Siamo sull’orlo di una carestia

CARESTIA!


Siamo sull’orlo di una carestia. Parola uscita, ormai da un paio di secoli dal vocabolario comune. In effetti è parola medioevale, “caristia”, dal latino “carestum”, participio passato di “carere”. Ovvero, mancare. Ed è, appunto, nella età di mezzo (come siamo usi chiamarla) che viene ad assumere il suo significato principale. Perché nel sistema economico del Medioevo, sostanzialmente chiuso e autarchico (almeno per lunga pezza) un qualsiasi sconvolgimento naturale, gelate, siccità, grandinate eccezionali, poteva causare una, improvvisa e pericolosa, crisi dell’approvvigionamento alimentare. Riducendo intere popolazioni alla fame e alla disperazione. Senza contare, naturalmente, le guerre. Che nel provocare carestie avevano la loro bella responsabilità. Anche se si trattava di un serpente che si morde la coda. La guerra provoca la carestia. Ma anche la carestia è causa di guerra. Se poi vi si aggiungeva la, quasi sempre concomitante, epidemia di un qualche morbo, il gioco era fatto. Tre dei quattro Cavalieri della Apocalisse entravano in azione. Provocando una, drastica e improvvisa, riduzione della popolazione. Per la gioia, a posteriori, degli odierni seguaci di quel demente, bigotto e criminale, che fu Malthus. Seguaci che, sospetto, la lezione della storia medioevale hanno ben studiato. Facendosi venire qualche ideuzza di cui stiamo vedendo l’applicazione pratica…

Certo, di carestie devastanti ve ne sono state anche in età contemporanea. Penso a quella delle patate che portò, a metà Ottocento, quasi all’estinzione gli irlandesi. Carestia cui, certo, contribuì una malattia della patata, che distrusse, per alcuni anni, i raccolti. Ma che, altrettanto certamente, venne notevolmente aiutata dalla politica inglese. E dalle leggi imposte. Anche perché la crescita demografica irlandese preoccupava, molto, Londra. E la Grande Fame venne proprio come il cacio sui maccheroni. Oltre un milione di morti. E un altro milione almeno emigrato. Problema risolto. Malthusianesimo applicato.

La Grande Carestia del 1845 per la peronospora malattia della patata.

Di questo, però, non si parla. Neppure nei libri di scuola. O si edulcora la vicenda, dando tutta la colpa alla malattia dei tuberi. Si sa… l’Inghilterra è la patria della democrazia liberale. Della Magna Charta Libertatum. Vuoi andare a far polemica su queste quisquilie?

Bucharin (al centro) e Rykov prima del loro processo, 1938

Si parla, invece, molto di più di Holodomor. La morte per fame di milioni di contadini ucraini e russi per i folli piani quinquennali del periodo staliniano. Ma se ne parla, oggi, soprattutto per dare addosso alla Russia di Putin. Dimenticando, volutamente, il particolare non secondario che a causare quello sfracello non furono i russi. Ma i sovietici, ovvero i comunisti. A capo dei quali vi era Stalin, georgiano. E l’unico russo nel comitato centrale era Bucharin. Che a quelle politiche si oppose. E mal gliene incolse…

Questo per dire che le carestie, in epoca moderna, non vengono causate da disastri naturali. E, in fondo, neppure da guerre. Bensì da precise scelte politiche. Mirate, spesso, proprio a questo. Per distruggere una classe sociale… per annientare un popolo. O, più semplicemente, per speculazione economica.

E dopo aver giocato ancora una volta a fare il professore, veniamo al dunque.
Sinceramente parlare oggi di, più o meno imminente, carestia, appare alquanto strano. Scaffali dei supermercati strapieni. Gente che si abbuffa ovunque. Problemi diffusi di obesità e sovrappeso. Che i mesi di lockdown hanno di molto accentuato. In Africa, dove la carestia è cosa cronica e la gente muore di fame, non si vedono molti ciccioni…
Però, qui, di carestia imminente si fa un gran parlare. E la cosa viene sempre più enfatizzata dai Media. Manco volessero menare gramo…
In effetti qualcosa sta succedendo. Sui banchi dei negozi la pasta è rincarata di molto. Già da fine febbraio. Colpa della guerra in Ucraina, ci dicono. Colpa di Putin.

