Benigni nel suo servilismo metafisico ha fatto scuola

L’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Foto: Cordon Press

CONTINUA LA FALSIFICAZIONE DELLA STORIA


Benigni nel suo servilismo metafisico ha fatto scuola comunque è stato un buon profeta quando si è procurato l’oscar grazie a un film mediocre e ambiguo nel quale si mostrava. con straordinaria menzogna storica, che il campo di concentramento di Auschwitz era stato liberato dagli americani.

“La liberazione di Auschwitz”. National Geographic

Naturalmente non era vero, e non si tratta nemmeno di un’approssimazione: il campo era stato liberato dai russi il 27 gennaio del 1945(1) quando ancora gli americani dovevano entrare in Germania, cosa che riuscirono a fare solo due mesi dopo. A questo proposito va detto che i sovietici sarebbero potuti entrare molto prima a Berlino se non fosse stato per la continua richiesta degli anglo americani a Stalin nel ritardare l’offensiva per salvaguardare lo spirito di Jalta. (2)Ed è chiaro che ci tengono a confondere le acque su Auschwitz, perché questo mette in luce il ruolo secondario degli Alleati nel provocare il crollo della Germania. Ma dicevo che Benigni è stato un buon profeta perché l‘ambasciata russa a Berlino ha ricevuto un avviso secondo cui non è auspicabile che i funzionari russi partecipino agli eventi commemorativi in ​​occasione del 79° Anniversario della Liberazione dei prigionieri dei campi di concentramento, che cadrà l’anno prossimo. Dunque, i commemoratori saranno quelli che non hanno liberato Auschwitz, cosa quanto mai opportuna addesso che si sta saldando l’asse Nato–sionismo.

Insomma, l’Occidente neoliberista e globalista continua imperterrito nella sua falsificazione della storia oltre che del presente: la generazione che combatté la Seconda guerra mondiale è ormai scomparsa, solo una piccola minoranza di europei colti sa come sono andate le cose e questo di certo non ostacola troppo la macchina delle favole ideologiche che si serve dei mezzi di comunicazione di massa dei quali fanno parte sedicenti aree di storiografia fasulla. In ogni caso è evidente che la rottura tra la Russia e l’Occidente è ormai definitiva, cosa che del resto risulta chiara dal progressivo disaccoppiamento della Russia dalle istituzioni politiche ed economiche dell’Occidente e persino dai sistemi di interazione bancaria. Ma anche dalla corrività con cui l’occidente vezzeggia, finanzia e arma il neonazismo, come accade in Ucraina.

Sarà così anche per la cultura, tanto più che la vera cultura europea in un certo senso è già trapiantata in Russia dove continua in qualche modo a vivere visto che il luogo di origine è occupato da barbari che scribacchiano fesserie in inglese, producono montagne di detriti assolutamente insignificanti il cui problema sarà solo quello dello smaltimento a tempo opportuno. Abbiamo una nuova cortina di ferro e comincia il nuovo medioevo europeo.(3)

Redazione

 

 

 

 

Approfondimenti del Blog

La liberazione di Auschwitz: salvati dall’inferno nazista

(1)

 

 

 

 

(2)

La Conferenza di Jalta

Dunque, i patti delle Conferenze di Jalta (nome in codice “Argonaut”). (4-11 febbraio 1945) e quelle di Potsdam (17 luglio 2 agosto 1945) dove le tre potenze, Stati Uniti, Inghilterra e Unione Sovietica – in seguito venne aggiunta la Francia – i patti vennero meno con quel nuovo stravolgimento di fronte. I patti furono rotti dall’America e dall’Inghilterra soggetto servitore. In quel momento finiva l’impero britannico anche se Churchill tentava di tenerlo ancora in piedi. Il nuovo impero era l’America. Tutto quello che è stato costruito prima del Muro di Berlino è stato fatto dall’occidente contro l’Unione Sovietica per rovesciare il risultato della Seconda guerra mondiale. La Seconda guerra mondiale l’ha vinta integralmente l’Unione Sovietica. La battaglia di Stalingrado (17 luglio 1942 – 3 febbraio 1943) è stata la svolta, se non ci fosse stata la battaglia di Stalingrado il mondo sarebbe stato completamente diverso. I Russi che hanno vinto a Stalingrado, hanno vinto la guerra, tant’è vero che le truppe sovietiche sono arrivate a Berlino con un mese di anticipo rispetto alle truppe americane. E Stalin si fermò ad attendere le truppe americane, quest’ultime ancora impegnati a Dunkerque, quando, se avesse voluto, avrebbe potuto arrivare fino a Parigi. Si fermò per onorare i patti siglati a Jalta e poi a Potsdam. Naturalmente non si trattò solo di generosità di Stalin egli non poteva andare avanti perché la Russia era in ginocchio, ci siamo dimenticati che la guerra è stata combattuta in Russia sul territorio russo, ci siamo dimenticati che l’Unione Sovietica in quel momento, pur avendo avuto un’economia in grande sviluppo prima della guerra, c’erano i piani quinquennali che andavano benissimo, la Russia era nel pieno dell’industrializzazione, naturalmente industrializzazione forzata, violenta, repressiva, terrorismo di stato contro il popolo, ma era un paese potente. Dopodiché arriva la guerra in casa sua, e la Russia perde nel corso dei primi mesi di guerra 2, 3 milioni di uomini. Poi, secondo alcune valutazioni, alla fine del conflitto i morti furono 22 milioni di uomini maschi. (da: https://www.inchiostronero.it/perche-il-muro-di-berlino/

«PERCHÉ IL MURO DI BERLINO (parte prima)»

 

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