Un atteggiamento estremamente bellicoso

Mosca, La cattedrale di San Basilio

ECONOMIE DI GUERRA

di Andrea Marcigliano


Il Messaggero” lancia, in prima pagina, la notizia che l’economia russa vivrebbe un periodo di difficoltà. Essenzialmente dovuto alla situazione di, perdurante, conflitto in Ucraina

E la soddisfazione, con cui questa notizia viene data, è palese. Affatto mascherata.

Insomma, i russi stanno pagando molto caro il loro imperialismo. E questo lascia intravedere un prossimo crollo di Mosca, e, ovviamente, soprattutto di Putin. Ormai divenuto, in certa stampa e media occidentali, il mostro che questa guerra ha voluto. E che continua a volere.

Dopoché si potrà tornare alla pace e agli affari. Possibilmente con un nuovo governo a Mosca disposto a cedere territori, a farsi ridurre, di fatto, al vecchio principato della Moscova. A non contare più nulla sul piano internazionale.

Fantasie. Sogni, e sogni drogati. Che non tengono assolutamente conto della realtà. E della sua, spietata, evidenza.

La Russia ha, è vero, direzionato verso lo sforzo bellico una parte estremamente consistente, circa un terzo, della sua economia. E vi è stata, di fatto, costretta, se non voleva venire ridotta, in rapida progressione, ad un insignificante principato eurasiatico.

La scelta è stata, al contempo, obbligata e realistica. L’élite russa, non il solo Putin, ha dovuto prendere atto delle intenzioni dell’Occidente, ovvero di certi poteri che controllano ancora oggi Washington e subalterni alleati. E reagire prima che fosse troppo tardi.

Reazione che, per altro, non le è risultata particolarmente difficile. Visto che la Russia continua ad essere, in primo luogo, un esportatore di materie prime – gas e non solo – ed in secondo luogo una grande potenza militare. Che ha sempre destinato alla sua difesa e controllo del territorio una quota importante delle proprie finanze.

Gli anni, folli e dissipati, di Eltsin fanno, naturalmente eccezione. Ma, appunto, come tale vanno letti. Una eccezione. Una parentesi. Illudersi che quella di Eltsin, ridotta in miseria e impotente, fosse la vera Russia è una, madornale, sciocchezza. Che non tiene alcun conto della storia. E si nutre di malsane illusioni.

La vera Russia, quella che si richiama all’Impero dei Soviet e, prima e più ancora, a quello degli Zar, è tutt’altra cosa. È quella che sta, ormai prepotentemente, emergendo sotto la guida di Putin, ma che non può essere, semplicisticamente, ridotta ad un solo uomo.

Piuttosto, è guidata da una élite più variegata e composita di quanto si possa, comunemente, credere. E tuttavia nessuna componente di questa élite ci può fare dormire sonni tranquilli.

Perché i più moderati al suo interno sono coloro che considerano inevitabile lo scontro frontale con l’Occidente. Ma pensano che questo possa venire procrastinato ancora abbastanza a lungo, alternando azione politica e interventi militari.

Gli altri, invece, ritengono più semplicemente che la guerra sia inevitabile. Qui ed ora.

Tuttavia, invece che gioire per questa, supposta, svolta bellicista che dovrebbe mettere Mosca in difficoltà, i nostri grandi Media dovrebbero rovesciare la prospettiva. E chiedersi se noi occidentali siamo pronti alla guerra. Una guerra che continuiamo a far di tutto per provocare, favorendo i deliri di un guitto come Zelensky, ed inasprendo ciò che ancora resta – in verità molto poco – delle relazioni economiche con Mosca.

Un atteggiamento estremamente bellicoso. Cui, però, non corrisponde un’adeguata forza militare. Anzi, senza l’ombrello americano, la forza della UE e della stessa NATO, appare risibile. E i russi lo sanno bene. Molto, troppo bene.

Soprattutto ora, che sta per arrivare Trump.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

 «ADDIO EUROPA?»

L’Europa non unisce più, ma incatena i popoli …