Perché è aumentato il prezzo della pasta? Ce lo spiega in modo chiaro Cosimo Rummo

La questione delle scorte di grano

“Per la nostra pasta bio, il grano è 100% italiano, mentre per la normale pasta di semola di grano duro usiamo l’80-85% di grano che arriva dal nostro Sud e il resto lo compriamo in Australia oppure negli Stati Uniti, in Arizona e California – ci hanno detto dall’azienda – Ma a questi aumenti non possiamo comunque sfuggire”.» (Cosimo Rummo)

Già… però la gran parte del grano utilizzato dai nostri pastifici, non viene dal Mar Nero. Ma dal Canada. E non mi risulta che la Russia abbia conquistato Ottawa. A meno che non mi sia sfuggita la notizia…
Poi… perché dovrebbe rincarare, quasi raddoppiare, una nota marca di pasta, che sulla confezione porta orgogliosamente la scritta: Grano 100% italiano?
Sarò tardo e lento. Ma anche qui, qualcosa mi sfugge…
E poi, se anche fosse, perché avrebbe dovuto rincarare da febbraio? La pasta sugli scaffali dovrebbe essere fatta con il grano mietuto lo scorso anno… A meno che in Ucraina non si faccia il raccolto in gennaio…

Poi, non solo il grano. Sembra che dall’Ucraina dipenda un po’ tutto. Paese fortunato. Di immense risorse e ricchezze naturali… Chissà perché, però, sì trova agli ultimi posti in Europa per reddito medio… Mah
Comunque, mi è capitato di leggere che anche la mozzarella di bufala sta notevolmente rincarando. Causa guerra. E qui ho scoperto che i, temuti, cosacchi altro non sono che butteri col colbacco…

Lo so, lo so… la sto proprio buttando in vacca (visto il riferimento ai butteri.). E non tengo conto del problema del gas, del petrolio, dell’energia…
Che però dovrebbe rincarare, o peggio mancare, solo nei prossimi mesi. Per effetto delle sanzioni che il Genio al comando ha voluto mettere in opera contro la Russia. Per avere in cambio un buffetto affettuoso dal buon Joe Biden. Cosa di cui, però, si sono privati altri governanti europei. Come Macron e Schöltz…

Però gas e petrolio sono già decuplicati da mesi. Colpa della speculazione… ha detto un ministro. Evidentemente convinto di essere lautamente pagato per fare commenti come fosse all’osteria…

E intanto le prefiche si stracciano i capelli e le vesti. Inveiscono contro Putin, ci pronosticano un inverno di freddo e fame.
Il Genio cerca di andarsene alla chetichella. Il Garante esce dal sarcofago per tentare di fermarlo. I giornalisti pregano per lui, che è stato tanto bravo, che ci ha portato a questo…
E gli italiani? Ci si dovrebbe aspettare almeno scene da rivolta del pane di manzoniana memoria. Assalti al forno delle grucce. O, meglio ancora, Masaniello che aizza la piazza inferocita… Questo ci si dovrebbe aspettare. Come in tutte le carestie che si rispettino.

E invece gli italiani si preoccupano per la nuova variante Covid. Vanno a fare i bagni di mare con la mascherina, perché le meduse sono notoriamente portatrici del virus. Si fanno milioni di tamponi. E si mettono in fila per la quarta dose…

Anche questa, però, è, in fondo, una carestia. Gravissima. Di cervelli e attributi…

Andrea Marcigliano

 

 

 

[btn btnlink=”https://electomagazine.it/carestia/” btnsize=”small” bgcolor=”#59d600″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Fonte: ElectoMagazine del 18 luglio 2022[/btn]

 

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