I Fratelli Karamazov. L’apice della scrittura di Fëodor Dostoevskij

 

DOSTOEVSKIJ E PINOCCHIO

Dimitri: Cosa devo fare per guadagnarmi la salvezza?
Stavrov: soprattutto non mentire mai a te stesso.

I Fratelli Karamazov. L’apice della scrittura di Fëodor Dostoevskij. E uno dei più grandi romanzi mai scritti. Il tessuto della narrazione – complesso e intricato come solo la letteratura e, in fondo, l’anima russa possono essere – viene continuamente intersecato da meditazioni, ragionamenti, dialoghi…spesso veri e propri aforismi. Una “sapienza folgorante”, non una filosofia sistemica. Qualcosa che avvicina Dostoevskij a Nietzsche più di chiunque altro. Due maestri del tormento e dell’inquietudine. Due maestri di questa nostra modernità angosciante.

Fëodor Dostoevskij

E il cuore di questo, appunto fulmineo, dialogo, è rappresentato dalla menzogna. Non, però, dal normale mentire. O, semplificando, dal dire bugie. Che è condizione comune, quasi obbligata, dell’esistenza ordinaria. Una necessità, in molti casi. Come dimostra Torquato Accetto nel suo “Libro della dissimulazione onesta”. Manuale di comportamento per il corteggiano del ‘600. Come sopravvivere fra Riforma e Controriforma, Assolutismi e Inquisizioni… dissimulando il proprio pensiero. Quindi mentendo. Ma restando, in fondo, onesto. Mantenendo una sorta di dignità. Cosa che quei cortigiani, oggi tanto disprezzati, sapevano fare. Ed essere. Mentre, oggi…lasciamo perdere, che parlare di dignità diventa farsa. E farsa triste.

Comunque, una cosa è mentire agli altri. Per sopravvivenza, o anche per interesse. Altra, molto diversa, mentire a se stessi. Mi torna, sempre, in mente un passo evangelico. Matteo 12,31. Suona più o meno così: verranno perdonati i peccati contro il Padre, contro il Figlio, ma non quelli contro lo Spirito Santo.
Ora io non sono un teologo, né un esegeta. Ma lo Spirito Santo è lo Spirito di Verità. Ed è importante ricordarlo. Perché tu puoi mentire agli altri uomini. E provare a mentire persino a Dio. Ma a te stesso no. A te stesso non puoi mentire. E soprattutto non devi. Perché l’autoinganno è qualcosa che, se protratto, corrompe in profondità la tua anima. Ti porta in un tunnel senza uscita. Prigioniero delle tue stesse menzogne. E condannato a vivere nell’inferno della menzogna.
Un inferno in cui tutto si deteriora. E le tue qualità positive vengono progressivamente annichilite. Non resta che miseria morale e squallore. Che tu cerchi di giustificare e abbellire. Quando te ne accorgi è, in genere, troppo tardi. Hai ormai tradito te stesso. Sulla scia di Dostoevskij, Aleksandr Solzhenitsyn ha scritto uno dei suoi saggi più intensi. “Vivere senza menzogna”. Una sorta di manuale pratico, come un libretto di esercizi spirituali, per contrastare la menzogna. Quella che entra in noi da fuori. Come coercizione sociale, a volte. Spesso per convenienza, per desiderio di quieto vivere. Per non soffrire. In sostanza, per paura. Che di ogni menzogna è la causa prima.
Un manuale per combattere. Perché la vita è lotta. Agone. Se vogliamo una lunga agonia. Per contrastare la paura, e per non cadere succubi delle nostre stesse menzogne. Che profanano e insozzano quanto, in noi, vi è di giusto, di nobile… di bello.

Alla fine, mi torna in mente Pinocchio. Che diventa bambino, quindi davvero vivo, quando smette di dire bugie. E il suo naso non si allunga più. Finalmente è uomo. Non più burattino.
Quanti nasi che si dovrebbero allungare oggi… quanti burattini, mossi da fili invisibili, o meglio da fili che non vogliono vedere, nella vita pubblica, come in quella privata.
Teatro dei burattini, questa nostra “storia”. Non vedo, però, un Mangiafuoco, dal volto feroce, ma dal cuore generoso. E i grilli saggi sono stati schiacciati da tempo. Solo quelli saggi… purtroppo.
Le fate turchine o sono in pensione, o sono finite a fare ben altri mestieri. Gatti e Volpi si sprecano…

Le bugie, sempre tradite dal “naso”, spingono un po’ alla volta Pinocchio a cambiare. A crescere. A svincolarsi dai fili, a non essere più un burattino. Ma erano, le sue, bugie dette agli altri. Non mentiva a se stesso. E il naso ne era la riprova.
I Burattini di oggi sono immersi nelle loro stesse menzogne. Ne sono posseduti. E non hanno più speranza alcuna di vita autentica.

Andrea Marcigliano

 

 

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