Dalla guerra fredda alla nascita della bomba atomica sovietica, i segreti della nostra storia più recente

CHI HA COSTRUITO IL MURO DI BERLINO?

 

Muro di Berlino, chi l’ha costruito? A 30 anni dalla caduta è ancora un problema

 

Il Muro costituisce la metafora e la sintesi dell’intera Guerra fredda. È uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte alla straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il Muro segna anche, al tempo stesso, l’inizio della manipolazione di massa in forme completamente nuove rispetto al passato e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica.

Una prefazione dovuta

Oggi in “Parliamo di Libri” ci occupiamo di un autore che malauguratamente è scomparso il 26 aprile dello scorso anno a Genova dove aveva studiato ed era stato dirigente nazionale della Federazione giovanile comunista Italiana (FGCI) e capogruppo per il Pci nel consiglio provinciale di Genova dal 1975 al 1979 in quell’anno inizia la sua carriera nel giornalismo come redattore all’Unità. Nel 1980 viene inviato dall’Unità a Mosca per seguire le Olimpiadi: viene poi confermato come corrispondente del quotidiano in Unione Sovietica, fino al 1990, impara la lingua e intesse relazioni a tutti i livelli nella capitale moscovita. Quando arrivò a Mosca si mise subito su un binario, allora quasi impensabile per il comunismo, di indipendenza critica. I suoi coraggiosi articoli sulla società sovietica durante le Olimpiadi del 1980 scatenarono gli alti gradi dell’URSS, che ne chiesero l’immediato allontanamento ai dirigenti del Pci italiano. Enrico Berlinguer rifiutò.

Giulietto Chiesa si rivolge al Muro di Berlino, inteso sia nella sua materialità di barriera realmente esistita fino al 1989, sia nella sua concretissima materialità ideologica. Dopo aver effettuato numerose ricerche che non lo convinsero in quanto tutte demistificanti del punto di vista dominante – che santifica l’ordine reale prevalente – senza mai uno sguardo alternativo, che sappia mettere a nudo i reali meccanismi del potere e gli interessi su cui le narrazioni si reggono.

Fino a che gli venne in mente di aver letto, anni prima quando ancora giovanissimo frequentava le sezioni comuniste, di un opuscolo del Partito Comunista Italiano, intitolato Trattare subito per Berlino e il disarmo. Riconoscimento della RDT. Nessun impegno militare per l’Italia. La data di stampa indicava IX-1961. Fu il primo materiale propagandistico del PCI.

In quel libriccino Chiesa ritrovò tutto ciò che gli serviva pe iniziare a stendere un progetto che finalmente potesse cambiare il paradigma ricorrente.

Egli, con il supporto documentatissimo di testi e archivi, in un passaggio che merita davvero di essere meditato:

   «Oggi, a trent’anni dalla caduta del “Muro”, possiamo già intravvedere, pronosticare, il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria. È già avvenuto nel decennale e nel ventennale, ma il terzo decennio dal crollo di quel cemento sarà di qualche ordine di grandezza superiore. C’è una ragione precisa per questo innalzamento del volume delle trombe che suoneranno a tutto spiano: tanta più enfasi sarà data all’evento, quanto più serio è oggi il pericolo di una qualche revisione di quella narrazione».

Con quelle parole Giulietto Chiesa voleva significare che da quella data epocale del 1989 l’imposizione di un capitalismo esasperato. I famosi “trent’anni gloriosi” del capitalismo, racchiusi nell’arco temporale compreso tra il 1945 e il 1975, con una pressoché piena occupazione e un relativo benessere di cui hanno in parte beneficiato anche le classi meno abbienti, non era un dono di un capitalismo ancora munifico e dal volto umano. Erano, invece, l’effetto necessario della pressione esercitata dalla realtà situata al di là del Muro di Berlino, un modello alternativo di giustizia sociale e di esistenza. Quando il sindacato si sedeva al tavolo della contrattazione sociale, la sua “forza contrattuale” e rivendicativa era data, oltre che dalla coscienza di classe del proletariato unito e consapevole, dalla minacciosa ombra del gigante sovietico, che si stagliava dietro di lui e che ne consolidava la potenza.

L’Unione Sovietica svolgeva il ruolo di baluardo difensore, anche per via indiretta, degli interessi del Servo su scala globale – ampiamenti svolti nell’idea hegeliana – in particolare nella confinante Europa. Per Chiesa il collasso del colosso sovietico dissolse ogni freno inibitore all’aristocrazia euroatlantica, annichilendo l’argine reale e simbolico rispetto al duplice e sinergico processo di americanizzazione subculturale e militare del pianeta, di liberazione del capitale e della sua voracità di pluslavoro.

