”L’Italia è già una presenza culturale di terz’ordine
DOPO IL NULLA COSMICO AL SUO SALONE DEL LIBRO
Lagioia scopre la mancanza di idee della cultura italiana
L’orologio rotto di Nicola Lagioia ha segnato l’ora giusta. E l’ex direttore del Salone del libro di Torino ha scoperto “la mancanza di idee, di progettualità, di investimenti in cui i governi di ogni ordine e grado si sono distinti negli ultimi anni” … “col conseguente pericolo che l’Italia diventi una provincia delle arti, una presenza culturale di terz’ordine”.
Tutto giusto. Quasi tutto giusto. Perché l’Italia è già una presenza culturale di terz’ordine e soprattutto perché proprio lui, Nicola Lagioia, ha ampiamente contribuito a questo risultato con la sua gestione del Salone del libro. Quale sarebbe stata la sua progettualità? La sua grande quantità e qualità di idee? L’aver espulso dal Salone una casa editrice non politicamente corretta? L’aver permesso ad un gruppo di faziosi di impedire la presentazione di un libro non approvato dal collettivo della gauche caviar? L’aver invitato i compagnucci della parrocchietta di ogni parte del mondo lasciando pochissimi spazi ai non allineati?
Ovviamente senza un briciolo di autocritica.
Perlomeno la critica di oggi è corretta nella parte che riguarda la politica attuale. Ed è falsa se riferita al passato. Perché è verissimo che i politici che si stanno occupando di cultura sono spesso vittime dei rispettivi partiti a livello locale. Perché assessori, dirigenti e funzionari vorrebbero occuparsi di altro e accettano la cultura come obbligo. Ma non è sempre stato così. La cultura, basti pensare al PCI del dopoguerra, ha rappresentato il grimaldello per occupare ogni ganglio vitale del Paese. Anche attraverso litigi furibondi, a volte. Ma il risultato è stato raggiunto. Con passione, determinazione, tanto denaro e tante promozioni.
Ecco cosa accadde 20 anni fa, quando Nicola Lagioia utilizzò epiteti sessisti riferendosi a Melissa Panarello, all’epoca una giovane scrittrice in rampa di lancio dopo la pubblicazione del suo primo romanzo autobiografico “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”.
Quella frase è stata scritta e detta e questo non può essere smentito dalla storia. Parole che hanno l’amaro sapore del sessismo e della volgarità:
“Con lei c’è una sola cosa da fare. La prendi. La metti a novanta appoggiata a un tavolo. Poi prendi Lolita di Nabokov. Strappi le pagine. Gliele infili una per una nel culo. Dopo un po’, per osmosi, qualcosa assimila per forza”.
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Magari, in termini di risultati culturali, si è precipitati in terza fila. Perché i grandi nomi, finito il battage, si sono rivelati poca cosa. I grandi scrittori non erano così grandi, i grandi pittori erano imbrattatele, i grandi pensatori erano accattoni livorosi. Però non si può parlare di indifferenza.
E lo stesso vale per il futuro. Sta arrivando una generazione di nuovi politici che hanno capito l’importanza della cultura. Ciò non garantisce sulla qualità delle scelte, ovviamente. Perché la paura è un ostacolo difficile da superare. Ma almeno si sarà lasciata alle spalle la stagione di chi si occupa di cultura senza aver mai letto un libro, visto una mostra, partecipato ad un confronto di idee.