“Tra regole, divieti e sorveglianza: chi decide cosa è giusto o sbagliato nel vivere di ogni giorno?”

CERCASI CONTROLLORI DELLA VITA QUOTIDIANA

di Ala.de.granha

Tra norme sempre più stringenti, divieti impliciti e una sorveglianza crescente, si delinea una nuova figura: i controllori della vita quotidiana. Ma chi stabilisce i confini tra libertà individuale e controllo sociale?


L’Italia è quello strano Paese dove esistono le categorie professionali dei “sopravvissuti” e dei “parenti delle vittime”. Categorie generalmente fastidiose che riescono a sporcare il ricordo di chi ha perso la vita per i più diversi motivi. Adesso sono iniziate le polemiche, e sono partiti gli immancabili ricorsi per la morte dei due alpinisti romagnoli sulle montagne d’Abruzzo.

 

 

 

 

 

 

 

“Dovevano fermarli!”. Il ritornello, fastidioso e pericoloso, di chi vorrebbe affidare il controllo di ogni aspetto della propria vita a qualsiasi autorità esterna. Chi avrebbe dovuto fermare due alpinisti esperti? I lavoratori della funivia che, per contratto, devono essere esperti di questioni meccaniche e non di escursioni in alta quota?

Chi deve fermare gli sciatori che affrontano un fuori pista? Chi deve decidere se un’escursione è pericolosa, se è adatta alle capacità di chi vuole affrontarla? Davvero qualcuno vorrebbe una patente per camminare, per correre, per nuotare? Quanti metri al largo ci si può spingere, davanti ad una spiaggia, prima che qualcuno invochi l’intervento del bagnino, o di qualunque autorità, per bloccare il nuotatore anche se esperto?

Per lasciare che un ragazzo ed una ragazza si frequentino servirà il nulla osta dello psicologo? Per lasciar giocare a pallone un ragazzino, in un prato, servirà il permesso del cardiologo?

È la libertà che fa paura a questa società malata. La libertà di decidere, di scegliere. Anche di rischiare. Perché il rischio fa parte della vita.

Colui che non rischia niente
non fa niente, non ha niente, non è niente.
Evita la sofferenza, il dolore,
ma non impara, non prova sentimenti,
non cambia, non cresce, non vive.

È uno schiavo che ha venduto la sua libertà.
Soltanto chi rischia è libero.
Il pessimista si lamenta del vento,
e l’ottimista è certo che cambierà direzione.
Il realista indirizza la sua rotta in conseguenza di esso.

(Kipling).

Ma in questa società malata si preferisce delegare, affinché le responsabilità siano sempre di qualcun altro. “Dovevano fermarli”. Dovevano impedire a due adulti esperti di montagna di vivere il proprio sogno. Anche a costo di morire. Perché, per qualcuno, è meglio sopravvivere di fronte alla TV ingollando tranquillanti.

Redazione Electo
Ala.de.granha

 

 

 

 

 

 

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