”È chiaro, l’ignoranza è la forma ideale di governance contemporanea
DA LENIN A PUTIN CONTRO L’OPPRESSIONE OCCIDENTALE IN UCRAINA
Davvero non so se dentro l’attualità degradante un post come questo possa avere un senso e una collocazione perché è ormai chiaro che il non sapere è la forma ideale di governance contemporanea. E questo vale non solo per i sudditi, cui è ammannita una sbobba intellettualmente ridicola ed eticamente nauseante, ma anche per le élite politiche occidentali che non si chiedono più dove hanno sbagliato perché sarebbe troppo arduo per il loro livello culturale e troppo imbarazzante per la loro ipocrisia: vanno avanti e basta come se la realtà fosse una plasmabile mente umana per la quale se continui a ripetere una cosa essa diventerà vera. Puro pensiero magico. Basti pensare che oggi la Nato è a corto di forza di volontà, denaro, armi, carri armati e proiettili di artiglieria, con economie traballanti, politica instabile, proteste crescenti all’ interno e nuove guerre di cui preoccuparsi, ma continua a credere nei tre pilastri della stupidità che l’hanno portata a impelagarsi in Ucraina nella illusione di una facile vittoria: presunta debolezza economica russa, presunta incompetenza russa sul campo di battaglia, presunta superiorità della Nato. È proprio questo che spinge uno straordinario esemplare di cretino integrale come Josep Borrell a dire che “Putin non si è ancora arreso”. Non lo ha detto con lo scolapasta sulla testa, ma fa niente lui lo ha incorporato.
Tuttavia va detto che la lentezza dell’operazione russa non è compresa da molti abituati alle raffiche di bombe e missili americani su combattenti con il mitra, strage fra le popolazioni civili e apparente vittoria in tempo per la cena. Ma la Russia ha una storia molto più complessa e di certo Tucker Carlson non era l’ideale per poter scavare dentro di essa e comprendere che l’ultima cosa che Putin vuole fare è distruggere integralmente l’Ucraina, risultato che peraltro avrebbe potuto raggiungere in poco tempo. Il presidente russo si ispira invece in maniera molto chiara a Lenin il quale contrariamente a una banale interpretazione di Marx, tuttora in voga presso gli indossatori di orecchie d’asino, pensava che fosse d’obbligo riconoscere e sostenere il diritto all’indipendenza di fronte ad una situazione di oppressione. Questa indipendenza non era in contraddizione con l’unità dei proletari di tutto il mondo. E questo era vero anche per ciò che concerneva la futura unione tra la Russia e l’Ucraina: “Solo il riconoscimento di questo diritto rende possibile sostenere la libera unione dei piccoli russi (come si chiamavano al tempo gli ucraini ndr) e dei grandi russi, un’associazione volontaria di due popoli in un unico Stato.”
Per capire appieno il significato di tutto questo occorre ricordare che dopo la Rivoluzione d’ottobre La Russia e molte terre dell’impero furono assalite da ben 14 eserciti stranieri e questo in una situazione disperata dove il marciume estremo del regime zarista (di cui la pubblicistica occidentale non fa mai cenno) si univa alla necessità di riorganizzare tutto lo stato in senso rivoluzionario. Nel caso specifico dell’Ucraina, al momento della firma del Trattato di Brest-Litovsk, il trattato di pace con la Germania che era l’unica strada percorribile (e che a noi costò Caporetto), c’erano cinque eserciti di 100.000 uomini ciascuno, che occupavano parte dell’Ucraina, e a questi si aggiungevano le forze zariste in cerca di riscossa. Quando due anni dopo l’Armata rossa attaccò per liberare l’Ucraina dalle truppe straniere e dai controrivoluzionari, il comandante, Lev Trotskij, disse ai suoi uomini: “Tenetelo ben fermo in mente: il vostro compito non è conquistare l’Ucraina, ma liberarla. Quando le bande di Denikin saranno finalmente schiacciate, i lavoratori dell’Ucraina libera decideranno da soli in quali condizioni convivranno con la Russia sovietica. Siamo tutti sicuri e sappiamo che i lavoratori ucraini sceglieranno con noi la più stretta unione fraterna”. L’Armata Rossa sconfisse le truppe controrivoluzionarie e d’invasione e i lavoratori ucraini decisero per l’unione con la Russia: questa unione fu ratificata e formalizzata il 30 dicembre 1922, quando Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasica formarono l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
In effetti, il principio del diritto all’autodeterminazione dei popoli è un principio borghese, sostenuto quando la borghesia costituiva ancora una classe progressista e rivoluzionaria, ed è stato rivendicato a partire dalla Rivoluzione francese del 1789 e poi attraverso le rivoluzioni del 1848. Ma la stessa borghesia ha abbandonato questo principio, quando ha smesso di essere una classe progressista e ha cominciato a guidare la reazione internazionale contro i popoli del mondo. Coloro che lo difendono ora sono i lavoratori e, in misura minore, settori della borghesia di paesi che soffrono proprio dell’oppressione nazionale da parte delle grandi potenze imperialiste che finiscono poi per risucchiare le risorse materiali e umane. E in effetti Putin sta agendo sia alla luce di questo che delle politiche impostate a suo tempo da Lenin; egli combatte per l’autodeterminazione dei popoli. Capisco che chi non coltiva la storia possa essere sorpreso da questo, eppure è abbastanza chiaro che l’imperialismo americano e quello di riflesso europeo, hanno schiavizzato l’Ucraina per più di 30 anni e di fatto ne hanno impedito l’autodeterminazione. Ma la propaganda occidentale nasconde, oltre a violare l’autodeterminazione dell’Ucraina, gli Stati Uniti e la Nato violano anche l’autodeterminazione della Russia. Ed è sempre stato così perché: fin dal 1917 la Russia è attaccata, accerchiata, isolata, salvo quando doveva regalare la vittoria nella Seconda guerra mondiale alle élite nordamericane. Ancora oggi la Russia lotta per la propria autodeterminazione, che non è stata ancora completamente raggiunta a causa dell’intensa pressione imperialista. L’assedio attuale dell’alleanza atlantica è l’esempio più evidente di questa oppressione. Pertanto, ciò che Putin sta facendo è combattere la violazione dell’autodeterminazione della Russia, ma espellendo la Nato dall’Ucraina, agisce oggettivamente anche per la libertà dell’Ucraina, ora interamente gestita delle potenze occidentali, anzi per farla breve da Washington e dai suoi valletti e dai suoi sicari. In fondo anche la “guerra civile” che sta nascendo a Kiev riguarda la libertà per l’Ucraina di fare la pace e non di essere solo un serbatoio di carne da cannone
Approfondimenti del Blog