La parte che l’ha impressa nell’immaginario collettivo quando si pronuncia Alien è il volto di Susan Alexandra Weaver. Attrice statunitense nata a New York l’8 ottobre 1949. E’ la figlia dell’ex presidente della NBC, Sylvester Pat Weaver, un vero pioniere della tv statunitense, e dell’attrice inglese Elizabeth Inglis. Lo spettacolo viaggia in famiglia, perché suo zio Doodles è un noto comico e cabarettista.

La sua adolescenza si rivela piuttosto difficile a causa di una profonda mancanza di fiducia in se stessa, dovuta anche ad un’altezza al disopra della media che la rende vittima delle battute dei suoi compagni. All’età di 14 anni è alta 1,80m comincia così ad andare da uno psichiatra per l’incapacità a comunicare con i suoi coetanei. Secondo il medico che la tiene in cura, però, è una normalissima teen-ager.

Sceglie di farsi chiamare Sigourney dal nome di uno dei personaggi del romanzo “Il grande Gatsby” di F. Scott Fitzgerald. Respirando l’atmosfera di quegli anni, nel 1967 parte per Israele, dove per un periodo lavora in una comunità agricola cooperativa (kibbutz). Tornata a casa, studia e scopre la recitazione: si laurea nel 1974 all’Accademia di Yale, cominciando a recitare in teatro e in televisione prima di percorrere i primi passi nel cinema con Woody Allen in Io e Annie (1977) dove ottiene una posa di sei secondi. 

Il ruolo, come si è detto, che la lancia come icona di un cinema moderno e visionario, arriva a trent’anni quando interpreta l’ufficiale Ellen Ripley nell’epocale Alien di Ridley Scott. Ripley la seguirà per tutta la sua carriera dopo una lunga pausa durante gli anni ’80 in cui si affranca subito dal personaggio che l’ha resa celebre affrontando ruoli e registi molto diversi, dal dramma politico con venature esotiche in Un anno vissuto pericolosamente (1982) di Peter Weir al comico-fantascientifico Ghostbusters.

Nel 1984 sposa Jim Simpson, un attore più giovane di lei di sei anni. Dal matrimonio nasce nel 1990 Charlotte.

Nel 1986 rivesti i panni dell’ufficiale Ellen Ripley gira Aliens Scontro finale (1986) di James Cameron – sfiorando qui Oscar e Golden Globe -. Seguiranno altre due nomination per la commedia Una donna in carriera (1988), in cui è una manager senza scrupoli, e per il film biografico, Gorilla nella nebbia (1988).

Il suo rapporto con gli Oscar si rivela piuttosto sfortunato. Nel 1993, infatti, il suo agente rifiuta in sua vece la parte della protagonista nel film Lezioni di piano di Jane Campion che frutta un Oscar a Holly Hunter. L’uomo agisce senza neanche consultarla e Sigourney reagisce licenziandolo immediatamente.

Dopo una pausa dal set di qualche anno per stare con la famiglia e co
n la sua prima figlia, Charlotte Simpson, la Weaver torna nel ’92 con Alien III per la regia di David Fincher, terzo episodio della saga dove recita con una rasatura a zero.

Gli anni Novanta la vedono ancora molto attiva, ma senza più centrare il successo di pubblico dei dieci anni precedenti. First lady in Dave – Presidente per un giorno di Kevin Kline (1993). Nel 1994 interpreta con Ben King
sley la crudissima trasposizione del dramma teatrale La morte e la fanciulla, per la regia di Roman Polaski, che le fa conoscere il maestro di recitazione Jack Waltzer, grazie al quale comprende di intellettualizzare troppo i suoi personaggi. Prima di intraprendere un ruolo, infatti, tende a documentarsi approfonditamente. Da questo film in poi, invece, alla sua già spiccata bravura di interprete si aggiunge una maggiore capacità di sentire emotivamente il personaggio che incarna.

Nel 1995 la ritroviamo in una criminologa paranoica nel thriller Copycat ,

mentre nel 1997 si trasforma in una strega in Biancaneve nella Foresta Nera, prima di ritornare al vecchio amore con la regia di Jean-Pierre Jeunet in Alien La clonazione sempre del ‘97.

 

 

 

 

 

I suoi ultimi (finora) importanti riconoscimenti arrivano proprio in questo periodo, dalle nomination ai Golden Globe per la sua partecipazione al collettivo Tempesta di ghiaccio di Ang Lee (1997), (il film le frutta però un BAFTA(1)), e per la l’interpretazione del poco noto La mappa del mondo (1999) con Julianne Moore. Non vince, ma almeno ha la sua bella stella sulla Walk of Fame di Hollywood. 

Negli ultimi quindici anni mantiene solo ruoli da non protagonista, spesso in cast corali, in sordina. Si diverte con Gene Hackman nella commedia Heartbreakers (2001) ed è nell’indipendente Tadpole (2002) di Gary Winick, dove è oggetto di attenzione da parte di un quindicenne. Nel 2004 è nell’isolata comunità del suggestivo e ambizioso The Village  di M. Night Shyamalan. Nel 2007 cerca di rilanciarsi come madre ossessionata dal possibile ritrovamento della figlia, scomparsa sedici anni prima, in The Girl in the Park di David Auburn. 

Nel 2009, lavora di nuovo con James Cameron che l’aveva diretta in “Alien – Scontro Finale”. Questa volta interpreta la dottoressa Grace Augustine nel film Avatar. Nonostante il personaggio muoia, è previsto il suo ritorno per la seconda parte di Avatar in uscita nelle sale nel 2014. Nel 2012, invece, recita nella commedia “Vamps” diretta da Amy Heckerling.

Nel 2014 ha anche dato la sua voce alla Ripley che compare nel videogame Alien: Isolation, e si è dichiarata disponibile ad apparire nel prossimo Alien firmato da Neill Blomkamp. 

 

(1) (Il British Academy Film Awards è uno spettacolo annuale per la consegna dei premi presieduta dalla British Academy of Film and Television Arts. Viene spesso citata come l’equivalente britannico dei premi Oscar.)

Una donna in carriera (Working Girl, 1988), diretto da Mike Nichols.

 

 

 

 

 

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