Peggio del mondo diviso nei due blocchi poteva esserci solo ciò che è venuto dopo. In sintesi, sono cinque i motivi fondamentali per cui occorre valutare positivamente, in termini dialettici, l’esperienza della Rivoluzione russa e dell’Unione Sovietica:

  1. La Rivoluzione di Lenin del 1917 è stata, dopo la Comune di Parigi, la prima rivolta delle classi subalterne organizzate contro il dominio classista del capitalismo egemonico.
  2. L’Unione Sovietica ha reso possibile quel comunismo a cui dobbiamo – contro le falsificazioni della storiografia pigra e alienata – la liberazione dell’Europa dai nazifascismi.
  3. Il socialismo reale ha contenuto, fino al 1989, a mo’ di potenza catecontica, la marcia della barbarie capitalistica: che infatti ha ripreso a furoreggiare incontrastata dopo il 1989.
  4. La Rivoluzione bolscevica e il comunismo storico novecentesco hanno reso possibile le conquiste salariali, il sistema welfaristico e le vittorie delle classi subalterne in Occidente.
  5. Il comunismo realizzato, pur con tutte le sue contraddizioni, ha reso possibile, a livello immaginativo, pensare un mondo diverso: rispetto alla barbarie del capitale, ma anche rispetto al comunismo realizzato.

È tutto fuorché accidentale che la naturalizzazione del capitale, nella forma assoluta di un capitalismo tout court, ma poi anche il processo di erosione dei diritti e, insieme, la controffensiva del signore ai danni del Servo, si siano verificati in seguito al crollo del Muro di Berlino, quando il colosso sovietico è rimasto ingloriosamente sepolto sotto le sue macerie. E, in questa luce, dovrebbe già risultare più chiaro chi siano realmente coloro i quali, ai piani alti del finanz-capitalismo, debbono davvero festeggiare la caduta del Muro.

 

Introduzione

Qualche lettore di fronte al titolo “Chi ha costruito il Muro di Berlino?”, potrebbe porsi legittimamente le seguenti domande: “Valeva la pena di scrivere un libro come questo?” “E vale la pena leggerlo?”.

La risposta a queste domande potrebbe essere un semplice e tondo “no”, se non avessimo a che fare con un autore come Giulietto Chiesa. Da quella penna non escono banalità. Chiesa non porta nel dibattito scientifico nuovi fatti, né documenti fino ad ora sconosciuti. Egli si guarda bene dall’intrepretare la creazione del Muro come un successo della RDT e dell’URSS. E dal descrivere il suo crollo dopo 32 anni come il risultato di una macchinazione maliziosa, o come una casualità storica.

Egli propone semplicemente di osservare, con la massima attenzione ai dettagli, la catena degli eventi che precedettero la decisione di innalzare il Muro di Berlino. E lo fa collocandola, quella catena, nel contesto della contrapposizione globale tra USA e URSS, i cui primi segnali emersero nell’intervallo di tempo che trascorse tra la Conferenza di Jalta (febbraio 1945) e la Conferenza di Potsdam (luglio–agosto di quello stesso anno).

Tra quelle due conferenze si collocò la “piena e incondizionata capitolazione” della Germania nazista, accettata congiuntamente dai comandi sovietico e americano. Ma, come ben presto si vide, con obiettivi sostanzialmente del tutto diversi, addirittura contrapposti gli uni agli altri.

Poiché nella letteratura storica e in quella nelle cronache occidentali risultò marginalizzato il tema che Giulietto Chiesa definisce come “olocausto tedesco”. Esso coinvolse diciassette milioni di tedeschi. Qui cito il brano:

«In grande parte il genocidio tedesco fu il risultato delle decisioni dell’Occidente. Non soltanto dell’Unione Sovietica. Sollevare quel tema avrebbe compromesso quella rappresentazione, tutta in bianco e nero, che era stata allestita proprio dagli americani (sebbene contrastata duramente anche all’interno degli stessi Stai Uniti) che già stavano impugnando lo scettro della dominazione imperiale, appena strappato dalle mani della Gran Bretagna».

Il libro di Giulietto Chiesa è colmo di questi e di altri elementi, del tutto ignoti al grande pubblico e ancor più alle nuove generazioni, e corredati da una rigorosa documentazione. In tal modo, ripercorrendo le vicende che precedettero il Muro, l’autore descrive la svolta che prese avvio precisamente nel 1945: una politica a tutto campo degli Stati uniti, fortemente indirizzata all’avvio di una lotta contro il “comunismo russo”, contro l’Unione Sovietica in primo luogo sul campo di battaglia europeo. Un’offensiva che fu basata su una potenza economica soverchiante: quella di cui godevano in quel momento gli Stati Uniti emersi dalla Seconda guerra mondiale. Ben diversa era la situazione dell’Unione Sovietica, uscita da una guerra che le aveva inflitto gigantesche distruzioni materiali e umane, e che doveva sostenere contemporaneamente tutto l’Est europeo, altrettanto devastato. Lo squilibrio delle forze fu decisivo. E, tuttavia, l’esito di quel confronto non fu scontato. Durò (se si prende come inizio il 1945) più di quarant’anni.

