Certo che è dura, per gli adoratori degli USA

DILAGA LA PROTESTA NEI CAMPUS USA E LA GAUCHE INTELLO

NON SA COSA FARE


Certo che è dura, per gli adoratori degli USA, vedere i campus – simboli del progressismo e del politicamente corretto – infestati da migliaia di tende piantate da studenti che osano contestare Biden e la sua politica di sostegno ai macellai israeliani. Ed è ancora più dura, per i telegiornalisti del Tg5 appiattiti sulle posizioni filo israeliane a prescindere dai crimini, continuare a sproloquiare di antisemitismo mentre tra i contestatori arrestati figurano anche studenti ebrei disgustati dalla politica di Tel Aviv.

Ovviamente la democratica amministrazione Biden ha deciso di ricorrere ad arresti di massa per fermare la protesta pacifica (almeno per ora). Perché la democrazia accetta le critiche purché non siano rivolte ai simboli della democrazia.

Ma, in realtà, il timore è che la protesta si allarghi, esca dai campus, coinvolga la popolazione meno acculturata. E, soprattutto, che si estenda ad altre questioni che vanno oltre la politica estera. Insomma, anche se solo qualcuno osa evocarlo, si ha paura dello spettro del Vietnam. E delle proteste che portarono alla fuga dei soldati Usa. Anche loro, come sempre, esportatori di democrazia con bombe e napalm.

La marcia contro la guerra in Vietnam più grande della storia

La situazione, indubbiamente, è diversa. La banda Biden regala montagne di denaro e di armi al tossico leader ucraino, ma evita di spedire soldati statunitensi a morire. E lo stesso fa con Israele. Dunque, la rabbia interna è decisamente minore. Però agli studenti dei campus non solo non piace questa guerra sino all’ultimo palestinese o all’ultimo ucraino. Ma non piace neppure la reazione degli oligarchi Usa che, di fronte alle proteste, hanno cancellato i fondi per le università o hanno obbligato a licenziare presidi e professori che non avevano cacciato gli studenti che protestavano.

Insomma, si è palesata in tutta la sua evidenza che la libertà di studio e di ricerca era solo uno slogan. Chiarissimo a tutti, da questa parte dell’Oceano. Ma negli USA non se n’erano accorti. Ora l’hanno capito anche loro. E ci sono rimasti male, perlomeno quelli in buona fede. La libertà era tale solo per chi si adeguava alla visione del mondo imposta dagli oligarchi finanziatori. Se non accetti il mondo unipolare sei fuori. Se non accetti la supremazia dell’Occidente collettivo sei fuori. E tutte le idiozie sulla cancel culture servivano solo per ingannare gli ebeti, affidando loro il compito di distruggere le statue affinché non distruggessero le basi del sistema.

Se, poi, le statue erano di personaggi europei, meglio ancora. Si eliminava ogni simbolo di identità, di radici, di cultura. Per avere, finalmente, cittadini del mondo indifferenziati. Neppure sessualmente. Tanti piccoli robottini identici, con le idee inculcate dai docenti al soldo degli oligarchi.

Qualcosa è andato storto. Poi, probabilmente, la repressione farà il suo corso e la rivolta rientrerà nei ranghi. Però, nel frattempo, la gauche caviar si spaventa, gli intellettuali liberal della East Cost si interrogano, quelli italiani si adeguano anche se non sanno a cosa devono adeguarsi. E la destra fluida di governo? Non capisce e attende ordini dagli Usa per sapere quale reazione avere.

Ala.de.granha
Augusto Grandi

 

 

 

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