il buon senso latita. Perché il grande giornalista conclude la sua sparata sostenendo che la Compagnia dell’Anello ha addirittura cantato il proprio brano in occasione del concerto per il ventennale del gruppo musicale. Insomma, è come se Venditti cantasse Grazie Roma, se Vasco intonasse Alba chiara, se Vecchioni in un suo concerto proponesse Luci a San Siro. Cose mai accadute. Solo la Compagnia dell’Anello. “Anche se tutti, loro no”.

Redazione Electo
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