Eros è forza che da sempre muove le azioni umane

Emil Schildt – Eros e Thanatos

EROS. DESIDERIO DEL BELLO, DEL BENE E DELLA CONOSCENZA


Il trasporto erotico dovrebbe essere riscoperto in particolare durante l’atto conoscitivo, nella meraviglia che scaturisce dal nostro relazionarci con i fenomeni e che, per via di un sistema educativo poco efficiente, viene talvolta repressa. Riscoprire un’erotica dell’educazione, della quale Socrate è emblema, significa assicurare ai giovani un confronto critico con il vasto ambito del sapere. Un confronto che permetta lo sviluppo di quella serie di valori morali che inciderebbero positivamente all’interno di una società disattenta e poco abile a comprendere quale sia realmente quella forza propulsiva in grado di garantire il progresso.

Antonio Canova, Amore e Psiche. (1787-1793). Louvre, Parigi

Eros è forza che da sempre muove le azioni umane e della quale siamo pervasi durante il corso della nostra esistenza: nelle nostre relazioni, nei nostri obiettivi, nell’atto conoscitivo che ci pone in contatto con la realtà circostante.

Le delucidazioni che ci vengono offerte da Platone, attraverso Socrate, nel Simposio, hanno permesso di comprendere il grande ruolo che questo demone ricopre, secondo il filosofo, nella vita umana. Egli ci permette, inoltre, di cogliere una concezione dell’eros molto più ampia rispetto a quella del senso comune.

Si tratta di una concezione fondata su quella che è la funzione sintetica-mediatrice dell’Eros, dimostrata dalla natura stessa del desiderio, che tende sempre verso ciò di cui si è privi, e che ha come fine ultimo il raggiungimento dell’immortalità, bene assoluto per sempre, possibile attraverso la procreazione nel bello che abita sia i corpi che le anime. Si tratta di un desiderio dimostrato non soltanto dalla procreazione – perciò dall’aspirazione dell’uomo di lasciare qualcosa di sé in ciò che ad egli è più simile, ovvero nel figlio, biologico o spirituale che sia – ma soprattutto, attraverso la contemplazione della bellezza nelle sue varie esplicazioni. 

La rivelazione della scala d’amore da parte di Diotima, sacerdotessa di Mantinea che ha iniziato Socrate alle questioni amorose, ci offre una straordinaria chiarezza su quello che è il fine ultimo dell’esistenza, ovvero la necessità dell’anima di pervenire alle Idee.

Socrate con un discepolo e Diotima, (prima del 1810), olio, tela, 121,5 x 173,5 cm, Galleria Nazionale della Slovenia, Lubiana

Partendo dalla contemplazione del bello che abita i corpi, ci muoviamo così dall’umano al divino, dal mortale all’immortale, dall’essere in divenire del mondo sensibile all’essere eterno del mondo ideale. Si tratta di un processo dialettico che oltre a mostrare una gerarchia del bello, permette all’uomo di dirigersi verso l’intelligibile proprio in funzione della caratteristica più importante del Bello: quella di essere tra gli intelligibili, l’unica accessibile ai sensi. Guidato da Eros, l’uomo riesce ad ammirare il Bello, che è lo splendore del Bene.

La tradizione indiretta, ci ricorda come Platone facesse coincidere all’Uno il Bene e alla Diade (coppia, dualità) la causa del male, ovvero «della differenza, della molteplicità, dell’abbassamento di grado e del negativo in senso paradigmatico» (G. Reale, Autotestimonianze e rimandi dei dialoghi di Platone alle “dottrine non scritte”). L’Uno e la Diade sono i due principi originari che stanno al di sopra del mondo degli intelligibili e dalla cui sintesi è prodotto l’essere, «misto di unità e molteplicità, di determinazione e indeterminazione, di limitante e illimitato» (ivi). L’Uno, agendo sul molteplice,

«produce ordine e stabilità nell’essere e, quindi, produce anche valore, in quanto ciò che è ordinato, armonioso e stabile è anche buono e bello. Il Bene, è l’Uno stesso, e tutto ciò che dall’Uno deriva.» (G. Reale, Platone. Alla ricerca della sapienza segreta)

Anche il Bene, esattamente come l’Uno, è concepito, nella Repubblica, al di sopra dell’essere e causa fondatrice dell’essere stesso.

Alla luce di quanto detto, possiamo ora comprendere il momento più alto della funzione sintetica-mediatrice dell’Eros: appagare il desiderio dell’Uno e pervenire, attraverso il Bello, al Bene, quel luogo «dove chi giunge potrà ristorarsi del cammino percorso e porre termine al suo viaggiare» (Platone, La Repubblica).

Il trasporto erotico dovrebbe essere riscoperto in particolare durante l’atto conoscitivo, nella meraviglia che scaturisce dal nostro relazionarci con i fenomeni e che, per via di un sistema educativo poco efficiente, viene talvolta repressa. Riscoprire un’erotica dell’educazione, della quale Socrate è emblema, significa assicurare ai giovani un confronto critico con il vasto ambito del sapere. Un confronto che permetta lo sviluppo di quella serie di valori morali che inciderebbero positivamente all’interno di una società disattenta e poco abile a comprendere quale sia realmente quella forza propulsiva in grado di garantire il progresso.

Eros è amante della sapienza e del vero, filosofo ed educatore, alla ricerca del bello e del bene per sempre, che muove le anime degli uomini ad agire nell’ottica di una crescita personale interiore, la quale si riflette nell’azione educativa, dunque in funzione sociale.

Antonio Canova, Amore e psiche (particolare) (1787-93)

L’analogia che intercorre tra l’Eros e la filosofia, analogia che ritroviamo appunto nel Simposio, permette a noi di comprendere quale sia la vera natura di questo grande demone che media tra gli opposti e permette all’uomo, manchevole e bisognoso, di muoversi verso ciò di cui egli stesso è privo e che desidera fortemente.

Così accade per l’uomo ignorante, che avvolto dall’incredibile potenza di Eros, vaga come un’amante alla ricerca della Sapienza. La filosofia è probabilmente la più alta espressione dell’amore e Platone lo dimostra celebrando la grande vittoria di Socrate, il filosofo per eccellenza, nel suo bellissimo dialogo. Si tratta di quella forma di amore disincarnato perfetto, che abbraccia qualsiasi sapere, ponendosi così al di sopra di tutte le altre discipline.

Dalla lettura dei grandi classici della filosofia riceviamo il dono di osservare più attentamente quella che è la dimensione intima dell’uomo, giungendo così fino alle pieghe recondite del suo animo, comprendendone gli aspetti che delineano la sua natura imperfetta, tuttavia perfettibile. Eros, infatti, si muove nel campo della perfettibilità dell’uomo, è l’ambizione di giungere al divino e all’immortalità, è il desiderio costante di accarezzare il sogno della perfezione e ad essa tendere incessantemente.

Davide Sechi

 

 

 

 

 

 

 

 

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