L’attentato di San Pietroburgo. Un reporter russo originario del Donbass assassinato

ELOGIO DEL… TERRORISTA


L’attentato di San Pietroburgo. Un reporter russo originario del Donbass assassinato. Con una bomba. Esattamente come è accaduto mesi fa a Darya Dughina. La figlia del filosofo eurasista Alexander Dugin. Anche lei scrittrice e giornalista. Una bomba. E lei che bruciava viva nell’auto. Sotto gli occhi del padre.

Orrore ordinario, purtroppo. Della guerra e, in questi particolari casi, di quel tipo di guerra sporca che è il terrorismo. Che colpisce a tradimento obiettivi inermi.

Ne sappiamo qualcosa nella nostra storia. E, soprattutto, in Europa l’abbiamo dovuto subire, e sperimentare, in anni recenti. La stagione del terrorismo islamista è ancora fresca nella memoria.

Tuttavia, questa volta vi sono almeno due differenze. Differenze, più che notevoli, macroscopiche. E stupisce che i Media del, libero e democratico, Occidente non ne prendano atto. Anzi….

In primo luogo, qui non ci troviamo di fronte ad una organizzazione clandestina, a dei ribelli privi di una vera struttura militare, che agiscono con gli unici strumenti a loro disposizione contro quello che ritengono il nemico. Ovvero con attentati, per lo più militarmente inutili. Ma che cercano di colpire il morale, seminando il terrore. Lo strumento dei Palestinesi contro Israele, ad esempio. Che si giustificava col fatto che chi non possiede aerei e carri armati, non può che usare il terrorismo…

In fondo anche Al Qaeda e i gruppi islamisti radicali adducevano queste ragioni. Una logica distorta. Ma pur sempre una logica.

Ma qui siamo di fronte a due Stati in guerra. Con eserciti, aviazione e quant’altro…

Non mi venite a parlare di sproporzione di forze. Il mito di Davide contro Golia qui non calza. L’Ucraina ha un esercito potente, preparato da anni allo scontro con la Russia. E gode di un incredibile apporto di armi, tecnologie e, probabilmente, anche uomini (i cosiddetti volontari) da tutti i paesi NATO.

L’area del conflitto è, per ora limitata, alla regione del Donbass e limitrofe. Ma a chiunque non abbia gli occhi foderati di salame, è evidente che siamo di fronte ad uno scontro tra la Russia e la stessa NATO nel suo complesso. Il primo atto soltanto, con ogni probabilità.

E, se vogliamo ricordare tutte le Convenzioni internazionali, da Ginevra in poi, nella Guerra tra due Stati sovrani il terrorismo non è ammesso né ammissibile. È crimine di guerra.

Non ha nulla da dire il Tribunale dell’Aja?

Tatarsky

Per di più vengono colpiti civili inermi. Neppure esponenti politici. Privi di ogni scorta e protezione. Vengono colpiti intellettuali, rei di rappresentare a livello culturale la parte, e le ragioni, della Russia. L’esultanza dei vertici di Kiev alla morte della Dugina ieri, e di Tatarskyoggi è una conferma del coinvolgimento, diretto o indiretto, della SBU (i servizi di sicurezza ucraini) in queste operazioni.

E questo lo hanno capito anche i sassi.

La seconda differenza, ancora più macroscopica, è data dai Media, stampa e televisioni, occidentali. Che, sino a ieri, erano sempre pronti a stigmatizzare come barbarie gli atti terroristici… tanto per fare un solo esempio, vi ricordate di Charlie Hebdo?

Oggi, invece, quando non esultano per la morte di quelli che, a tutti gli effetti, dovrebbero considerare “colleghi”, i nostri giornalisti e intellettuali liquidano tutto con un’alzata di spalle… in fondo, quelli lì, se la sono cercata…

E abbiamo visto su grandi giornali italiani sottotitoli vergognosi come “Duro colpo a Putin” … come se uccidere a tradimento un giornalista possa, in qualche misura, incidere sugli esiti della guerra.

O anche bollare Tatarsky, che era un russo del Donbass, come un traditore della Ucraina… e quindi l’attentato sarebbe stato un semplice atto di giustizia…

Qualche commentatore sui Social – quindi non a libro paga del potere – ha fatto notare che, secondo questa logica, Cesare Battisti e Guglielmo Oberdan, in quanto sudditi austriaci, erano traditori. E quindi meritavano di essere impiccati…

A margine, aggiungo sottovoce, che i due patrioti italiani vennero condannati dopo un regolare processo. Non assassinati con una bomba. L’Imperial Regio Governo aveva ancora un senso della forma. E della dignità.

Dugina e Tatarsky

L’unica conclusione che posso trarre da queste osservazioni è che il, cosiddetto, Mondo Occidentale, Italia compresa, ha perso (se pure mai lo ha avuto) ogni titolo a rivendicare una qualsivoglia superiorità morale nei confronti di altri sistemi politici e culture diverse.

Esultare o giustificare gli attentati contro la Dugina e Tatarsky, ci mette allo stesso livello dei tagliagole dell’Isis. Anzi, forse ad un livello ancora più infimo.

Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

 

 

 

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