Il potere politico plasma la dottrina per ottenere quello che gli serve
DI CHE RAZZA È DIO STORIA DELLE RELIGIONI MONOTEISTE
Seconda parte
di Pubble
Il potere politico, quindi, plasma la dottrina per ottenere quello che gli serve. C’è una guerra nel nome di Dio e come sempre questa giustificazione deve passare anche per prove tangibili. Non basta solo la dottrina, servono delle prove provate. Ed è in questi casi che le politiche di qualunque epoca ripongono speranze nell’archeologia e così conoscono fortuna le reliquie, che diventano vere e proprie testimonianze in cui legittimare le proprie azioni in nome della fede. Frammenti della Croce, spine della corona, chiodi, soprattutto elementi della passione conservati nelle più importanti chiese, quelle investite di maggiore dignità, Santa Croce in Gerusalemme, una su tutte. Ma ci sono anche le reliquie del Gesù Infante, come le fasce della sacra culla o della morte di Gesù, come ad esempio la sacra Sindone e chiaramente quello che si generò in epoca medievale fu un vero e proprio mercato delle reliquie, un mercato ricchissimo e che a un certo punto diventa totalmente fuori controllo, talmente tanto che a un certo punto diventa addirittura ridicolo. Un numero di reliquie spropositato, totalmente inverosimile, tanto che ormai lo sanno tutti che c’è un vero e proprio mercato della contraffazione. Coì, nel 1215 il Quarto Concilio Lateranense cerca di porre un freno a questo fenomeno e proibisce la venerazione di reliquie prive di certificato di autenticità. Risultato, il mercato delle reliquie se ne frega alla grande.
Sono passati tre secoli è il 1543 e Calvino con il Trattato delle reliquie dimostra che contando il numero delle reliquie appartenenti a un Santo, se ne contano talmente tante che il Santo avrebbe dovuto avere due o tre corpi. Fanno notare che un osso di cervo è stato fatto passare per il braccio di Sant’Antonio, che il cervello di San Pietro è in realtà una spugna cui la gente si genuflette e che all’apice del delirio a Reims si è intercettata una roccia dove ci sarebbe la traccia di una natica di Gesù, voi ridete, ma questo è stato.
Quindi il testo si manipola, si manipolano i reperti. Ha questo, a che fare con la fede, no, ha a che fare con gli interessi degli uomini, affatto siamo stati gli unici che, per gli interessi degli uomini, abbiamo manipolato abilissimamente il Testo sacro, anche gli ebrei sono stati bravissimi a farlo. Il popolo d’Israele dice di essere il popolo eletto fa coincidere la propria identità culturale con l’antico patto che Dio fece con Abramo, con la terra promessa, con l’esodo e la liberazione dalla schiavitù. Questi sono i principi su cui si fonda l’identità culturale del popolo ebraico. E sono anche i principi su cui si giustificano le guerre. Quella con i palestinesi ripresa a più tempi, e degenerata negli ultimi giorni, è lì che si fonda sul diritto di Israele a quella terra perché promessa nel testo sacro. Ma la storia dice ben altro. La storia ci dice che la terra promessa è una spinta politica su cui fa leva a fine ‘800 la nascita del sionismo.
Quando nascono sentimenti nazionalisti un pò ovunque nel mondo e quando quindi si avverte l’esigenza per le politiche nazionaliste di far ricorso a quella terra promessa, siccome serve la prova provata che Israele vanti dei diritti nei confronti di quelle terre, ecco che si fa nuovamente ricorso all’archeologia un’archeologia che con la disciplina dell’archeologia biblica, una specifica branca, conosce in realtà uno slancio enorme in quel periodo c’è un vero e proprio salto di qualità nella disciplina. Se prima l’archeologia era sostanzialmente l’accumulo di oggetti antichi, adesso diventa sempre di più un metodo scientifico, tutto grazie a sir William Flinders Petrie che fu letteralmente il pioniere del metodo stratigrafico.
È colui che inizia a dare importanza alle stratigrafie per la datazione, ma anche colui che dà importanza alla ceramografia, cioè lo studio del vasellame e della ceramica coerente con l’unità statigrafiche, che seppur non ha particolare valore artistico, è fondamentale per ricostruire le abitudini, la vita quotidiana delle civiltà del passato.
