Gaza è, ormai, alla fame
FAME
Gaza è, ormai, alla fame. Stretta nella morsa dell’esercito israeliano, la popolazione ha carenza di tutto. Soprattutto dei generi di prima necessità. Cibo, e spesso anche acqua.
In particolare, nella sacca di Rafah la situazione è tragica. I camion con gli aiuti alimentari passano il confine egiziano con il contagocce. E, quando arrivano, sono spesso oggetto di attacchi aerei. Che causano veri e propri massacri di civili che si ammassano alla, disperata, ricerca di viveri.
L’ONU si balocca con inutili mozioni che invitano alla tregua umanitaria. Da Bruxelles tante parole… ma solo parole. E queste non riempiono lo stomaco.
Unica iniziativa concreta, i capi di CIA e MOSSAD a Doha. Per trattare, pronubo l’emiro al-Thani, il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas. Unico evento che potrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) aprire la strada ad una tregua.
Osta, però, il fatto che i vecchi capi di Hamas, che vivono agiatamente in Qatar, non sembrano più avere il controllo, non totale per lo meno, delle milizie che operano nella Striscia. Ormai rispondenti ad altri leader, presenti, e sperimentati, sul campo.
Blinken, il Segretario di Stato americano, ha ingiunto all’emiro di espellere i capi politici di Hamas, nel caso che non venisse rispettato un, eventuale, accordo sul rilascio degli ostaggi.
Condizioni ben difficili, come ho appena detto, da rispettare. Doha è molto, troppo lontana da Gaza.
Di fatto, quella cui stiamo assistendo è una guerra d’assedio. Come nel medioevo. Ma di proporzioni immani.
Mettere alla fame due milioni di persone, per costringere alla resa poco più di trentamila miliziani.
È una, precisa, strategia. L’unica, in questo momento, a disposizione dei comandi israeliani per cercare di risolvere una situazione senza altre vie d’uscita.
Appare assurdo. Anacronistico. E terribile. Tuttavia, questa è davvero l’unica strategia che Netanyahu può perseguire per non perdere la guerra.
Una guerra in cui sembra essersi infilato alla cieca. Senza una lucida valutazione di scenari e problemi.
Aveva un’alternativa? Non sono addentro alle secrete stanze di Israele, ma penso, tutto sommato, di sì.
Agire con operazioni del Mossad e dei servizi per decapitare, chirurgicamente, Hamas nella Striscia. Ma Bibi non ama i vertici del Mossad. E non ne è a sua volta amato.
E, poi, trovare un accordo con l’Autorità Palestinese. Liberare Barghouti, e scatenare le sue brigate alla riconquista della Striscia.
Ma questo avrebbe implicato il ritiro del sostegno alle colonie israeliane in Cisgiordania. Impossibile per questo governo.
Così resta solo questo estenuante, terribile assedio. Senza prospettive di rapida soluzione.
A meno che al-Sisi non apra, alle masse di profughi palestinesi, le porte del Sinai.
Opzione anche questa molto difficile. E, soprattutto, estremamente costosa.