Girando in Rete…

Il “Ritratto di Rodolfo II come il dio Vertumno” è un olio su tavola di Giuseppe Arcimboldo, dipinto nel 1590 e ad oggi conservato nel castello di Skokloster – ad Habo, in Svezia

CHI ERA COSTUI?


Girando in Rete, mi sono casualmente imbattuto in una breve scheda relativa a uno sconosciuto scienziato russo, un certo Alexander Silvestrov. In effetti la cosa potrebbe sembrare di nessun interesse. Ma, leggendo distrattamente, ho avuto un attimo di sconcerto. Leggo infatti: “born 22 October 1899 – died 1 April 2009”

Sicuramente un errore di stampa, ho pensato. Non poteva avere 109 anni. La cosa mi incuriosisce, ma le scarne notizie biografiche riportate nella scheda non sono di grande aiuto. Nato in un paesino vicino a Kiev, si trasferì a Mosca nel 1915. Lì, nel 1924, si laureò in chimica, biologia e filosofia. Si aggiunge solo che le sue paradossali teorie sull’alimentazione sono oggi dimenticate. Seguono alcuni titoli, opere di carattere scientifico e un’autobiografia dal titolo nostalgico, “Ritorno a casa”.

Mi viene il desiderio di saperne di più. Comincio a vagare tra indecifrabili blog in caratteri cirillici, rappezzando traduzioni di fortuna. Tassello dopo tassello, infine la storia comincia a prender forma. I dati salienti che ho potuto ricostruire sono questi: Silvestrov, membro dell’Accademia delle scienze dell’URSS, nacque effettivamente nel 1899. Nel 1946 si ammalò gravemente, tanto che i medici gli diedero non più di un anno di vita. Non mi è riuscito di scoprire di quale patologia soffrisse, forse un tumore. Lo scienziato, comunque, non si arrese e decise di trovare da sé una terapia.

Nel corso della sua ricerca, gli capitò per caso di leggere, in una pubblicazione dei primi anni del secolo, i risultati di uno studio condotto da un biologo inglese su alcune popolazioni, nell’India del Nord e nel Sud America, che sembravano immuni quasi da ogni malattia, molto longevi e vigorosi. Caratteristica comune a queste popolazioni era un’alimentazione molto povera, composta quasi esclusivamente di frutta, verdura e ortaggi.

Silvestrov decise di sperimentare su di sé gli effetti di questa dieta e con suo grande stupore notò sensibili miglioramenti nel suo organismo. Dopo tre anni, non solo egli era ancora in vita, ma era anche completamente guarito. I medici che ne avevano diagnosticato la morte imminente restarono ovviamente perplessi ma relegarono il caso tra quelli di irrilevante incidenza statistica. Silvestrov era invece deciso a capire quello che gli era successo.

Condusse perciò una serie di esperimenti sui topi, che divise in due gruppi: gli ‘ortodossi’ e gli ‘eretici’. I primi venivano alimentati con quello che ogni uomo mangia normalmente: carne, salumi, pesce, latte, burro, formaggi, uova, pane, pasta, riso, biscotti, fagioli, frutta, verdura. Gli altri, gli ‘eretici’, nutriti solo con frutta e verdura. I risultati furono sorprendenti: dopo 18 mesi, gli ‘ortodossi’ presentavano una serie impressionante di patologie. Molti erano morti e l’autopsia rivelava danni diffusi agli organi interni. I pochi sopravvissuti erano animali malati, spesso obesi, debilitati ed estremamente aggressivi, fino al cannibalismo. Gli ‘eretici’, al contrario, non mostravano alcun segno di disturbo organico, erano tutti in perfetta forma e di carattere pacifico.

Silvestrov, conscio che tra un topo e un uomo ce ne corre, decise di ripetere la prova su esseri umani. Ottenne il permesso di effettuare i suoi esperimenti in alcuni ospedali dell’Unione Sovietica. In seguito, anche in alcune prigioni, dove il tasso di violenza era altissimo e la prospettiva di ridurre l’aggressività dei carcerati era considerata un’utopia. I risultati furono sempre gli stessi cosicché, nel 1957, Silvestrov pensò fosse tempo di comunicare gli esiti della sua ricerca alla comunità scientifica.

Raccolse le sue osservazioni empiriche e le sue ipotesi teoriche in un volume che intitolò “Paradossi della nutrizione”. Nonostante alcuni favorevoli commenti accademici, ai suoi studi non venne dato alcun risalto. Silvestrov restò molto frustrato dal silenzio creato intorno alla sua opera ma capì presto che il suo lavoro minacciava gli interessi di due colossi che era folle voler sfidare: l’industria farmaceutica e quella alimentare. All’uscita del suo secondo libro sull’argomento, “Cibi patogeni”, Silvestrov fu infatti aspramente attaccato da vari medici e ricercatori, che negavano ogni scientificità alle sue ricerche e ne evidenziavano i rischi per la salute; la stampa, da parte sua, gli dedicò alcuni articoli, spesso ironici, sempre volti comunque a screditare le sue tesi.

Silvestrov, amareggiato ma non scoraggiato, decise di continuare autonomamente. Aprì una piccola clinica privata sul Mar Nero, dove curò e guarì migliaia di persone. Nel frattempo, elaborò una più complessa teoria sul rapporto tra malattia, cibo e psiche. Denunciò inoltre le atrocità degli allevamenti intensivi, dei macelli e della vivisezione, l’assurdità di un sistema che spreca il suo patrimonio agricolo per nutrire animali invece che uomini, l’uso di fertilizzanti chimici, pesticidi, diserbanti, i veleni nei cibi industriali, la dannosità dei farmaci e l’esistenza di strutture di potere che hanno interesse a mantenere le persone nella malattia e nell’ignoranza. I suoi articoli furono stampati in forma privata per un ristretto circolo di amici e discepoli.

Morì veramente all’età di 109 anni “addormentandosi serenamente”. Nel 2016, una piccola casa editrice russa pubblicò in tiratura limitata un suo testo di carattere autobiografico, “Ritorno a casa”, scritto pochi anni prima di morire, e definito “una romantica utopia”. Il vecchio studioso ripercorre la sua vita di ricercatore, di pioniere, di pensatore controcorrente. Affidando a un immaginario uomo del futuro i principi del suo umanesimo scientifico, vagheggia un mondo nuovo, coltivato con immensi frutteti, dove nessuno soffre la fame, nessuno è malato, nessuno è costretto a lavori ingrati, dove regna la concordia tra ogni essere vivente. Pare che il libro, mai tradotto, sia ormai introvabile. Ma gli scarni accenni al suo contenuto son sufficienti per capire chi era costui: un grande sognatore.

 

By Ramingo

 

 

 

 

 

 

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