Fino a che Mikhail Gorbaciov non firmò la capitolazione. Che gli valse, a lui personalmente, i massimi riconoscimenti (il premio Nobel e il titolo di “migliore tedesco”, ma che fu rovinoso per l’Unione Sovietica. L’abbattimento del Muro di Berlino fu uno di quei punti della capitolazione e, sotto quel profilo, sarà molto istruttivo (prima di tutti per i leader politici della Russia moderna) affinché possano studiare meglio le cause e la storia che condusse a quella conclusione.

Voglio ancora tornare su un punto prima di concludere: questo libro di Giulietto Chiesa non è né pro-comunista, né pro-sovietico. L’autore, spesso e in piena libertà, indica le molte debolezze tanto della dottrina comunista nel suo complesso, quanto quelle del regime sovietico, dello stalinismo e del periodo di Nikita Krusciov. Complessivamente l’analisi dell’autore è del tutto non ideologica (se si accetta, ovviamente, il giudizio negativo sul fascismo e sul nazismo). Prendendo in esame la contrapposizione ideologica dei giocatori globali del momento (l’URSS e Gran Bretagna-Stati Uniti, e poi URSS e Stati Uniti-Gran Bretagna), Giulietto Chiesa esamina gli eventi, i momenti di svolta, gli episodi e le sfumature di quella lotta geo-politica e geo-strategica che, cominciata sul campo di battaglia del 1945, traslocò nella costruzione del Muro del 1961 e raggiunse il suo apice con la sua distruzione, nel 1989.

Sia sotto il profilo della sua regia, sia sotto quello dei suoi contenuti, questo dramma costituisce uno dei fili principali, si potrebbe dire uno dei nervi principali della storia dell’Europa e di tutto il mondo. Fino al momento attuale…  

L’autore

Giulietto Chiesa era nato ad Acqui Terme, in Piemonte, il 4 settembre del 1940.  Prima di iniziare la sua carriera nel giornalismo come redattore all’Unità, nel 1979, aveva studiato a Genova ed era stato dirigente nazionale della Federazione giovanile comunista Italiana (FGCI) e capogruppo per il Pci nel consiglio provinciale di Genova dal 1975 al 1979. Nel 1980 viene inviato dall’Unità a Mosca per seguire le Olimpiadi: viene poi confermato come corrispondente del quotidiano in Unione Sovietica, fino al 1990. In quegli anni, vissuti insieme alla compagna Fiammetta Cucurnia, inviata di Repubblica, impara la lingua e intesse relazioni a tutti i livelli nella capitale moscovita. Vince una borsa di studio del Woodrow Wilson International Center for Scholars con un progetto sulla democratizzazione dell’ex Urss e passa alla Stampa, come corrispondente e poi come editorialista, collaborando anche con testate televisive e radiofoniche italiane e internazionali.

In Russia resterà fino al 2000, scrivendo come notista per Il Manifesto. Ha scritto anche per la rivista di geopolitica Limes e per vari giornali russi, da Literaturnaja Gazeta a Itogi, facendo il commentatore politico per Russia Today. Il suo primo libro, del 1979, è la ricostruzione del fallito tentativo di recupero degli ostaggi americani nell’ambasciata di Teheran del 1979: Operazione Teheran (De Donato, Bari 1980). Durante la corrispondenza moscovita scrive L’Urss che cambia (Editori Riuniti, Roma 1987) con lo storico russo, allora dissidente, Roy Medvedev e, in forma di dialogo con Medvedev, nel 1990, per Garzanti, La rivoluzione di Gorbaciov, che viene edita negli Usa, da Pantheon Books, col titolo Time of Change.

Nel 2007 escono Zero. Perché la versione ufficiale sull’11 settembre è un falso, un volume collettivo, curato insieme al collaboratore Roberto Vignoli e il documentario Zero, inchiesta sull’11 settembre. Fonda anche una tv online, Pandoratv.it, si avvicina ai social network, con una pagina Facebook molto frequentata e un blog sul Fatto Quotidiano. Per Sputnik Italia scriveva delle relazioni tra Russia e Italia e della politica interna italiana.

Per la sua attività giornalistica, ha ricevuto nel 2002 il Premio Nazionale Cultura della Pace.

 

 

 

 

  • Chi ha Costruito il Muro di Berlino?
  • Giulietto Chiesa
  • Pubblicazione 16 settembre 2019
  • Pagine 156
  • Cartaceo Ebook

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Descrizione

Il Muro costituisce la metafora e la sintesi dell’intera Guerra fredda. È uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte alla straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il Muro segna anche l’inizio della manipolazione di massa, in forme completamente nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica. Oggi, a trent’anni dalla caduta del “Muro”, possiamo già intravvedere il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria: tanta più enfasi sarà data all’evento, quanto più serio è oggi il pericolo di una revisione di quella narrazione. In questo libro l’autore rivela aspetti sconosciuti e chiarificatori della nostra storia più recente. 

Con questo libro scoprirai:

  1. Perché doveva sorgere il Muro
  2. Storia e retroscena del Piano Morgenthau
  3. Nazismo, NATO e fine dell’Impero Britannico
  4. …e molto altro ancora.

 

 

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