La gauche caviar del giornalismo italiano si lancia

ERAVAMO 4 AMICI A LA 7 PER SPIEGARE LA SINISTRA

ALLA GAUCHE CAVIAR AMERICANA


La gauche caviar del giornalismo italiano si lancia, su La 7, in un’analisi della situazione politica statunitense e indica a RimbanBiden la strada da percorrere per evitare il ritorno dell’orco Trump. Ma, soprattutto, la lezione tenuta da Rampini – con la partecipazione di Di Bella e Veltroni – è rivolta agli elettori yankee che devono sapersi accontentare e mettere da parte le pretese ideologiche. Insomma, la sinistra Usa, in particolar modo quella giovane, deve rinunciare a fare la sinistra e deve adeguarsi agli interessi degli oligarchi.

 

 

 

 

 

Basta con i nostalgici degli hippy, dei figli dei fiori, dei pacifisti. E, soprattutto, basta con la condanna dei massacri israeliani a Gaza. È questo il tema su cui insiste il trio meraviglia del giornalismo progressista italiano. Di Bella attacca le proteste contro la macelleria israeliana sostenendo, tanto per cambiare, che i contestatori sono antisemiti. Fingendo, ovviamente, di non sapere che gli arabi sono semiti esattamente come gli ebrei.

Non a caso la posizione dei tre compagni in redazione è la medesima del Tg5 di Mimun, impegnatissimo a sostenere Biden.

Una posizione che li porta ad attaccare, pesantemente, Robert Kennedy junior che da ex democratico si candida come indipendente e, secondo loro, porterà via più voti a Biden che a Trump anche se, sotto alcuni aspetti, l’erede dei Kennedy appare più vicino ai repubblicani. Si nota, in questa offensiva contro Kennedy, tutto l’astio dei tre anziani che rimpiangono il vecchio Bob, lui sì che avrebbe cambiato il mondo nel modo giusto.

Un mondo che, tuttavia, deve essere cambiato anche adesso da Biden. Frenando l’immigrazione, mettendo fine alla tolleranza nei confronti della criminalità di strada, magari anche mandando in soffitta il delirio woke. Perché i progressisti della East Cost, e anche quelli di San Francisco, si sono stancati di sopportare le baby gang, i soprusi, le violenze, gli assalti ai supermercati. E i nuovi immigrati tout court. In pratica le ricette di Trump e Kennedy.

La differenza, sostanziale, la fa la politica estera. Per il trio meraviglia, gli Usa devono continuare ad essere i padroni ed i gendarmi del mondo, esportando la democrazia con missili e bombe. Provocando e sostenendo nuove guerre. Mentre Trump e Kennedy pensano più agli Usa impegnati a farsi gli affari propri, a risolvere i problemi della propria gente invece di andare a dettar legge in casa d’altri.

Tre Americani rossi

Per fortuna di Rampini e compagni, compreso Augias, Kennedy ha il programma migliore ma nessuna chance di successo. Perché la sua, indubbiamente, sarebbe un’altra America. In grado di avere un ruolo di prestigio in un mondo multipolare. Ma che, proprio per questo, non piace agli oligarchi che muovono i fili a Washington.

Andrea Marcigliano
Augusto Grandi

 

 

 

 

 

Carica ulteriori articoli correlati
Carica altro Augusto Grandi
Carica altro DIBATTITI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«EUROPA SENZA FUTURO. SE NE ACCORGE ANCHE DRAGHI CHE È UNO DEI RESPONSABILI»

Servilismo imbarazzante del giornalismo italiano …