Se si parla di dipinti a tema estate, nel nostro immaginario collettivo si forma la figura di una donna o di una sirena sdraiata sulla spiaggia in abiti succinti o completamente nuda

CORPO DA SPIAGGIA:

QUANDO L’ARTE DEL NUDO VA AL MARE

 

Il concetto di corpo da spiaggia, da mare, è molto cambiato nel tempo. Diversi artisti, da epoche e culture diverse, hanno deciso di catturare il corpo umano d’estate nella sua nudità, un corpo che si toglie i vestiti per entrare in contatto con la natura, e in particolare con l’acqua, con la spiaggia, che sia del mare, del lago o il litorale di un fiume.
Ecco sei quadri che, nella storia dell’arte, hanno ritratto il corpo nudo sulla spiaggia.

«Uomo che fa il bagno», Edvard Munch

Se si parla di dipinti a tema estate, nel nostro immaginario collettivo si forma la figura di una donna o di una sirena sdraiata sulla spiaggia in abiti succinti o completamente nuda. Non siamo forse abituati a pensare al nudo maschile, come invece lo ha raffigurato il pittore norvegese Edvard Munch. Un dipinto, olio su tela, vivace, dai colori freschi di una giornata passata a nuotare fra acque limpide. Un dipinto che, attraverso la nudità integrale dell’uomo, esprime una libertà tanto agognata e finalmente ritrovata. Non a caso l’artista dipinse questo quadro quando di trasferì a Ekely, odierna Oslo, dove abbandonò i ritmi frenetici della città per ritrovare l’armonia con la natura.

«Ragazze sulla spiaggia a Båstad», Paul Gustav Fischer

Tocchi di luce piena carezzano i corpi mentre l’occhio è blandito, accompagnato nello scorcio di una giornata rosa pallido. Ragazze sulla spiaggia a Båstad è, nella produzione del danese Paul Gustav Fischer, la tela più “ovattata”, una porta d’accesso al tempo altra e riposante, in grado di fissare la cifra dell’artista. Teso alla rappresentazione della realtà quotidiana, attento al dettaglio – alla semplicità dei gesti – della Danimarca di fine Ottocento, Fischer offre uno scorcio intenso di due ragazze distese al sole. Nude senza volgarità, ritratte in lontananza, come se un passante le stesse osservando (ma siamo distanti dal voyeurismo odierno), le giovani del dipinto hanno un’aria scanzonata, appena increspata dalla sensualità delle pose. Come in una fotografia, il pittore taglia fuori i dettagli, dai vestiti delle ragazze in basso a sinistra ai cespugli in primo piano, ben resi – del resto – sullo sfondo dell’‘azione’, a mo’ di fondale teatrale.

«Bagnanti sulla spiaggia», Giorgio De Chirico

Cinque donne. Una calda giornata estiva. Un mare cristallino. Un olio su tela in cui vorremmo entrare e goderci il sole insieme alle donne immortalate nel dipinto placidamente sedute sugli scogli. Le linee morbide dei corpi nudi, i capelli biondi semi-raccolti e i drappi che avvolgono le donne le fanno sembrare quasi delle Venere. Una in particolare. Ci sta guardando sdraiata nel suo drappo verde con ai piedi un cofanetto di preziosi: è Isabella Far, la seconda moglie del pittore. Elegante e bellissima è l’esaltazione della femminilità baciata dal sole.

«Bagnanti», Paul Cézanne

Paul Cézanne ripercorre un tema molto comune nei dipinti di diverse generazioni artistiche: i/le bagnanti. Il quadro con questo nome è stato realizzato tra il 1890 e il 1892, un olio su tela oggi conservato al Museo D’Orsay di Parigi. L’opera mostra dieci persone nude, o alcune seminude, mentre si bagnano in riva al fiume. L’acqua è appena visibile: il quadro si sofferma sulla natura circostante e sui corpi, di cui si notano soprattutto quelli maschili, qui parte integrante del mondo naturale. Cézanne crea una struttura ‘architettonica’ del dipinto ben curata: i personaggi veicolano una prospettiva attraverso i colori, le ombre, la riduzione delle figure, in un momento di convivialità estivo rimasto nella storia dell’arte.

«Flottans Badhus (Svanhopp)», Eugène Jansson

Corpi scolpiti e osservati, ritratti in piscina, sulla spiaggia, nudi in sauna. Sono questi i tratti di Eugène Jansson, modi stilistici e figurativi dall’alto tasso erotico, volti a solleticare l’immaginario, a lavorare sulle zone “sensibili”. La sua pittura, ripresa per suggestione da David Hockney – pur con un cambio di luce e un’estetica già interamente pop – si pone nel solco delle forme sicure, di cere statue dalla concettualità apollinea.

L’atmosfera notturna, ben evidente nella tela Flottan Badhus (1907), deriva da suggestioni chopiniane e dalla predominanza del blu, ispirata – con ogni probabilità – alla nota teoria degli umori, in cui il malinconico ha un eccesso di bile nera. Ma, contrariamente alla vulgata – secondo la quale quest’individuo è apatico, caratterizzato da un’eccessiva magrezza – gli uomini di Jansson sono prestanti e atletici, colti in un momento di posa o di allenamento, con la tensione omo-erotica che spira tra le linee.

«La spiaggia», Fernando Botero

Una donna è seduta sulla spiaggia, ci guarda annoiata e si copre appena con un asciugamano. Il suo corpo, come quello degli altri due personaggi che popolano il quadro, è subito riconoscibile: sono i corpi di Botero, paffuti, tondi, grandi, così diversi dai nostri standard e dalla nostra idea di mare, di “corpo da mare”. La donna non indossa nulla, se non degli orecchini, un bracciale: una cura del corpo ben visibile anche dalle unghie rosse, tanto dei piedi quanto delle mani. Dietro di lei, un uomo sdraiato per terra, la cui nudità è coperta proprio dalle curve della donna seduta davanti a lui. Anche l’uomo sembra annoiato, perso, pensieroso nonostante il momento in spiaggia. Dietro di loro, un mare azzurro e una terza persona ritratta da dietro, mentre si affaccia sul mare, anche in questo caso esaltandone le curve, le spalle massicce. Ci viene da chiederci quale sia l’estate di questi personaggi, così assorti e malinconici, annoiati.

Dalila Forni, Azzurra Bergamo, Ginevra Amadio

 

 

 

 

 

 

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Dalila Forni 1991. Studentessa di Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee a Milano. Vivo di letteratura, pastasciutta e buona birra.

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