”Piccoli segnali, crepe quasi invisibili spesso annunciano le frane
COMINCIA IL REFLUSSO DALLE “AGENDE” DEL WEF
Piccoli segnali, crepe quasi invisibili spesso annunciano le frane e sebbene esistano interi eserciti di imbianchini che tentano di nascondere le fenditure che si aprono alla fine esse emergono alla superficie. Così mentre il mondo svegliato e climaterico festeggia ogni giorno i suoi fasti sul terreno dell’ipocrisia e del non senso, cominciano a venire fuori le prime magagne concrete che annunciano cambiamenti di rotta. Per esempio, la Disney(1) che è uno dei centri di stupidità planetaria a cui molti genitori affidano l’educazione dei figli visto che essi stessi sono stati allevati alla stessa scuola, ha finalmente e ufficialmente ammesso nei suoi notiziari aziendali che la sua controversa agenda politica e sociale sta costando caro alla società e agli azionisti. “Siamo di fronte a rischi relativi al disallineamento con i gusti e le preferenze del pubblico e dei consumatori per l’intrattenimento, i viaggi e i prodotti di consumo. La percezione dei consumatori della nostra posizione su questioni di interesse pubblico, compresi i nostri sforzi per raggiungere alcuni dei nostri obiettivi ambientali e sociali, spesso differisce ampiamente e presenta rischi per la nostra reputazione e i nostri marchi”.
O non si sa bene cosa si intenda per obiettivi sociali e ambientali, ma pare di capire che da una parte si voglia dare fiato alla stupida climatologia catastrofica e dall’altra all’educazione dei bambini alla “fluidità”. Ora il problema è fin troppo chiaro: perché mai un’azienda si intestardisce a creare prodotti e contenuti che le causano enormi perdite? E che pur di farlo arrivano a combattere battaglie politico – legali come l’opposizione della Disney alla legge della Florida sui diritti dei genitori nell’istruzione? Questo semplicemente dimostra l’esistenza di una cupola finanziaria e multinazionale interessata a certe ingegnerie sociali che di fatto si costituisce come un alter ego nascosto dietro i riti della democrazia, che tira i fili di una continua propaganda, la quale va ben oltre quella esplicita dei media che poi confluiscono attraverso i canali finanziari nelle medesime “scatole” azionarie. Secondo quanto riferito, la Disney ha perso un miliardo di dollari solo per quattro dei suoi recenti flop cinematografici “svegli”, denunciati dalla critica come spinte a promuovere agende politiche: si tratta dunque di somme ingenti che sono state lucidamente perse pur di perseguire certi contenuti. Questo porrebbe dei problemi legali e dei problemi politici riguardo all’esistenza di cartelli finanziario – industriali tesi ad imporre determinati messaggi.
Il fatto che ora le perdite dovute al perseguimento di questi obiettivi, non vengano più nascoste, ma confessate sottintendono che i messaggi del mainstream non riescono a passare nonostante la pressione continua che viene esercitata sull’opinione pubblica. E indica che probabilmente siamo al punto di reflusso. La stessa cosa accade per esempio al canale via cavo americano CNBC che ha deciso di sciogliere l’“ufficio climatico” deputato ad elaborare, organizzare e diffondere le castronerie catastrofiste catastrofiche facendo scomparire dai titoli le narrazioni di stagione, come ad esempio la tremenda minaccia rappresentata per il clima da torte e tacchini del Ringraziamento: evidentemente la dose di idiozia è stata troppa e persino le persone in coma profondo si sono ribellate esponendo il canale al pubblico ludibrio. Naturalmente ci sono state molte lamentele per questa defezione dalle favole raccontate dagli attivisti, ma in realtà le parole le loro parole hanno sempre più toni in cui si scorge la rassegnazione. Si può sperare che dopo decenni di collasso climatico promesso da decenni, la gente stia diventando consapevole che gran parte delle affermazioni fatte è solo pseudoscienza utilizzata per promuovere l’agenda Net Zero. La catastrofizzazione dei singoli eventi meteorologici è l’ultimo disperato lancio di dadi dopo 25 anni di rallentamento del riscaldamento. Il ragionamento della CNBC sembra chiaro: quanti soldi si possono guadagnare semplicemente sostituendo con notizie vere i comunicati stampa acchiappaclick di accademici che cercano disperatamente di assicurarsi finanziamenti per le loro sempre più fantasiose affermazioni sul clima? Forse sta arrivando il momento in cui si potrà davvero salvare il pianeta e non le casseforti dei super ricchi.
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