In Inghilterra, il 23 aprile si è celebrato il Saint George’s Day
DIVAGAZIONI SUI… DRAGHI
Mi viene in mente che, l’altr’ieri, era San Giorgio. Patrono d’Inghilterra. Certo, ma soprattutto il Santo Cavaliere che uccide il Drago. Rappresentato innumeri volte da pittori di tutte le epoche.
Fra tutti, il Carpaccio.
Parlo, naturalmente di Vittore Carpathio, «Et il nome mio è dicto Victor Carpathio» il pittore tardo quattrocentesco. Considerato il maggiore dei “teleri”. Ovvero di quei pittori che cominciarono a lavorare su ampie, spesso enormi, tele di lino o canapa.
Un maestro del “vedutismo”.
Preciso, perché, facilmente, alla parola Carpaccio i più avranno pensato al famoso piatto di carne cruda ideato da Arrigo Cipriani nello storico Harry’s Bar di Venezia. Per altro ispirato al pittore, che era di Mazzorbo, proprio per i suoi vivaci colori.
Comunque, nella Scuola Grande di San Giorgio a Venezia, vi sono tre tele del Carpaccio. E in una si vede il Santo, armato a cavallo, che uccide il Drago. Trafiggendolo con la lancia nella lingua.
Che è cosa strana. Immagine… unica.
Un simbolismo in cui non vorrei addentrarmi – i simboli rischiano di essere una Selva Oscura, in cui facile diventa perdersi…
Però quella lingua trafitta e sanguinante evoca l’idea che il potere del Drago è nella menzogna. Nella parola falsa, che distorce la realtà. E inganna. Induce in errore. Come quella del Serpente alato – che, poi, altri non è che un drago – nel giardino dell’Eden.
Nessuna ambizione di esegesi. Solo una… concatenazione di pensieri, immagini, frammenti di memorie e letture.
Le ballate de “Il cacciatore di draghi” tra le meno conosciute di Tolkien. Ritenute, erroneamente, opere per bambini. E invece…
Invece rievoca il mito del Drago. Che rappresenta la grande minaccia. La seduzione e la corruzione.
Ed è mito antico. Antichissimo.
San Giorgio non è che la veste cristiana di Perseo. L’eroe “solare” figlio di Zeus e Danae, e antenato di Eracle. Che combatte, e vince, contro mostri e potenze “oscure”. Celebre, soprattutto, la sua vittoria su Medusa, che rendeva gli uomini pietra col suo sguardo.
Meno celebre, ma altrettanto significativa, la sua uccisione del mostro marino, ovvero un Drago, per salvare la fanciulla Andromeda. Che diverrà sua sposa.
E poi… e poi c’è Gerione. Quello dantesco. Che deriva solo alla lontana dal gigante mostruoso del mito greco. E si presenta con il volto di un uomo dabbene. Onesto, affidabile. Ma ha corpo squamato di serpente. Ali, villose, di pipistrello. E coda, velenosa, di scorpione. Dante lo incontra subito dopo gli usurai. E questo lo introduce in Malebolge. Il più profondo, e orrido, degli inferni.
Pound vede, non a caso, in Gerione la personificazione della Grande Usura. Del sistema finanziario e speculativo che corrompe il mondo, scatena le guerre. E distrugge ogni bellezza.
Come dici, Direttore? Ah, comprendo… visto il titolo pensavi ad un articolo di tutt’altro argomento… più di… attualità.
Ma che vuoi farci… San Giorgio mi ha portato a pensare a questo… miti, favole. Pittori e poeti…
Però, tutto sommato, a rifletterci un po’… pur sempre attinenti a certa nostra… attualità.
Non ti pare?