Europa, trasparenza negata: i messaggi fantasma tra von der Leyen e Pfizer svelano più silenzi che verità.

EUROPA, OVERDOSE DI VON DER LEYEN

Il Simplicissimus

In un’Unione Europea sempre più distante dai suoi cittadini, il caso von der Leyen–Pfizer si trasforma nell’ennesimo cortocircuito tra trasparenza formale e opacità sostanziale. Il pezzo esplora con tono tagliente la vicenda dei messaggi “scomparsi” tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, relativi all’acquisto colossale di 4 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid. Nonostante una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’UE che invita alla chiarezza, tutto fa presagire che la verità resterà sommersa sotto una coltre di ricorsi legali e silenzi strategici. Il pezzo si interroga sul ruolo reale delle istituzioni europee, su chi detiene il potere decisionale e su quanto si sia disposti a sacrificare per salvare le figure apicali. In una narrazione che alterna sarcasmo e denuncia, si evidenzia un’Europa in overdose non solo di comunicati ufficiali, ma di una leadership impermeabile al controllo democratico. (f.d.b.)


Abbiamo finalmente intuito che non conosceremo mai i messaggi intercorsi tra la von der Leyen e il capo della Pfizer Bourla, in merito all’acquisto di 4 miliardi di dosi di vaccini covid (dire contro il covid sarebbe davvero troppo), compito che non riguardava affatto il capo della Commissione e nel quale la signora si è intrufolata a forza.

Nonostante la sentenza della Corte di Giustizia Ue che annulla la decisione della Commissione di non rendere pubblici i messaggi semplicemente perché essi non esistevano o comunque non erano reperibili per ragioni mai chiarite, faccio scommesse sul fatto che tra ricorsi e controricorsi, il testo non verrà mai fuori. Certo i richiedenti – la giornalista Stevi e il New York Times – secondo la Corte hanno presentato una documentazione che dimostra l’esistenza di quei messaggi e di fatto costringe il massimo organo della Ue a spiegare in dettaglio perché essi si siano persi oppure siano stati cancellati non si sa se per errore o per esplicita volontà. Ma questo significa che ci si prepara eventualmente a sacrificare qualche funzionario per salvare la testa della regina.

Lo dimostra il fatto che Ursula non ha perso l’appoggio politico di quella specie di pletorico e inutile simil parlamento di Strasburgo, tanto che i gruppi politici di sostegno se ne sono stati zitti e solo i Verdi hanno dichiarato in maniera infingarda che la von der Leyen non potrà permettersi “un secondo Pfizergate e deve imparare dai propri errori”, il che di fatto costituisce una sbrigativa assoluzione: prometti di non farlo più. Almeno sappiamo con certezza da che parte stanno questi finti ambientalisti e veri guerrafondai. Ovviamente la vicenda è un altro chiodo sulla bara politica di Ursula, ma i messaggi non verranno fuori o comunque solo in minima parte e per una ragione: non è tanto quella di sbugiardare gli affari privati di questa signora delle lacrime, rieletta appena un anno fa a immagine e somiglianza di un costrutto di potere senza più alcun senso, anzi apertamente nefasto, quanto quella di proteggere la narrazione sulla pandemia. Magari due anni fa si poteva pensare che la scomparsa dei messaggi fosse funzionale a nascondere affarucci personali immersi nelle speculazioni dell’industria farmaceutica, ma è molto probabile, se non certo, che nella contrattazione via sms (scripta manent), sia stato anche affrontato l’argomento della pandemia, della sua “organizzazione”, per così dire, e della sua reale natura, per non dire che possano contenere imbarazzanti rivelazioni sull’efficacia dei vaccini, sulla loro messa a punto e sui sistemi per renderli di fatto obbligatori. Non bisogna dimenticare che il marito di Ursula, era al tempo dei fatti direttore medico di Orgenesis Inc., una società che collabora con Pfizer-Biontech ed è direttamente coinvolta nello sviluppo di terapie geniche.

È essenzialmente questo il contenuto segreto che la gente non deve conoscere perché non mette in crisi solo la von der Leyen, ma l’intera governance continentale e l’acqua sporca in cui nuota. Per giunta il fatto stesso che tutta la vicenda nasca da una richiesta di informazioni fatta dal New York Times, testimonia della catastrofe politica e morale europea, visto che da noi nessuno si è alzato per chiedere chiarezza. Possiamo dire che l’Europa è irrilevante in tutto tranne che per la propria ipocrisia. C’è una ragione ulteriore per il fatto che la vicenda sia nata al di là dell’Atlantico: inizialmente la richiesta di informazioni è stata avviata – regnante Biden – come strumento di ricatto per garantire che la presidente della Commissione non si defilasse in nessun modo dalla crociata contro la Russia. Magari la signora non ci pensava nemmeno a sottrarsi ai suoi doveri bellici, ma questa era comunque una polizza di riassicurazione per la Casa Bianca e la sua penna automatica. Adesso con Trump la questione è ritornata in campo per le ragioni esattamente contrarie, ovvero gli ostacoli che la Ue, i suoi sponsor e i suoi lobbisti stanno mettendo sulla strada di una possibile pace che gli Usa vogliono prima che la situazione ucraina precipiti. L’insieme di questi elementi evidenzia il paradosso della costruzione europea che ormai si regge sulla guerra, visto che in nome di essa è stata sacrificata gran parte dell’economia continentale. Finirà trafitta dalla propria stessa spada.

Redazione

 

 

 

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