Non sono un esperto di politica francese, ma sono curioso

BRANCALEONE ALLA CROCIATA (ANTIFASCISTA)


Preciso subito. Io non ho la pretesa di essere un esperto di politica francese. Uno dei tanti, di questi tempi tantissimi, che intasano con le loro analisi media e web. E che, probabilmente, avrebbero difficoltà a trovare Orleans o Bordeaux su una carta geografica.

Però sono uno curioso. E quando sento dire qualcosa cerco, se possibile, di verificarne la sostanza. Con dati concreti.

L’armata Brancaleone 1966 diretto da Mario Monicelli

 

 

 

 

 

 

 

Così, questa storia delle desistenze tra il partito di Macron e il Nouveau Front Poupulaire di Melénchon, tanto strombazzata come presaga della sconfitta della Le Pen, mi ha messo un tarlo in testa.

E sono andato a cercare qualche dato. Concreto, appunto, e non viziato dai sogni dei nostri opinionisti da salotto.

Intanto, che mai è questo Nuovo Fronte Popolare? Che, nel nome, richiama quello del 1936, quello di Léon Blum. Che portò la Francia al disastro. Ma che resta uno dei miti (fallimentari) dell’antifascismo transalpino. E, a ben vedere, anche di quello cisalpino.

Si è costituito il 10 giugno del 2024. Ovvero ierlaltro, ad essere generosi. E come portato del successo del Rassemblement National alle elezioni europee. Con lo scopo dichiarato di mettere insieme tutte, ma proprio tutte le sinistre per scongiurare la minaccia di un “governo fascista”.

Che, siamo onesti, come programma politico è davvero un po’… pochino.

Perché essere contro qualcuno o qualcosa non basta per dire di avere qualcosa in comune.

Antifascismo radicale e permanente. Gino Cervi in Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955)

 

 

 

 

 

 

 

E infatti vediamo chi ne è entrato a fare parte.

Troviamo il vecchio PCF, il partito comunista. O ciò che ne resta… ben poco. E la galassia frammentata dei socialisti. Più o meno democratici, più o meno eredi degeneri dell’era, ormai archeologica, di Mitterand. Ed anche il POI, marxisti, o meglio trotzkisti.

E fin qui…

Poi ci sono i Verdi transalpini. Anche qui un arcipelago di atolli nella corrente. Ecologisti, socialisti ecologici. Ecologisti profondi (che mai vorrà dire?). E persino un partito dei vegani.

E, per non farsi mancare nulla, gollisti di sinistra (sic!), nazionalisti polinesiani, radicali di varie estrazioni, liberali di sinistra, antiglobalisti, anticapitalisti, regionalisti alsaziani, nazionalisti baschi, libertari…

Oltre, naturalmente, al, complesso e conflittuale, universo sindacale. Dalla, storica, CGT, agli autonomi.

Questo, dunque, il NFP. Tenuto insieme solo dall’odio e dalla paura. Che sono certo, buoni collanti elettorali. Ma… dopo?

Su che basi potrebbero restare insieme?

E, soprattutto, come accordarsi col Partito (personale e di plastica) di Macron?

Pacifisti con guerrafondai?

Filorussi dichiarati con atlantisti arrabbiati?

Quelli che scendono in piazza contro le riforme delle pensioni, con quello che, invece, l’ha imposta?

Sostenitori dei palestinesi e financo di Hamas, con chi va a braccetto con Netanyahu?

Sinceramente, l’armata Brancaleone, al confronto, figura come ben più omogenea e disciplinata.

L’armata Brancaleone 1966 diretto da Mario Monicelli.

Da queste resistenze potrà, forse, sortire l’effetto di impedire un governo Bardella. Ma non potrà mai venire fuori un qualche governo.

A Macron non interessa. Lui punta al caos parlamentare per governare solo e indisturbato. Senza controlli e contrappesi.

Alla lunga, anzi probabilmente a breve termine, questo, però, potrebbe scatenare un effetto devastante nella società francese. Un disordine ingovernabile ed ingovernato.

E questo non potrà che favorire Marine Le Pen.

Il cui obiettivo, non dimentichiamolo, non è far diventare Bardella capo del governo. Ma entrare, da Presidente, all’Eliseo.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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