“Alla radice dell’Uno: il viaggio delle grandi religioni monoteiste e la nascita dell’idea di un Dio unico.”

 

 

DEMOCRAZIA MONOTEISTA

di Adriano Segatori


C’è un significativo modello condiviso che unisce le religioni desertiche monoteiste e la democrazia: la scomunica di ogni altra possibile alternativa a se stesse. Scomunica, per altro, concretamente applicata con ogni strumento di violenza, purché santificato dall’amore verso il prossimo.

Clytemnestra by John Collier

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa intuizione è nata dalla rilettura di un libro eccezionale già nel sottotitolo: “La distruzione cristiana del mondo classico”. Si tratta di un saggio di Catherine Nixey che descrive con approfondita accuratezza le devastazioni compiute dai cristiani contro i templi, le statue e la cultura in generale – dalla distruzione di intere biblioteche al rogo dei libri pagani fino all’assassinio di filosofi di cui Ipazia, la grande matematica e astronoma, rimane l’esempio intramontabile.

Dall’ebraismo al cristianesimo all’islam, da Abramo a Gesù a Maometto, ogni monoteismo ha ricevuto una diversa indicazione esistenziale da un proprio dio, e ognuno pretende di imporre con la forza la propria verità; tutti si fondano sul peccato e sulla redenzione, seguendo ovviamente i precetti di purezza, di penitenza e di sacrificio; tutti si attivano per la distruzione di ogni vestigia del passato come esempi di dolore, di prevaricazione e di male, con la pretesa di rappresentare una rinascita bene, di pace e di prosperità.

 

 

 

 

 

 

Catherine Nixey cita il comunismo come idolatria totalitaria che “esercita un’attrazione prepotente”. Personalmente ritengo una deformazione interpretativa da Cambridge, come da noi il fantasma del fascismo è una depravazione concettuale gestita da una sinistra in rottamazione e dai suoi zombi ideologici – Anpi, Centri Sociali ecc. – per mantenere rendite di posizione, fintamente culturali ma concretamente economiche nelle diverse applicazioni sociali – case editrici, concorsi, cinema, informazione e altri avamposti di inciviltà.

Se seguiamo i tre paradigmi sovraesposti – verità, peccato e rimozione –, vediamo come questi siano presenti nella gestione del potere da parte del quarto potere monoteista, la democrazia.

È lei la portatrice della verità contro l’oscurantismo totalitario della falce e martello e l’aggressività conquistatrice delle camicie nere e brune. È lei la redenzione del peccato di una plebe sottomessa al pensiero manipolatore e alla seduzione dell’appagamento alla mansuetudine. È lei che pretende di cancellare un passato glorioso per storia, conquista, cultura e retaggio in cambio di un presente da sopportare e da un futuro da proscrivere.

Nella Striscia di Gaza tra macerie e persone in fuga

Un pensiero a quei poveracci esperimenti antropomorfi malriusciti delle variegate organizzazioni antifasciste: la democrazia vi usa per scopi equivoci e, come dice l’amico Fini (Massimo ovviamente), mettendovelo nel culo senza vaselina. Per cui, non agitatevi troppo perché fareste il suo gioco o, per dirla con quel Lenin che voi non avete studiato, per non continuare a fare gli utili idioti di un sistema che comunque vi usa e vi disprezza.

Antifascismo radicale e permanente. Gino Cervi in Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955)
Redazione Electo
Adriano Segatori

 

 

Approfondimenti del Blog

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Descrizione

«Nixey ha una grande storia da raccontare e la racconta in maniera eccezionale.» The Guardian – Tim Whitmarsh «Questo libro rivela quel che abbiamo perduto quando il cristianesimo ha vinto.» The Times «Il testo elegante e feroce di Nixey dipinge un’immagine oscura ma avvincente della vita all’epoca del «trionfo» del cristianesimo, rammentandoci non solo le vicende del nostro passato, ma anche quanto quell’eco riverberi ancora nel nostro presente. » Michael Scott, autore di Mondi antichi «Un libro devastante, scritto con prosa vivida e scorrevole. Catherine Nixey svela un livello di intolleranza e di anti- intellettualismo che ricorda i notiziari di oggi, e invece è vecchio di secoli.» BBC – Anita Anand «Catherine Nixey ha scritto un libro coraggioso, illuminante e provocatorio, che mette in crisi le idee comunemente accettate sul primo cristianesimo e spiega come e perché, ai suoi esordi, quel credo si diffuse tanto velocemente ovunque. Nixey è una guida brillante e iconoclasta in un mondo che a molti risulterà sconosciuto, sorprendente e inquietante. » Peter Frankopan, autore di Le vie della seta Nel nome della croce parla dell’affermazione del cristianesimo nel IV secolo, ma dal punto di vista dei pagani e della cultura greco-romana. Da quella prospettiva, non c’è niente di eroico da celebrare e non mancano i documenti per testimoniarlo. Dalla ricostruzione degli eventi narrata da Catherine Nixey risulta evidente come il mondo classico fosse molto più tollerante di quanto comunemente si pensi e come i primi cristiani, o almeno molti fra loro, fossero molto più intolleranti e – più spesso di quanto ci si aspetterebbe – violenti. L’autrice ci guida nel corso dei secoli cruciali della tarda Antichità, portandoci ad Alessandria, Roma, Costantinopoli e Atene, mostrandoci torme minacciose di fanatici incitati da personaggi che non di rado in seguito saranno chiamati santi. La distruzione di Palmira, il linciaggio della filosofa neoplatonica Ipazia, la chiusura definitiva della millenaria Accademia ateniese e una quantità di altri episodi mostrano un volto nuovo e inaspettato di quei tempi difficili. Quando infine il cristianesimo divenne religione di Stato nell’impero, le leggi finirono l’opera di rimozione della cultura classica, imponendo a tutti la conversione al nuovo credo e condannando all’oblio gran parte della raffinata e antichissima cultura greco-romana. Si aprirono così, di fatto, le porte al millennio oscuro del Medioevo. Sono innumerevoli le opere che abbiamo perduto per sempre a causa del fanatismo profondo che animò quel periodo: magnifiche statue fatte a pezzi, roghi pubblici di libri, templi devastati, bassorilievi divelti, palazzi rasi al suolo. Dal punto di vista cristiano fu il periodo del «trionfo», ma per chi desiderava restare fedele agli antichi culti pagani e allo stile di vita tradizionale fu invece una sconfitta definitiva, al punto che lo scontro frontale tra la cristianità e il mondo classico che risuona in queste pagine non può non richiamare, fatalmente, le cronache dell’odierno Medio Oriente. La storica e giornalista Catherine Nixey ci regala un libro coraggioso, che scuote le coscienze e rovescia le prospettive, e lo fa con una prosa serrata e incalzante, tenendo incollato il lettore alla pagina, mentre racconta un trionfo di crudeltà, violenze, dogmatismo e fanatismo là dove non pensavamo esistesse.
«DI CHE RAZZA È DIO STORIA DELLE RELIGIONI MONOTEISTE- PRIMA PARTE»

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