”«Dort, wo man Bücher verbrennt, verbrennt man am Ende auch Menschen» «Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini»
(Heinrich Heine)
Bücherverbrennungen, il rogo di libri.
”Bebelplatz è una delle piazze più belle della capitale tedesca. La piazza viene tristemente ricordata dove avvenne il più imponente e devastante rogo di libri della storia contemporanea. Nella notte del 10 maggio 1933, esattamente a mezzanotte, la piazza fu scossa da un rumore di carri trainati da buoi dove migliaia di libri furono trasportati e accumulati in quell’atmosfera delirante di ebbrezza collettiva, tra fiaccolate e inni di gioia davanti a un pubblico di 40.000 cittadini. Il Ministro della Propaganda Joseph Goebbels, dopo una sistematica opera di indottrinamento e meticolosi rastrellamenti per settimane all’interno delle biblioteche pubbliche e private, aveva raccolto opere considerate tra le più rappresentative di quella cultura “degenerata” di stampo ebraico (o genericamente non-tedesco) che il nuovo regime giudicava irrimediabilmente meritevole di essere annientata: Karl Marx, Heinrich Heine, Sigmund Freud, Bertolt Brecht, Thomas Mann, Erich Maria Remarque, Arthur Schnitzler, Ernest Hemingway, Jack London, Theodore Dreiser, Helen Kelle, August Bebel, a cui è poi stato dedicato il nome della piazza. Lì 25.000 volumi furono dati alle fiamme. Inaugurò con le sue parole la triste era della censura di stato. Erano trascorsi poco più di tre mesi dalla nomina di Hitler a Cancelliere del Reich, solo due dall’attivazione dei primi campi di concentramento per gli oppositori politici e pareva ormai sempre più imminente l’avverarsi dell’agghiacciante profezia che lo scrittore Heinrich Heine(1) poco più di un secolo prima aveva racchiuso nei versi di un’opera teatrale ispirata ad un altro rogo di libri “anti-tedeschi” organizzato nel 1817 dagli studenti delle corporazioni patriottiche presso il castello di Wartburg, e che così recitava: “…dove arde il libro, in fin si abbrucia l’uomo…”.
Anche Monaco, Amburgo e Francoforte furono teatro di altrettanti roghi che, seppur impediti in alcuni centri dalle avverse condizioni meteorologiche, erano stati tuttavia simultaneamente programmati in ben 26 città e che si protrassero fino al mese di giugno inoltrato. Quelli promossi dal governo nazista, del resto, furono solo alcuni dei tanti episodi accumulatisi nel solco di una lunghissima tradizione che, avviata – pare – nel lontano 1358 a.C. dalla volontà del faraone Akhenaton di cancellare ogni traccia del precedente politeismo dalla biblioteca di Tebe, si era via via consolidata attraverso la distruzione della biblioteca di Alessandria nel 642 e l’opera secolare della Congregazione dell’Indice, il Cile di Pinochet e la Sarajevo del conflitto balcanico, lasciando il proprio triste segno in una miriade di altri luoghi e di altre epoche in maniera del tutto trasversale alle culture e alle fedi religiose, finendo purtroppo per conoscere un rinnovato vigore ancora agli inizi di questo nostro XXI secolo nel drammatico incendio della Biblioteca Nazionale di Baghdad.
Per millenni moltissimi popoli avevano gestito la comunicazione di ogni sapere in condizioni di totale oralità; così si era fatto in India con i poeti-sacerdoti vedici, così si è continuato a fare per molto tempo nei paesi dell’Africa occidentale sub-sahariana con i griot o nell’Europa celtica con i bardi. Allo stesso modo, i Greci dell’età arcaica avevano riconosciuto un ruolo essenziale nel processo di produzione e trasmissione della cultura alle figure istituzionalizzate degli aedi, eleggendo questi “cantori di professione” a preziosi custodi della propria memoria storica, fatta di cosmogonie e genealogie, di norme comportamentali e principi giuridici, di rivoluzioni tecnologiche e progressi scientifici, di riti e consuetudini.
Per non dimenticare.
La “Torre dei Libri” è stata installata in occasione dei Mondiali di calcio del 2006, svoltisi in Germania, e poi smantellata. Il “vero” memoriale ai Bücherverbrennungen (roghi di libri), è quello permanente e ipogeo che si trova al centro della piazza. Si tratta di una lastra di cristallo trasparente, un monumento in ricordo del rogo dei libri del 1933. Una scultura di Micha Ullman dal titolo The library, l’artista israeliano, installata nel 2008, dove accanto vi è la citazione di Heine. Le dimensioni degli scaffali, completamente vuoti, capace di contenere 20.000 volumi, gli stessi dati alle fiamme quella notte.
NOTE
(1) Christian Johann Heinrich Heine (1797-1856). È stato un poeta tedesco, il principale del periodo di transizione tra il romanticismo e il realismo. «Chi brucia i libri, presto o tardi arriverà a bruciare esseri umani.»
(Heinrich Heine)
Fonte: Wikipedia.