Credevo sarei diventata grande tutta d’un colpo, quella notte…

ERO UNA MALACARNE, UN CASTIGO DI DIO

«La Malacarne» di Beatrice Salvioni

Narrativa Italiana

di Serena Votano


È dal 1936 che Francesca e Maddalena non hanno più notizie l’una dell’altra, dalla morte di Tiziano Colombo, responsabile di aver sedotto e abbandonato la sorella di Maddalena e di tentata violenza su Francesca. Sono passati anni e le due protagoniste sono diventate donne che devono districarsi in forme diverse di patriarcato per guadagnarsi un briciolo di libertà, nell’Italia fascista che si consuma nell’attesa della fine della guerra.

Beatrice Salvioni, già autrice del successo editoriale La Malnata (Einaudi2023), torna in libreria con il sequel La Malacarne. Siamo ancora lì, a Monza, ma qualcosa è cambiato: non ci si fa più i bagni nel Lambro, la compagnia di malnati è cresciuta e ognuno ha imboccato la propria strada, la madre di Francesca ha ottenuto l’annullamento del matrimonio, si accompagna a un podestà. La madre di Maddalena, invece, ha rinnegato la figlia e segue la sorella che ha sposato un primario dell’alta società. E la Malnata? È stata rinchiusa nel manicomio di Mombello e da allora Francesca non ha più saputo nulla.

Questo romanzo inizia proprio nel momento in cui Francesca scopre che le numerose lettere che negli anni le ha scritto non sono mai state spedite dal padre. Scoperto l’inganno, decide di scappare dalla casa del padre e cerca rifugio da Noè Tresoldi. Indossa soltanto una sottoveste quando si presenta a casa dell’amico, è furibonda e stringe a sé la cappelliera in cui ha ritrovato le lettere.

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Francesca ha ereditato dall’amica il carattere indomabile e ribelle, la voce di lei non ha mai lasciato i suoi pensieri. Scegliendo di scappare dalla famiglia a sedici anni e di vivere dall’amico, Francesca è diventata agli occhio della piccola città una Malacarne segnata dal peccato.

Le maldicenze dei concittadini erano prevedibili, ma Francesca non se ne cura e impara ad andare in bicicletta, aiuta Noè con il piccolo negozio ereditato dal padre. Cerca di avere notizie di Maddalena, ma solo grazie a Matteo – l’amico malnato che era partito per la guerra di Spagna con il fazzoletto rosso al collo ed era tornato mutilato e pronto ad accettare dai fascisti un posto in Comune – riuscirà a riabbracciare l’amica.

Maddalena esce dal manicomio e la ritroviamo sempre indomita ma spezzata: è tutta «fame e rabbia, con gli occhi ancora più larghi e scuri», i capelli sporchi e legati con uno spago. Ha uno sguardo diverso.

Poco alla volta le due ragazze recuperano le vecchie abitudini, ma gli anni in manicomio hanno lasciato una ferita profonda in Maddalena. Lei sostiene di non aver subito maltrattamenti e Francesca, nonostante riconosca che è una bugia, ha paura di sapere. Attraverso di loro, viviamo il terrore, la frustrazione che porta dentro di sé chi sceglie di ribellarsi. Il loro è rapporto viscerale, le due ragazze si salvano a vicenda sopravvivendo a violenza, sessismo, ingiustizie, un’attrazione reciproca che non potrà mai sbocciare davvero. Nell’Italia fascista si è sempre di proprietà di un uomo, prima del padre prima e dopo del marito. Le due amiche adesso devono fare i conti con il peso del passato e le nuove ferite del presente.

È per questo che Francesca non ha scampo. Affinché non venga denunciato come suo rapitore, Francesca deve sposare Noè pur senza amore ma la guerra irrompe nel romanzo il fascismo, la distruzione e la povertà del tempo, la fame, l’orrore delle persecuzioni razziali e dell’occupazione nazista.

Le due amiche scelgono di stare al lati opposti della Storia, si perdono di vista ma mai davvero, Maddalena veglia da lontano l’amica che si unisce alla lotta partigiana, mentre lei diventa l’amante di un pezzo grosso del fascismo monzese. Ancora una volta i ruoli si invertono.

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Indocili e ribelli, per tutta la vita

Le piccole ribellioni adolescenziali lasciano il posto alla vita adulta di chi non si accontenta ma lotta per il proprio sogno. Con un ritmo serrato, che trattiene il lettore alle pagine del romanzo, Salvioni tratteggia la condizione femminile di moltissime donne del tempo senza scampo.

Una donna da sé non può costruire uno spazio di libertà. Come profetizza Maddalena, anche quel briciolo guadagnato durante la guerra prima o poi verrà loro tolto. Una premonizione, ma non una maledizione, che lascia il lettore con un finale aperto che ha il retrogusto di un terzo romanzo.

Sebbene la voce di alcuni personaggi nei dialoghi risulti di un livello troppo alto, è difficile non entrare in empatia con il carattere e le stranezze di ognuno di loro. La prosa è intensa, l’autrice padroneggia lo stile popolare e “classico”. Con penna esperta racconta una pagina di Storia che sembra prendere incredibilmente vita sotto i nostri occhi.

Un romanzo dedicato a chi nell’ultimo anno ha ripensato spesso alla Malnata, La Malacarne (acquista) incarna una ribellione meno folle ma allo stesso modo istintiva, salvifica. Essere donna non è più una colpa, alcuni timori abitano ancora il corpo delle due amiche geniali. La ferocia femminile è adesso un incoraggiamento alla resistenza e alla difesa della propria identità. Consigliato a chi crescendo ha imparato a non lasciarsi incastrare in ruoli imposti, a mutare difendendo il proprio istinto di malacarne.

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Serena Votano

 

 

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