E così è l’esigenza del nazionalismo sionista che porta a scavare, scavare alla ricerca del grande Regno di Israele, del grande Regno di Re David e Salomone, alla ricerca di quel diritto che giustifica l’occupazione delle terre di Canaan cioè l’odierna Palestina, ma purtroppo più si scava e meno regge la solfa. Sotto Gerusalemme non si trova alcun antico tempio di Salomone. Il muro del pianto è in realtà il muro di un edificio di epoca romana del 70 a.C. edificato sopra a quelle che dovevano essere le leggendarie mura del tempio di Salomone.
Non c’è nessuna traccia di un esodo dall’Egitto, nessuna traccia nemmeno di un popolo d’Israele che in Egitto fosse sottoposto a schiavitù, e questo nemmeno cercando la comparazione con l’archeologia egizia nei reperti coerenti con Ramses II, il faraone protagonista dello scontro con Mosè e dell’esodo, non si offre alcuna testimonianza né di un esodo, né di un profeta chiamato Mosè.
Forse uno spostamento di piccoli gruppi di persone, poche centinaia di persone, dall’Egitto all’Asia è storicamente attendibile, ma dei 600.000 israeliti escluse donne e bambini del popolo d’Israele che compiono l’esodo, non vi è assolutamente verosimiglianza, nemmeno in termini di densità popolare, considerata l’epoca 600.000 persone sono letteralmente fuori target, risulta archeologicamente non verosimile nemmeno parlare di un popolo d’Israele, perché piuttosto che un popolo sembrano essere delle etnie di piccoli nuclei abitativi che progressivamente, da nomadi, diventano semi sedentari. Mosè non è attestato da nessuna parte, tanto che la stragrande maggioranza degli storici e degli archeologi concordano nel dire che si tratta di una figura letteraria piuttosto che realmente esistita.
Non esiste traccia del grande Regno di Israele raccontato dal testo sacro, e anche la famosa caduta delle mura di Gerico intorno a cui marcia il popolo d’Israele per 7 giorni, prima che Dio ordini loro di distruggere Gerico e annientare i cittadini, risulta totalmente inattendibile perché Gerico, nell’età in cui nel testo sacro corrisponderebbe questo crollo delle mura, in realtà non era nemmeno abitata, non vi è letteralmente nessuna traccia di insediamento a Gerico in quella fase.
L’archeologia ad oggi porta la sua più antica attestazione, in cui compare il nome di Israele nella stele di Merenptah databile intorno al 1200 a.C. La stele riporta il resoconto di una vittoria militare contro i popoli Libu e Muschias nell’attuale Libia e nell’elenco degli sconfitti compare anche il nome di Israele. Questa è la più antica testimonianza extra biblica di Israele, ma c’è un dato che dice molto, quando gli egizi volevano caratterizzare un vero popolo, una vera nazione straniera nei geroglifici, utilizzavano un simbolo ben preciso, si utilizzava un simbolo che riportava tre rilievi montuosi nell’accezione di terra straniera, vero e proprio paese estero, cioè politicamente consolidato e riconosciuto, accanto a geroglifico che invece recita la parola Itrir? cioè il nome di Israele compaiono le immagini di un uomo e una donna.
Per gli egizi questo era il simbolo attraverso il quale si indicavano i popoli nomadi. Se ne evince quindi che nell’età del bronzo ci sono solo piccoli gruppi etnici, popoli nomadi, non stanziali e decisamente quindi non una nazione, non il grande Regno di Israele.
Chiaramente a questo si contrappongono altre teorie archeologiche, ogni teoria ha sempre la controteoria. Ci sono dei rami dell’archeologia invece vogliono cercare a tutti i costi la prova che il testo biblico sia storicamente attendibile e quindi c’è una diatriba in corso da mettersi le mani nei capelli, ma con buona pace di tutti l’archeologia alla fine a stringi stringi guarda i dati e non le teorie, e i dati ci dicono che il testo Biblico non è storicamente attendibile, decisamente non al punto di costruirci le ragioni politiche di un popolo.
Ora è chiaro che l’archeologia è in continuo movimento, che niente vieta che domani esca fuori una scoperta sensazionale che ribalta completamente la situazione. Ma ad oggi è evidente l’azione di piegare il tasto sacro ad esigenze politiche che con la fede non ci hanno niente a che fare. Infatti, incide in qualche misura sapere che il testo sacro non è storicamente attendibile, ma manco per niente. Il testo sacro continua a guidare l’idea del diritto di Israele, l’idea sulla quale continuano ad essere impostate le guerre.
