”Qualcuno comincia a pensare sul catastrofismo climatico che…
CLIMA: “ECCO COME VI HO INGANNATO”
Probabilmente qualcuno comincia a pensare che il catastrofismo climatico, non funzionerà davvero come spauracchio e così mentre in Gran Bretagna va deserta l’asta governativa per l’energia eolica off shore, anche dentro gli ambienti della ricerca qualcuno comincia a fare marcia indietro, anche perché la gratuità delle tesi espresse, è davvero ormai lontana non solo dalla concretezza, ma anche dalle leggi fisiche che spesso vengono ignorate nella “simulazioni ” dei catastrofisti. Adesso è esploso il caso di un eminente scienziato del clima che si è fatto avanti e ha ammesso il suo ruolo nell’ingannare il pubblico sul “cambiamento climatico”. Allo stesso tempo, ha anche messo in luce il potere eccessivo che i redattori delle riviste scientifiche hanno sulle carriere dei veri scienziati. Patrick T. Brown, docente alla Johns Hopkins University e dottore in scienze della terra e del clima, ha scritto sulla Free Press che la scienza del clima deve ora inserirsi in “narrazioni pre-approvate” per ricevere la pubblicazione da importanti riviste scientifiche. Ha anche rivelato di aver omesso un fatto chiave riguardante il cambiamento climatico e gli incendi in un recente articolo per una di queste riviste.
Brown apre il suo articolo citando esempi di AP, Bloomberg, New York Times e PBS, attribuendo la colpa degli incendi in Canada, Europa e Maui esclusivamente al cambiamento climatico. Lo scienziato prosegue poi spiegando di aver fatto pubblicare un recente articolo accademico su Nature, una delle riviste più accreditate scrivendolo in modo da tranquillizzare gli editori “svegli” che si preoccupano più di promuovere una narrazione piuttosto che la verità. Concentrandosi esclusivamente sul cambiamento climatico, Brown ha ammesso di aver ignorato un fatto estremamente critico riguardo agli incendi boschivi: l’80 % di essi sono causati dall’uomo. Ciò fa saltare completamente la narrativa fraudolenta che i media mainstream continuano a perpetuare.
Questa confessione è importante non solo in sé ma perché svela il cortocircuito tra ricercatori, università ed editori scientifici che può facilmente degenerare e che in effetti sta distruggendo la scienza. Alla radice di tutto c’è il famoso Publish or Perish che, come costrutto americano, è stato subito pappagallato in tutto l’occidente pensando che fosse la pietra filosofale per evitare quello che da noi si chiamava baronaggio e favorire il merito. Invece semplicemente i baroni sono rimasti e per giunta ne sono nati di nuovi nell’editoria scientifica, spesso detenuta in via diretta o indiretta dagli stessi editori o gruppi di interesse dell’informazione mainstream. Dice Patrick Brown: “Oggi è di fondamentale importanza per gli scienziati essere pubblicati su riviste di alto profilo che in molti modi, sono i guardiani del successo professionale nel mondo accademico. E gli editori di queste riviste hanno reso abbondantemente chiaro, sia con ciò che pubblicano sia con ciò che rifiutano, che vogliono documenti sul clima che supportino alcune narrazioni preapprovate, anche quando tali narrazioni vanno a scapito di una più ampia conoscenza per la società. Per dirla senza mezzi termini, la scienza del clima è diventata meno intesa a comprendere le complessità del mondo e più a fungere da sorta di Cassandra”.
Brown spiega inoltre che gli scienziati che non si attengono rigorosamente ai desideri degli editori rischiano di non pubblicare il loro lavoro, perdendo così un vasto pubblico e potenziali finanziamenti alle università. Brown rivela anche di essere stato vittima di questo bullismo: “Quando in precedenza avevo tentato di discostarmi dalla formula, i miei articoli furono respinti in tronco dai redattori di prestigiose riviste e dovetti accontentarmi di sbocchi meno prestigiosi”.
Infine, permettetemi di dire che oggi scienziati come Einstein, Plank, Heisenberg, Fermi, tanto per fare qualche nome avrebbero troppe poche pubblicazioni per essere chiamati da qualche università: ecco il punto a cui siamo arrivati dove di fatto alcune camarille politicizzare tipo l’Ipcc dell’Onu o appunto di dipendenti delle riviste scientifiche, determinano i contenuti: il clima lo fanno i miliardari.