La guerra come farsa, la democrazia come scenografia: dietro il sipario del bombardamento, la paura di un mondo che non sa più come comandare.

DOMENICA DA LEONI, MERCOLEDÌ DA CRETINI

Il Simplicissimus

In “Domenica da leoni, mercoledì da cretini”, il tono è crudo e provocatorio, ma profondamente consapevole: il pezzo esplora le mistificazioni della propaganda occidentale e le assurdità della narrazione bellica, in particolare quella statunitense. Con un linguaggio affilato, l’autore smaschera l’inconsistenza di azioni militari più simboliche che strategiche – come il recente bombardamento americano su impianti iraniani già dismessi – e ne denuncia l’intento puramente scenografico, volto a rassicurare un’opinione pubblica anestetizzata. Il pezzo si interroga sull’effettiva capacità dell’Occidente di affrontare le grandi trasformazioni geopolitiche contemporanee, e sulla volontà di perpetuare un’immagine eroica e liberale ormai in frantumi. In questo contesto, il mainstream mediatico viene raffigurato come un “zibaldone” grottesco, fatto di stereotipi, allusioni pseudo-democratiche e narrazioni accomodanti che occultano l’immobilismo del potere. Una critica tagliente al vuoto di pensiero dominante, che preferisce travestire la paura da strategia e la finzione da realtà. (Fonte Redazionale)


Non posso credere che esistano babbei di tale forza da dire che Trump ha portato la pace. Si legge anche questo nello zibaldone mediatico che viene fornito alla plebe e che rimescola gli ingredienti di una vita: dall’onnipotenza dell’America, alle fumisterie sull’Islam e al terrorismo che è invece un prodotto occidentale con tanto di bollino Dop, ai richiami ormai blasfemi alla democrazia e alla libertà, per arrivare alle amene politiche multiculturali che non vanno oltre il velo e l’abbigliamento femminile, tipico dello pseudo femminismo couture. Insomma il vecchio mondo sguazza nella sua acqua sporca, ma si tratta di una completa mistificazione, tanto più necessaria quanto più dalla realtà emerge e grida una svolta epocale. Il falso bombardamento statunitense su impianti già abbandonati, racconta altre cose, racconta la paura degli Usa, la difficoltà ad abbandonare il quadro di riferimento del dopoguerra, il vorrei ma non posso che abbiamo già visto in Ucraina. E che si trasforma in farsa.

Se non bastassero le foto satellitari, il fatto che gli impianti colpiti fossero già stati abbandonati (la foto in apertura si riferisce allo sgombero dell’impianto di Fordow due giorni prima del bombardamento) o che le centrifughe di arricchimento dell’uranio siano a centinaia di metri sottoterra, basta leggere cosa scrive l’informazione israeliana: “L’impianto nucleare iraniano di Fordow può essere distrutto solo dall’interno. Basta con illusioni e fantasie. Si può fare solo dall’interno, o con centinaia di bombe sganciate una dopo l’altra. La cosa preoccupante è questa: ci siamo prefissati l’obiettivo di smantellare il programma nucleare iraniano, ma non ci siamo riusciti. L’Iran possiede ancora uranio arricchito e possiede ancora impianti chiave attivi”D’accordo questi non possono in nessun caso cessare di fare le vittime per poter essere carnefici senza pagare dazio. Ma la Cnn, citando le valutazioni dei servizi statunitensi, riferisce: “Tutti e tre gli impianti nucleari iraniani presi di mira dagli attacchi statunitensi sono rimasti pienamente operativi, l’uranio arricchito non è stato distrutto, le centrifughe sono rimaste intatte, i siti segreti non sono stati nemmeno toccati”.

Insomma, si è trattato di una commedia messa in piedi per una semplice ragione: Israele non può competere con l’Iran a meno di non usare il proprio arsenale nucleare che ufficialmente non esiste. Perciò si doveva ad ogni costo fermare il duello missilistico prima che Tel Aviv soccombesse. Il prezzo di una falsa vittoria e reale sconfitta è stato enorme: da una parte è risultato chiaro che gli Usa non ci pensano nemmeno ad una guerra seria con Teheran che potrebbe infliggere danni gravissimi alle forze americane, che insomma sono forti con i deboli, ma deboli con i forti, dall’altra è venuto alla luce il ruolo tutt’altro che neutrale dell’Aiea, la quale ha lavorato per gli Usa e per Israele, arrivando a  segnalare al Mossad i nomi degli scienziati iraniani da colpire e uccidere, producendo per di più report ambigui che hanno giustificato l’azione. Nessuno si fiderà più di questi pagliacci al servizio dell’Occidente. Ma la cosa più importante, emersa con una chiarezza lampante, è che se hai la bomba sarai rispettato nel consesso internazionale, se non ce l’hai sei a rischio che qualcuno ti bombardi perché non la devi avere. La disponibilità dell’Iran alla diplomazia sul nucleare civile ha portato a tutto questo. Se avesse avuto un armamento nucleare nessuno si sarebbe sognato di toccarlo. Così da adesso in poi tutti lavoreranno clandestinamente per poter avere un arsenale nucleare, anche minimo da poterlo opporre ai gangster occidentali.

Gli unici che sembrano ancora non aver compreso il significato della vicenda sono gli europei, ormai addetti al cambio lenzuola e alle colazioni in camera. Mark Rutte, recandosi al vertice della Nato ha inviato a Trump un messaggio così servile e così stupido che rimarrà negli annali: “Signor Presidente, caro Donald, congratulazioni e grazie per la sua azione decisa in Iran: è stata davvero straordinaria e qualcosa che nessun altro avrebbe osato fare. Ci rende tutti più sicuri”. Sì, certo adesso possiamo essere sicuri che questo Rutte è un cretino con i fiocchi, degno degli sciocchi che gongolano per la “vittoria” americana e israeliana.

Redazione

 

 

 

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