Un’epoca al tramonto, travolta dalla propria velocità
EUROPA, IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI
Il Simplicissimus
Dalla crisi economica alle tensioni geopolitiche, dall’erosione della sovranità alla frammentazione culturale: l’Europa assiste impotente al tramonto dei suoi miti fondativi.
Bisognerebbe ricorrere alla teoria delle catastrofi per descrivere l’accelerazione che ha preso il crollo europeo: al milieu politico fatto di burattini legati a fili che vengono sia da Washington sia dai poteri finanziari in un complicato intreccio, è andata molto peggio delle previsioni già cupe: l’incontro Usa – Russia in Arabia Saudita è stato un successo e sembra aver riallacciato un dialogo che Biden e la sua cricca globalista avevano del tutto cancellato. Insomma, si cominciano ad intavolare ipotesi di trattativa da un punto di vista realistico. Al contrario si è rivelato un totale disastro il vertice di Parigi convocato da Macron per radunare i guerrafondai del continente e soprattutto per fingere un ruolo dell’Europa che di fatto non c’è più da tempo, anche ammesso che esso sia esistito dalla Seconda guerra mondiale in poi a parte quello di essere un pezzo sulla scacchiera che gli Stati Uniti hanno usato come elemento di predominio mondiale. Alla riunione sono stati invitati i rappresentanti di solo otto Paesi che tra l’altro non si sono trovati d’accordo su nulla e se Francia e Gran Bretagna (che tuttavia non fa più parte dell’Ue) volevano mandare uomini in Ucraina, Italia, Spagna, Germania e Polonia hanno detto di no. E per fortuna che non sono stati invitati gli altri perché allora si sarebbe visto che il dissenso rispetto a questa prospettiva bellica è totale.
Era abbastanza prevedibile, ma ciò che hanno cercato di fare i leader di questa ipotetica lega dei volonterosi per la guerra, è stato di buttare fumo negli occhi ai propri cittadini tentando di far credere che la Ue sia ancora un importante attore della scena mondiale, proprio quando si è avuta la clamorosa dimostrazione della sua totale irrilevanza. A questo si deve aggiungere il discredito che sta colpendo sia le istituzioni di Bruxelles sia i garanti dello status quo nei vari Paesi dell’Unione: il Berliner Zeitung, su input di Bloomberg, ha rivelato che l’Ue sta pianificando di spendere la gigantesca cifra di 700 miliardi di euro di denaro pubblico per alimentare la guerra, anzi visto come stanno le cose sul campo, per far continuare un’inutile strage: finché c’è guerra c’è speranza di mantenere il culo al caldo e garantire gli interessi dei burattinai. Non solo: la notizia sarebbe stata rivelata solo dopo lo svolgimento delle elezioni tedesche per non far crollare del tutto i partiti di governo. Delirio bellico, mancanza di trasparenza, distruzione del welfare, censura e finzione di democrazia vengono ampiamente dimostrate, anche senza metterci il carico delle vicende rumene e georgiane Sono ormai la cifra distintiva dell’Ue. È davvero l’ora di dire basta. Per quanto ci riguarda più da vicino, anche se una notevole fetta di quei miliardi verrebbero saccheggiati dalle nostre tasche, c’è la figura peregrina fatta dal massimo rappresentante delle nostre istituzioni, ovvero dal signor Mattarella Sergio che dopo aver detto che la Russia è come il Terzo Reich, naturalmente applaudito dai lotofagi del Pd , è stato sbugiardato dal Web: nell’incontro che ha avuto con Putin nel 2017 lo aveva invitato a fare qualcosa per difendere le popolazioni del Donbass. Ve ne potete accertare qui…e guardate con quanta deferenza trattava il capo del Terzo Reich.
Tutto questo verminaio dimostra che le istituzioni europee sono eterodirette e che rispondono ad altri interessi rispetto al benessere dei cittadini e dei Paesi che ne fanno parte. Se poi a questo aggiungiamo il disastro economico provocato dalla perdita di beni energetici a basso costo della Russia e i dazi americani, non è difficile preconizzare una dissoluzione dell’Ue a cominciare dalla sua ideologia, tutta basata sul governo del mercato e non degli Stati e dei cittadini, di cui Draghi è stato il grande profeta. Peccato che le sue previsioni non si siano realizzate ed egli stesso abbia poi ammesso che la competitività, come correlato oggettivo del Dio mercato, abbia avuto come conseguenza il crollo della domanda (e l’impoverimento delle popolazioni, ma su questo ha glissato). Poiché egli faceva riferimento anche alla competitività fra Paesi dell’Unione, peraltro paradossalmente acuita proprio dalla moneta unica, creata nel modo peggiore possibile, ecco che il modello degli ultimi quarant’anni d’Europa si mostra come fallimentare. Anzi ci dice che a questo punto la sopravvivenza della Ue è concepibile solo in una prospettiva di crescente autoritarismo. Purtroppo, l’Unione così come si presenta istituzionalmente non è tecnicamente riformabile: bisogna prima sciogliere i trattati e poi ricominciare da capo su basi che rifiutino il neoliberismo e i suoi correlati, ovvero la riduzione degli Stati a meri strumenti amministrativi che non consentono una reale partecipazione popolare.
