”Un giudice di Città del Messico ha, di fatto, messo fuori legge le Corride
DALLA PARTE DEL TORO
Un giudice di Città del Messico ha, di fatto, messo fuori legge le Corride. Un passo importante, dicono in molti, per arrivare alla totale abolizione, in tutto il mondo, di questo, antico, spettacolo crudele.
Sono contenti gli animalisti, che si battono da decenni contro tale usanza. Sono felici tutte le anime belle che pensano alle sofferenze risparmiate ai poveri tori.
Gioiscono ambientalisti, ecologisti, non violenti, vegani, democratici, frikkettoni, radicali, verdi, giovani e meno giovani sensibili di cuore…
Tutto bene. Tutto giusto. La corrida è uno spettacolo selvaggio, brutale e sanguinoso. Qualcosa di barbarico, peggio, di primordiale. Siamo tutti d’accordo. Destra e Sinistra. Religiosi ed atei. Chi potrebbe osare di solo insinuare un qualche dubbio?
Mi sorge, però, una domanda… strana. Che ne pensa il toro?
Parlo di lui naturalmente. Il Toro da combattimento, o Toro de Lidas. Con i suoi, stretti parenti, che sono il Toro di Corsica e il Toro della Camargue, ormai ben poco diffusi. Tra i 500 e i 650 chili. Un metro e quaranta di statura, snello e veloce per la sua specie. Il muso torvo. Le corna lunghe e affilate. Micidiale, velocissimo. Una vera macchina da combattimento, che, quando carica fa tremare chiunque lo debba affrontare. Per questo i matadores venivano tanto ammirati. Ci vuole un coraggio inusuale per stargli di fronte. E osare, quando carica, il volteggio della Veronica. Con la muleta, il drappo rosso.
Però è una barbarie. Povero toro… Già, ma il Toro de Lidas non è un toro come gli altri. Non è abituato a condurre placida esistenza in un allevamento, con l’unica occupazione di montare le vacche a fini riproduttivi. Non che gli dispiaccia, per carità. Ma la sua, diciamo così, esuberanza ha ben altre ragioni. Lui è un guerriero. Che ha mantenuto intatto, attraverso i secoli, l’istinto bellicoso e l’orgoglio dell’uro iberico, da cui discende.
È di stirpe antica. E nobile. Che risale ad epoche remote. Perché la Corrida, la lotta fra l’uomo e il toro è uso, anzi rito antichissimo. Primordiale.
Vengono alla memoria le danze tra i tori di Knossos. Gli affreschi ricostruiti, spesso in modo impreciso, da Evans. Lo scopritore della Civiltà Minoica.
E lotte col toro nell’arena sono attestate fra gli antichi celtiberi (popolazioni celtiche). E, sembra, un po’ in tutto il bacıno del Mediterraneo.
Certo, furono i Romani a dare a questa prova di coraggio particolare rilievo. Con la loro passione per il Circo e i giochi dei gladiatori. Erano una stirpe feroce. Amavano le prove di valore. E il sangue. D’altro canto non si conquista un Impero mangiando la carbonara, facendo la pennica… e girando con la mascherina per paura del raffreddore…
Già… al solito tu tiri fuori le tradizioni, i miti, tra poco anche Teseo e il Minotauro, o il, famoso, Llanto di Garcia Lorca … ma delle sofferenze del povero animale non ti curi. Sei un insensibile….
Eh no, care signore e cari signori. Siete voi ad essere insensibili. O meglio, attenti solo alla vostra, delicata, sensibilità. E non vi preoccupate affatto del toro. A partire dal destino della sua razza. Che esiste, selezionata attraverso i secoli, solo per una ragione. Combattere. Non è un animale da fatica. Troppo indocile. E non è un animale da carne. Troppo snello e nervoso. Economicamente non conveniente. Per cui, abolite le Corride, sarà anche la fine del Toro da combattimento. L’estinzione della sua razza (e almeno in questo contesto posso usare il termine “razza” senza tema di venire linciato).
Per altro, che ce ne si potrebbe fare? Per la riproduzione non ne servono molti, di tori. Nelle razze da carne, pochi vitelli diventano tori, e si godono un avvenire di piaceri. Ancorché coatti. Gli altri vengono castrati. Ingrassati. E macellati. Bistecche su quattro zampe. Spesso gonfiate con ormoni. Dovremmo davvero augurare un simile destino al vecchio guerriero delle arene?
Perché, certo, in una età come la nostra, che tutto falsifica e tutto mercifica, la Corrida è diventata sempre più un’attrazione ad uso di turisti in cerca di emozioni forti. E toro e matador sono diventati, loro malgrado, figuranti.
Ma il Toro rappresenta, pur sempre, la forza. Una potenza animale, tellurica. Generata dalle profondità. E rappresenta, anche, gli istinti. Scatenati. Che il torero, l’uomo deve affrontare. E dominare. E qui, tanto per non smentire i malevoli, il mito di Teseo ci sta proprio bene.
Per altro il Toro può anche vincere. Quasi 50 matadores sono morti nell’arena in due secoli. E non si conta quanti abbiano versato il sangue, pur portando la pelle a casa. E nessuno ha tenuto il conto dei banderilleros e dei picadores caduti
Ma quando un matador cade trafitto, il pubblico dagli spalti agita, comunque, i fazzoletti bianchi. E acclama Toro Bravo!
Chiudere definitivamente con la millenaria storia delle Corride. Sembra, come dicevo, giusto. Umano soprattutto… Però, appunto, vorrei chiedere a un Toro da combattimento cosa ne pensa. Potrebbe… sorprenderci.
[btn btnlink=”https://electomagazine.it/dalla-parte-del-toro/” btnsize=”small” bgcolor=”#59d600″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Fonte: ElectoMagazine del 1° luglio 2022[/btn]