”Era inevitabile. E, alla fine, ci siamo arrivati
CRIMINI E BURATTINI
Era inevitabile. E, alla fine, ci siamo arrivati. Alla condanna di Vladimir Putin per crimini contro l’umanità. Da parte di quell’alto consesso giuridico che è la Corte penale Internazionale dell’Aja. Di cui tutti, in queste ore, parlano. Senza, però, sapere esattamente cosa sia. E, in molti casi, neppure dove abbia sede, vista la cronica ignoranza della classe politica e giornalistica italiana in materia di geografia.
E allora, da vecchio prof., mi permetto di fare alcune precisazioni. Così, tanto per pignoleggiare un po’…
L’Aja è una città dell’Olanda. Dove risiede il re (i Paesi Bassi sono una monarchia) e si trova il Parlamento. Ma non è la capitale. Quella è Amsterdam. Non mi chiedete perché… l’Olanda è fatta così…
Comunque, l’Aja – che è la corruzione della parola Bosco, in spagnolo, perché un tempo qui c’erano gli Asburgo Spagna, roba seria, mica monarchie da operetta… – è sede di molti organismi internazionali. Di quelli che avrebbero la pretesa di esercitare una sorta di giurisdizione internazionale, al di sopra degli Stati… e qui ci sarebbe già da fare una riflessione su una certa mentalità puritana, su un moralismo che nel paese dei tulipani ha, indiscutibilmente, una roccaforte. Sempre, però, che non si vadano a toccare questioni finanziarie, paradisi fiscali, traffici di diamanti e altre bazzecole… mah… sarà colpa di Calvino…
All’Aja dal 2002 ha sede questo Tribunale Internazionale. Che giudica i crimini internazionali contro l’umanità, forte di una convenzione firmata, a Roma, da molti stati. Tra i quali, però, non figurano USA, Russia, Cina, Israele… bazzecole insomma.
Ah, per inciso, tra i firmatari non risulta neppure l’Ucraina.
Nei due decenni di attività il Tribunale – che non va confuso con la Corte Internazionale, che esiste dal ’45, ed è sotto egida dell’ONU – ha giudicato crimini internazionali su denuncia di Stati o su iniziativa personale del suo Procuratore.
Ho detto crimini, ma avrei dovuto dire criminali. Perché il tribunale non giudica stati, ma solo individui. Il caso Milosevic resta il più famoso ed emblematico.
Ora, però, di questi cavilli giuridici e giurisdizionali ne ho abbastanza… non è materia mia, e ben poco mi interessa. Quel che conta è che codesto Tribunale o Corte o come diavolo volete chiamarlo, altro non è che uno dei, molti, strumenti di una visione ideologica. L’ideologia, o utopia, dello Stato Mondiale. Una visione che nega le nazioni, i popoli, le culture. E si arroga il diritto di segnare sulla lavagna i Buoni e i Cattivi. Come alle scuole elementari di un tempo.
Arbitrio. Perché i Cattivi sono naturalmente coloro che ad una determinata logica non si piegano. Che non accettano i diktat di un Super-potere mondiale, ovvero di pretese élite, essenzialmente economiche, prive di radici ed autoreferenziali.
Che non sono, lo chiarisco subito, riconducibili agli Stati Uniti. Anche se, certo, in questi momenti chi comanda a Washington ne è il rappresentante. E con questo non alludo a quel pallidino fantasma che siede nello Studio Ovale.
Per chiarire ulteriormente ricordo che Trump, nel suo mandato, aveva vietato a qualsiasi cittadino o ente statunitense ogni collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
Ora, le dinamiche della politica americana sono estremamente complesse. E molte forze, in questo momento, spingono nella direzione di trovare una composizione pacifica con Mosca. Non solo Trump e i conservatives, che, se tornassero alla Casa Bianca, porrebbero immediatamente fine al conflitto in Ucraina. Abbandonando Zelensky ai suoi deliri di onnipotenza. Anche tra i democratici molte voci di dissenso si cominciano a fare sentire. Per non parlare dei vertici militari.
Però c’è qualcuno che non vuole che si cominci neppure a parlare di una trattativa con la Russia. Qualcuno che, al contrario, vorrebbe imprimere al conflitto una accelerazione. Con il concreto rischio che questo deflagri in una guerra di proporzioni mondiali. Con tutte le ricadute, immaginabili e inimmaginabili.
E così salta fuori il Tribunale dell’Aja. Che incrimina Putin per aver deportato “bambini ucraini”. Accusa pretestuosa, risibile e anche assurda. Visto che i russi, ad oggi, si trovano nel Donbass. Al 98% russo. Dal quale certo non possono avere deportato bambini ucraini. Ma solo evacuati bambini russi dalla zona di guerra.
Intendiamoci. Putin non è San Francesco. È un leader abile e duro. Ma accuse di questo tipo sono scemenze, inventate per fare inorridire un certo pubblico occidentale, soprattutto europeo, che sembra disposto a digerire qualsiasi panzana propagata dai media. Come la storia della recente pandemia ha chiaramente dimostrato.
Ma soprattutto l’incriminazione di Putin, che sulla nostra stampa viene festeggiata con grande enfasi, ha la funzione di un bastone gettato fra le ruote di chi, faticosamente, sta pedalando per una soluzione pacifica della crisi.
Pensateci. Quale leader europeo o occidentale potrebbe sedersi ad un tavolo di trattativa con un mostro che rapisce i bambini?
E Putin stesso potrebbe andare ad incontrare altri leader mondiali sotto la minaccia di un arresto e di un processo farsa nella cupa città olandese?
Sarebbe ora di cominciare ad interrogarsi sulla funzione di certi “organismi internazionali”. Che ben lungi dal garantire pace e stabilità, come sostengono anime belle e zeloti della globalizzazione, sembrano al contrario fare di tutto per rendere sempre più pericolosi e purulenti i conflitti.
Interrogarsi sulla loro funzione… e, soprattutto, su chi, dietro le quinte, tira i fili di questi burattini che recitano in un teatro di cartone.
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