E i musulmani invece fanno la stessa identica cosa, il termine jihad, che identifica letteralmente lo sforzo, viene chiaramente interpretato dall’islam moderato, come lo sforzo che il fedele deve fare per comprendere il testo e insegnarlo agli altri. Per il fondamentalismo invece, lo sforzo, cioè lo stesso identico termine viene interpretato come guerra agli infedeli, il sacrificio estremo nel terrorismo cambiano questi testi? No, i testi sono sempre gli stessi, ma cambiano gli uomini, l’interpretazione che gli uomini danno ai testi.
Gli uomini, quello che ci vogliono trovare nei testi lo trovano, quando non lo trovano lo plasmano, quando lo trovano, ma è un pò contraddittorio, lo piegano perché devono giustificare cose molto umane, che con Dio hanno veramente poco a che fare. È per questo che quando sento parlare della differenza tra noi e loro, io mi spavento. Non solo perché noi abbiamo fatto quello che loro fanno nello stesso identico modo con la stessa identica violenza, ma anche con la stessa identica disonestà intellettuale di piegare l’interpretazione dei testi a piacimento. Poi perché immagino che chi parla non sappia di che cosa parla; quindi, suppongo che sarà un motivo di grande stupore per tanti scoprire che le tre religioni monoteiste sono tre religioni abramitiche.
Ciò significa che tutte e tre riconoscono Abramo come il primo testimone della parola di Dio. Significa che se tutti e tre riconoscono Abramo come loro primo testimone, e il Dio a cui parla Abramo non è un Dio diverso per le tre religioni, ma è lo stesso identico Dio pronunciabile non pronunciabile, raffigurabile, non raffigurabile, è lo stesso Dio, l’unica differenza la fanno dunque i profeti, che non tracciano tre religioni diverse, ma tre strade della stessa identica religione tutte e tre riconoscono che la loro genealogia, la loro etnicità parte da Abramo con i figli di Abramo, per cui ebrei e cristiani sono discendenti di Isacco, gli arabi invece sono discendenti di Ismaele e quindi significa non solo che queste etnie sono sorelle, ma che all’origine il sangue che scorre nelle vene è lo stesso.
Queste chiaramente non sono le parti dei testi sacri che sono funzionali alle politiche. Quando sento la gente parlare di noi e di loro, vorrei ricordare a tutti i cristiani all’acqua di rose, che se avessero chiesto a un romano dell’Impero del primo secolo, quale è quel Dio che nasce da una vergine, che nasce in una grotta che muore a 33 anni, che risorge e poi ascende al cielo, quello non gli avrebbe risposto Gesù, gli avrebbe risposto Mitra, letteralmente il culto orientale da cui il cristianesimo prende a piene mani.
È dall’Oriente che viene il cristianesimo, forse pensavate che il cristianesimo era autoctono, all’italiana. Il ceppo delle tre religioni viene da lì, il ceppo etnico dei tre popoli viene da lì. Altro che noi e loro. Quindi di che razza è Dio è chiaramente una domanda provocatoria, è evidente che non si può rispondere a questa domanda, quindi sì lo ammetto vi ho un po’ illuso.
Ma se pure non vi ho spiegato perché nessuno può dirvi di che razza è Dio, sono abbastanza convinta di avervi descritto bene di che razza sono gli uomini, che nel 2024 per le loro personali guerre storpiano, piegano, falsificano la parola di Dio a cui si appellano per le loro personalissime brame, le loro personalissime ambizioni e le loro personalissime guerre. E a questo punto, forse, piuttosto di avere la curiosità di domandarci di razza è Dio dovremmo domandarci che razza di uomini siamo.
lellida
27 Ottobre 2024 a 2:35
Per quanto si possa apprezzare il contenuto, Dio mio (è proprio il caso di dirlo), ma che Italiano!
Per un attimo ho pensato che fosse un articolo tradotto automaticamente…
Per favore, abbiamo una lingua meravigliosa, smettete di storpiarla così.
Riccardo Alberto Quattrini
27 Ottobre 2024 a 9:45
Il testo è stato “copiato” da una trasmissione televisiva, a fondo pagine c’è il link per guardare l’articolo. Pertanto è un testo “parlato”. Ma l’importante è il contenuto, le maestrine, per un momento lasciamole da parte.