”L’artista colombiano, famoso in tutto il mondo per le sue opere caratterizzate da figure voluttuose e colori vibranti
CON L’ADDIO DI BOTERO L’ARTE CONTEMPORANEA
È MOLTO PIÙ POVERA
Il 15 settembre il quotidiano colombiano “El Tiempo” ha confermato, dopo un primo passaggio della notizia sull’emittente radiofonica “W Radio”, la triste notizia della dipartita del celebre pittore e scultore colombiano Fernando Botero, all’età di 91 anni.
Affetto negli ultimi giorni della sua vita da una grave forma di polmonite virale, Botero è stato costretto al ricovero in Ospedale da cui ha richiesto le dimissioni, nonostante l’aggravamento delle sue condizioni fisiche, per poter tornare nella tranquillità della sua casa nel Principato di Monaco, dove si sarebbe spento poi in seguito. Di recente lo scultore colombiano aveva sofferto anche la scomparsa della moglie, anch’ella malata da tempo.
Botero non ha smesso fino alla fine di portare avanti la creazione delle sue opere e fonti vicine a lui parlano di un artista instancabile che non ha smesso di dipingere fino al suo ricovero in ospedale.
Il quotidiano colombiano che ne ha confermato il decesso parla di Botero come dell’artista nazionale più grande di tutti i tempi.
Pittore, scultore e disegnatore, Fernando Botero era nato il 19 aprile 1932 a Medellín, secondo di tre figli. Dopo gli studi nel suo paese d’origine, la Colombia, all’inizio degli anni ’50 lo scultore intraprese grazie all’aiuto di una borsa di studio un viaggio via mare verso l’Europa per familiarizzarsi con l’arte del continente in alcune delle sue città più belle. Botero soggiornò e studiò a Madrid, Parigi e Firenze.
Quest’ultima città, e la Toscana in generale, segneranno profondamente la sua formazione culturale e qui si iscriverà all’Accademia fiorentina di San Marco, dove si innamora dell’arte rinascimentale italiana, studiando con particolare attenzione l’opera di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano, tre nomi che saranno profondamente influenti nello sviluppo della sua opera pittorica.
Secondo Botero, il dipingere doveva essere inteso come una necessità interiore, un bisogno che porta ad un’esplorazione ininterrotta verso il quadro ideale. Tuttavia, questo bisogno rimane sostanzialmente inappagato. Il colore rimane tenue, mai esaltato, mai febbrile, generalmente steso in campiture piatte ed uniformi, senza contorni. Da notare l’assenza totale delle ombreggiature nei suoi dipinti, perché essi “… sporcherebbero l’idea del colore che desidero trasmettere”.
Celebre per le sue figure dalle forme rotonde ed esagerate caratteristiche del suo stile, l’insolita dilatazione che subiscono i suoi soggetti, che acquistano forme quasi irreali, ma con un proprio fascino è diventata il tratto maggiormente distintivo delle sue opere. Un passaggio necessario per ben far comprendere la necessità di colore delle sue opere.
I collezionisti d’arte hanno pagato milioni di dollari pur di avere una delle sue opere. Nel 2022 la scultura Uomo a cavallo è stata venduta da Christie’s a New York per 4,3 milioni di dollari, prezzo record per una opera dell’artista colombiano.

L’artista si rivela distante dai suoi soggetti. Ed è proprio questa freddezza che fa scomparire dai personaggi la dimensione morale e psicologica. Gli sguardi sono sempre persi nel vuoto, gli occhi non battono, quasi che osservino ciò che hanno di fronte senza guardarlo.
Altro problema sociale affrontato costantemente è quello della violenza, derivato dalla vita quotidiana della Colombia negli anni quaranta; più in generale, Botero dipingeva conservando le impressioni della sua infanzia, che sfociano in queste summenzionate forme grandi e sproporzionate, come quelle avvertite da un bambino. Una caratteristica che influenzerà nel corso del tempo un grande filone di artisti interessati al rapporto percettivo del fanciullo nei confronti delle figure che gli ruotano attorno.
In buona sostanza, ci troviamo nuovamente di fronte ad un’altra grande perdita per il panorama artistico contemporaneo, che finisce con l’impoverirsi piano piano sempre di più, privato delle menti brillanti che lo hanno fatto fiorire e crescere vigoroso nell’ultimo secolo. Un panorama il cui futuro sembra farsi giorno dopo giorno più arido e grigio.

Foto di copertina
ABU GHRAIB
L’arte per Botero è anche strumento di denuncia sociale. Tra il 2006 e il 2007 il pittore diede vita al ciclo “Abu Ghraib” ispirato allo scandalo delle torture e degli stupri compiuti da personale dell’esercito americano nell’omonima prigione in Iraq ai tempi dell’occupazione militare Usa iniziata nel 2003
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