Arrestatelo!
COMICHE FINALI
Dunque…Vladimir Putin va in Mongolia. Visita ufficiale, con tanto di autorità, parate, e tant’altro. Cosa assolutamente normale, visto che la Mongolia è, a tutti gli effetti, un paese subalterno economicamente (e non solo) alla Russia. Dalla quale dipende per oltre l’80% della sua economia.
Però la Mongolia fa parte di quei paesi che, formalmente, hanno sottoscritto accordi con l’Unione Europea. E che, in linea teorica, riconoscono l’autorità, più aleatoria che altro, della Corte Penale Internazionale. Che ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Vladimir Putin. E quindi…
Non continuo, perché fa già ridere così.
L’idea che la piccola Mongolia, pressocché in toto dipendente dalla Russia – e per ciò che resta dalla Cina – potesse permettersi di non ricevere Vladimir Putin come un ospite di riguardo, e osasse, addirittura, arrestarlo fa già ridere di per sé…
Se, poi, pensiamo, per un momento, in base a cosa, a quali leggi, a quali normative internazionali dovrebbe farlo…beh, la commedia diviene farsa. Teatro dell’assurdo.
Però, l’episodio diventa, a mio avviso, emblematico. Dell’assurdo che domina in certe élite – ma meglio sarebbe chiamarle conventicole – europee. Della loro incapacità di comprendere che il mondo è molto più vasto di quello che riescono a vedere. Della loro miopia, che li fa credere importanti, fondamentali…e li spinge a comportarsi di conseguenza. Ovvero, in modo semplicemente assurdo, appunto.
Lo stupore del governo di Ulan Bator dovrebbe essere tutt’altro che isolato. Venire condiviso universalmente. La Mongolia dipende al 100/100 dalle importazioni di gas dalla Russia. E non solo non dovrebbe ricevere il Presidente Putin con tutti gli onori, ma dovrebbe arrestarlo. E consegnarlo all’Occidente. Ai suoi nemici. Facilmente allo stesso dittatorello di Kiev, a quel personaggio da farsa che è Zelensky.
Ma siete pazzi? Ma vi rendete vagamente conto di quali sono le forze, reali, in campo?
Il problema sta proprio in questo. Nella, sostanziale, inettitudine delle, cosiddette, élite occidentali. Che sono ormai autistiche ed autoreferenziali. Incapaci di guardare al mondo per quello che è. Vasto, complesso, irriducibile, soprattutto, agli schemi ristretti, mentali prima ancora che politico-economici, di cui questo Occidente ormai vive.
Il mondo sta prendendo altre strade. Di sviluppo, di organizzazione. Certo, non sono sempre, anzi quasi mai, vie limpide. Presentano contraddizioni e contrasti a tinte forti. Ma sono, comunque, vie di sviluppo. Che, soprattutto, sfuggono completamente agli schemi, ristretti e asfittici, di certa diplomazia occidentale.
Che non ha compreso un bel nulla. Anzi, ha perso definitivamente, temo, il senso della realtà. Non si rende conto che il suo benessere, o meglio il benessere delle conventicole di minoranza che lo dominano e (s)governano, è sempre più decadente. E illusorio. Il resto del mondo, ovvero la più parte di questo, si è, ormai, destato. Ed ha preso altre vie.
Il sorriso di Putin in Mongolia ne è la sintesi più evidente. Quello del gatto che ha mangiato il canarino.